

L’Atrahasîs (atra-hasîs, “il sommamente saggio”) è un poema epico in lingua accadica della prima metà del II millennio a. C. (da alcuni datato al XVIII secolo a.C.) di circa 1250 versi, che contiene, con alcuni elementi di novità, una serie di miti tradizionali mesopotamici, quali ad esempio quelli della Creazione e del Diluvio.
Contenuto Atra-Hasis
Il Poema di Atraḫasis si apre con la condizione venuta in essere subito dopo la creazione del cosmo e delle divinità principali (descritta dettagliatamente anche nell’ENUMA ELISH). Il dio del cielo Anu, è salito alla volta celeste, Ea (Enki) è sceso nell’Apsû, il mondo sotterraneo in cui risiedono le acque dolci dell’abisso portatrici di vita, mente Enlil ha tenuto per sé la terra, con tutti gli esseri viventi in essa contenuta. L’Atrahasis ci presenta un panteon delle divinità diviso in due categoria, Gli Annunaki e gli Igigi. Quest’ultimi rappresentano la sesta generazione di divinità e in quanto minori sono subordinati ai loro progenitori. Agli Igigi spetta il lavoro sulla terra, regno del dio il dio Enlil, e dal loro lavoro dipende il sostentamento di tutti gli Anunnaki loro progenitori. Il testo ci dice che Igigi scavano i fiumi Tigri e Eufrate, i due fiumi che rendono fertile tutta la regione della mezza luna e da cui dipendono i frutti dei raccolti.
TAVOLA I
Tavola I (1-26 riga)
1 Quando gli dei erano uomini,
Sottostavano alla corvée, portavano il canestro di lavoro;– il canestro di lavoro degli dei era troppo grande,
il lavoro oltremodo pesante, la fatica enorme ;
5 i grandi Anunnaku, i sette,
avevano imposto la corvée agli Igigi:
Anu, il loro padre, era il re,
il loro mentore era l’eroe Enlil;
il loro maggiordomo era Ninurta,
10 [e] il loro gendarme [En]nugi.
Essi avevano battuto le mani,
avevano gettato le sorti, e così gli dei si erano suddivise le competenze:
Anu era salito in cielo,
[Enlil] aveva preso per sé la terra con gli esseri viventi;
15 [il chiavistello], lo sbarramento del mare,
[essi avevano dato] ad Enki, il principe.
[Quelli di An]u salirono in cielo,
[quelli di Enki] scesero nell’Apsu;
quelli del cielo [ … erano esentati dalla corvée],
20 (mentre) agli Igigi [fu imposto il canestro di lavoro].
[Gli dei iniziarono] a scavare [i fiumi],
[essi aprirono i canali], la vita del paese;
[gli Igigi] scavarono [i fiumi],
[aprirono i canali, la v]ita del paese;
25 [gli dei scavarono]il fiume Tigri,
[e l’Eufrate d]opo.
Gli dèi Igigi lavorano giorno e notte per 2500 anni finché a un certo momento iniziano a rimuginare per il duro lavoro che grava su di loro. Uno di loro (di cui non conosciamo il nome, forse Alla) sprona tutti ad abbandonare il lavoro e a ribellarsi a quella servitù, creando una situazione che per certi versi potrebbe essere definita il primo sciopero della storia. Gli Igigi gettano nel fuoco gli arnesi da lavoro e marciano verso il santuario di Enlil con intenzioni rivoltose.
Tavola I (37-44 riga)
per 2500± anni [gli Igigi] l’enorme
corvée sopportarono giorno e notte;
[Essi (però) mugu]gnavano, rodendosi il fegato,
40 [rimug]inando, mentre scavavano:
“Orsù! al nostro [soprintenden]te, il maggiordomo,vogliamo rivolgerci,
affinché egli ci liberi dalla nostra [pesan]te corvée;
[il signore], il mentore degli dei, l’eroe,
[ors]ù, snidiamolo dalla sua abitazione!”
È passata da poco la mezzanotte quando il santuario del dio Enlil viene circondato dalla protesta degli Igigi. Gli dèi servitori di Enlil, Kalkal e Nusku, osservano preoccupati la scena: il primo chiude la porta del santuario mentre il secondo si decide a svegliare il suo signore avvertendolo del pericolo. Come abbiamo già visto nell’ENUMA ELISH e come vedremo ancora nel seguito di questo racconto gli dèi Anunnaki non vogliono essere disturbati durante il loro riposo. Enlil fa quindi portare le armi e barricare le porte, dopodiché fa convocare Anu ed Enki. Giunti gli altri due Anunnaki, Enlil, sempre incline a soluzioni violente, espone i fatti, domandando agli altri dei se deve provocare la battaglia per sedare la rivolta. Anu con saggezza gli consiglia di inviare il suo servitore Nusku affinché si conoscano le ragioni di tale rivolta.
Tavola I (101-115 riga)
Anu era presente, il re del cielo,
il re dell’Apsu, Ea teneva le orecchie aperte;
(Quando) i grandi Anunnaki furono seduti,
Enlil si alzò, la seduta [fu (dichiarata) ape]rta:
105 Enlil aprì (allora) la sua bocca,
106 così parlò ai [gran]di [dei]:
“Proprio contro di me si stanno rivoltando!
Debbo ora io ingaggiare una battaglia [ ?]
Che cosa non ho visto con i miei propri occhi:
110 la battaglia ha raggiunto la mia porta!”
Anu aprì allora la sua bocca,
così parlò all’eroe Enlil:
“Il motivo per cui gli Igigi
si sono accalcati alla tua porta,
115 vada Nusku ad [accertarlo!]
Nusku si reca dagli Igigi e quest’ultimi rispondono al messo divino che tutti insieme hanno deciso per la ribellione e che la ragione di questa iniziativa risiede nel duro lavoro a loro imposto senza curarsi delle loro condizioni. Nusku torna nel santuario di Enlil e riferisce agli Anunnaki la risposta degli Igigi. Enlil piange e medita di abbandonare la terra e salire in cielo con Anu, restituendo a lui le competenze divine sulla terra. Anu replica che ben comprende le ragioni degli Igigi, troppo grande è la loro fatica, quindi suggerisce di creare un sostituto, l’uomo (Lullû), affinché lavori al posto degli gli Igigi e provveda a sostentamento degli dei.
Tavola I (181-197 riga)
Anu aprì la scca,
così parlò al dio, suo fratello:
“Di quale colpa li possiamo accusare?
185 Oltremodo pesante era il loro lavoro, insopportabile la loro fatica;
o[gni giorn]o la terra [ ] …..
[il lavoro era troppo pe]san[te (e) noi potevamo u]dire il lamento!
[(Ma ora) dobbiamo] ottemperare [ad una incombenza]:
“è presente B[elet-ili, la dea-m]adre;
190 possa la dea-madre partorire creando,
in modo che l’uomo possa portare il canestro di lavoro degli dei”.
Essi convocarono la dea e chiesero
alla dea-madre degli dei, la saggia Mammu:
“Tu sei la dea-madre, creatrice dell’umanità,
195 crea l’uomo primigenio, ché possa portare il giogo;
possa portare il giogo, l’incombenza di Enlil,
possa l’uomo sollevare il canestro di lavoro degli dei”.
Anu fa convocare la dea Mammu (la dea madre) affinché operi questa creazione e fa comunicare la sua decisione agli Igigi, i quali, sentendosi sollevati dalla servitù, esultano. Mammu si rende disponibile alla creazione dell’uomo, ma spiega che senza l’aiuto di Enki/Ea non può procedere. Enki indica in un dio il sacrificio necessario affinché si possa procedere alla creazione del primo uomo: con la carne e il sangue di un dio, impastati con l’argilla, può venire infatti ad essere l’uomo. Gli Anunnaki decidono di sacrificare il dio Wê (il dio Intelligenza, il dio Spirito) la cui carne consentirà all’uomo di possedere l’eṭemmu (lo spirito). Mammu si prepara quindi all’opera di creazione, per questa ragione gli dèi Igigi decidono di indicare Mammu in qualità di “Signora di tutti gli dèi”. Ea/Enki (o Mammu) mescola l’argilla quindi convoca gli Anunnaki e gli Igigi che sputano sopra l’impasto e l’uomo fu creato.
Tavola I (210-226 riga)
210 Con la sua carne e il suo sangue
possa Nintu mescolare l’argilla,
in modo che dio e uomo
siano mescolati insieme nell’argilla.
Che nei tempi futuri noi ascoltiamo il tamburo,
215 grazie alla carne del dio che vi sia l’eøemmu;
che esso venga inculcato al vivente come suo marchio,
un marchio che non deve essere fatto cadere in oblio, l’eøemmu!”
Nell’assemblea essi risposero “si”,
219-220 i grandi Anunnaki,i responsabili dei destini.
Nel primo, settimo e quindicesimo giorno del mese
egli istituì un rito purificatorio, un bagno.
We’e, il dio che ha l’intelligenza,
essi immolarono nell’assemblea.
225 Con la sua carne e il suo sangue
Nintu mescolò l’argilla

L’uomo si prepara ad “essere” e gli verrà assegnato il compito che prima spettava agli dèi Igigi: il pesante lavoro sulla terra. L’uomo a tutti gli effetti è uno schiavo degli dei. Gli uomini costruiscono picconi e zappe e danno avvio al lavoro per cui sono stati creati. Non trascorrono nemmeno 1.200 anni che gli uomini moltiplicatisi producono un gran rumore che disturba nuovamente il sonno di Enlil. Il dio non sopporta il loro clamore e ordina che sia scatenata un’epidemia. Al contempo entra in scena Atraḫasis, un uomo di grande saggezza “Grande Saggio”, che si intrattiene volentieri con il dio Ea/Enki, il quale ricambia ben disposto la sua attenzione. Atraḫasis chiede dunque a Ea/Enki quanto durerà ancora l’epidemia. Ea/Enki, che in tutta la letteratura mesopotamica appare come amico/protettore degli uomini, consiglia ad Atraḫasis di convocare i capi dei villaggi e di dire a loro di non offrire più sacrifici agli dèi, ma solo a Namtar, solo a lui si deve offrire del cibo di modo che, onorato da tali doni, il dio decida di sospendere la peste. In effetti così accade, Namtar confuso da tali adorazioni si decide a sospendere l’epidemia ordinatagli da Enlil.
Tavola I (352-371 riga)
[non erano ancora trascorsi] 1200 anni,
[che il paese si estese a dismisura], gli uomini divennero sempre più numerosi.
Il paese rumoreggiava [come un toro],
355 il dio si inquietò per il [loro frastuono].
[Enlil udì] il loro clamore;
[così parlò] ai grandi dei:
“Il tumulto dell’umanità [mi è diventato insopportabile],
[a causa del loro frastuono]non posso prendere sonno!
360 Date l’ordine affinché vi sia un’epidemia!
361-363 non conservate
Ma egli, [Atramhasis]
365 – il suo dio è Enki – teneva le orecchie [ben aperte].
Egli colloquiava [con il suo dio],
e questi, il suo dio [parlava] con [lui].
Atramhasis [aprì la sua] bocca,
così parlò al [suo signore]:
370 “Fino a quando … [ ];
vogliono essi forse addossarci la malattia fi[no ?”]
TAVOLA II
Ma il “baccano” degli uomini continua, ed Enlil continua a veder disturbato il suo riposo, quindi adirato, ordina la carestia (le successive 30 righe, dal rigo 22, di questa II Tavola, sono andate perdute, ma si possono ricostruire con un frammento, sempre paleobabilonese, rinvenuto a Nippur, oggi conservato al Museo di Istanbul). Si ripete quindi il dialogo tra Enki/Ea e Atraḫasis, questa volta ad essere esclusivamente onorato con le offerte è il dio Adad. Adad, confuso dalle abbondanti offerte, fa piovere sui campi, facendo ritornare abbondati i raccolti.
Tavola II (1-43 riga)
1-12 non conservate (Atrahasis si rivolge agli anziani, riportando i consigli di Enki)
13 “[Gli Anzianial tempo] stabilito
[si riuniscano insieme nella (tua) c]asa a consulto.
15 [Fate sì che] gli araldi [proclamino],
che essi facciano udire la loro vo]ce nel paese:
«Non onorate i vostri dei,
non rivolgete preghiere alla vostra [dea!]
Andate piuttosto [alla porta di] Adad,
20 portate una focaccia [davanti ad essa!]»
Possa [l’offerta di farina] essergli gradita,
cosicché egli possa arrossire di vergogna per il dono / e sollevi la mano”.
Egli di giorno faccia scendere la nebbia,
25 e di notte possa far cadere / furtivamente la rugiada,
cosicché la terra produca di nascosto il doppio”.
Un tempio ad Adad essi costruirono nella città.
Essi diedero l’ordine e gli araldi proclamarono,
30 e questi fecero udire forte la (loro) voce nel paese;
essi non onorarono i loro dei,
essi [non ] rivolsero preghiere alla loro dea,
ma si [recarono] alla porta [di Adad]
e [portarono] una focaccia davanti ad essa.
35 L’offerta di farina gli fu gradita,
ed egli arrossì di vergogna per il dono / e sollevò la mano”.
Egli di giorno fece scendere la nebbia,
40 e di notte fece cadere / furtivamente la rugiada;
[i campi] produssero furtivamente il grano,
[ la fame] non li oppresse;
le loro [sembianze] ritornarono [gradevoli]
Proseguendo mancano alcune righe e anche nel testo di Nippur è difficilmente ricostruire le frasi, tuttavia si capisce che Enlil, dopo il fallimento del primo e del secondo tentativo, è maggiormente determinato a far cessare il baccano degli uomini e decide di inviare nuovamente la carestia. Però, ora, decide di far controllare l’esecuzione del suo ordine da Anu oltre che da Adad e verifica lui stesso gli effetti della siccità, e quindi della carestia, sulla terra. Atraḫasis si dispera per questo nuovo flagello che colpisce la popolazione. Frammenti di queste righe fanno supporre che Enki/Ea ascolti i lamenti del Grande Saggio e in qualche modo fa intervenire Laḫmu (divinità primordiale legata all’acqua e custode delle porte dell’Apsu, dimora di Enki). Ma il tentativo di Ea/Enki questa volta fallisce. La siccità è diffusa su tutta la terra e la piaga della carestia non accenna a terminare. Enki/Ea ritenta (ma non è chiaro come), riuscendo almeno ad attenuare il flagello, coinvolgendo nell’impresa anche altre divinità. Questo fatto fa infuriare Enlil che decide di convocare un’assemblea degli dèi. In questa sede Enlil lamenta la disobbedienza ai suoi ordini, Ea/Enki scoppia a ridere (o si infuria) ed Enlil reagisce prontamente all’affronto stabilendo lo sterminio totale dell’umanità, il Diluvio Universale. Esigendo, al contempo, il giuramento solenne degli dèi affinché ciò si realizzi. Enki/Ea si indigna e chiede per quale ragione debba giurare per sterminare le sue “creature”.
Tavola II (VII 1-47 riga)
1-30 non conservate
[“voi avete imposto] il vostro canestro di lavoro [all’uomo],
(così) [voi] avete regalato il lamento [all’umanità];
voi avete immolato [un dio] assieme [alla sua intelligenza],
(ma ora) voi dovete ….. e [avete il compito di creare il diluvio],
35 è infatti il vostro potere che deve essere usato [contro il vostro popolo!]
Voi eravate d’accordo con [ ] il piano,
ma lo avete stravolto!
Facciamo sì che presti giuramento ….
il principe Enki!”
40 Enki aprì la sua bocca,
così parlò agli dei [suoi fratelli]:
“Perché mi volete far pronunciare un giuramento?
Dovrei forse alzare la mia mano contro la [mia] gent[e]?
Il Diluvio del quale mi avete parlato –
45 Che cosa è? Io [non ne ho idea]!
Potrei forse io generare [un diluvio?]
Questo è opera di Enlil!
TAVOLA lll
Il dio Enki/Ea non non vuole che l’umanità venga sterminata, allora invia un sogno ad Atraḫasis (le righe 3-10 contenenti l’invocazione di Atraḫasis nei confronti di Enki/Ea sono andate perdute). Successivamente l’eroe del Poema invocando il dio chiede spiegazione del sogno che lo ha spaventato. Enki/Ea, per non contravvenire al patto degli dei Anunnaki rivelando le intenzioni divine ad Atrahasis, parla alla parete della casa dell’uomo saggio fingendo di non sapere che l’uomo stava ascoltando le sue parole dall’altra parte. Ea/Enki invita Atraḫasis ad abbattere la sua casa e a costruire una barca, suggerendogli di nasconderla affinché il dio Sole, Šamaš (Utu), non la scorga. La barca, precisa Enki/Ea, deve essere grande e solida. Atraḫasis convoca gli anziani della città e li avverte che Enlil ed Enki/Ea sono in dissidio, per questa ragione lui, Atraḫasis, devoto del secondo dio, ha deciso di abbandonare la terra, regno di Enlil, per recarsi nel regno di Enki/Ea.
Tavola III (I 20-39 riga)
[20 Parete, acoltami!
Parete di canna, indaga ogni mia parola!
abbatti la tua casa, costruisci una nave,
abbandona la ricchezza, / cerca la vita!
25 La nave che tu devi costruire –
le sue misure siano eguali,
27-28 non conservate
come l’abisso ad essa falle un tetto.
30 Affinché Shamash non vi veda dentro,
chiudila ermeticamente sopra e sotto.
Che la struttura sia solida,
il bitume resistente, in modo che tu renda (la nave) sicura!
Io poi farò scendere per te
35 abbondanza di uccelli, ricchezza di pesci”.
Egli aprì la clessidra e la riempì,
comunicandogli l’arrivo del Diluvio fra sette notti.
Atramhasis ricevette il messaggio,
(e) radunò gli Anziani alla sua porta.
Gli artigiani della città lo aiutano a costruire la grande barca, terminata la quale, Atraḫasis inizia a riempire con i suoi beni e con gli esemplari di tutti gli animali. Il tempo sulla città cambia repentinamente, il cielo si oscura e iniziano i primi tuoni. Atraḫasis si rifugia nella barca tappando con il bitume il boccaporto. Il Diluvio Universale si scatena e le «genti morivano come mosche» (rigo 19). Il terribile Diluvio fa inorridire anche gli dei ed Enki/Ea è infuriato nel vedere le sue creature sterminate.
Tavola III (III11-27 riga)
si sprigionò] il diluvio,
la sua potenza si abbattè sulla gente [come un’arma da guerra].
(A causa del buio) il fratello non vede più il suo fratello,
[non] erano più riconoscibili nel disastro.
15 [Il Diluvio] muggiva come un toro,
[come] un aino selvatico ragliante / [ululavano] i venti.
Dense erano le tenebre, SHamash non c’era più,
[ ] come mosche.
20 [ ] … del diluvio,
[ ] … [ ] …
[ ] …
[ ] l’urlo del diluvio.
[ il cuor]e del dio era furibondo,
25 [Enki] era fuori di se,
[(vedendo)] che i suoi figli erano annientati
proprio in sua presenza.
La dea Mammu si dispera, domandandosi come possa rimanere in questo luogo di dolore mentre gli uomini riempiono il mare come moscerini di fiume. Il Diluvio ha termine e la barca di Atraḫasis approda sulla cima di un monte. Atraḫasis libera tutti gli animali e sacrifica per mezzo di una fumigazione odorosa agli dei. Enlil si avvicina alla barca e resosi conto che un uomo è scampato al Diluvio si infuria domandandosi chi abbia tradito il divino giuramento. Anu suggerisce che possa essere stato Enki/Ea il quale, a questo punto interviene confessando il suo intervento a favore di Atraḫasis, invitando Enlil a calmarsi e ricordandogli che al colpevole andrà indirizzata la punizione. I versi 27-38 sono andati perduti, qui gli dei dovevano trovare un accordo e quindi concedere l’immortalità ad Atraḫasis. La Tavola riprende con la soddisfazione degli dei e con Enki/Ea che convoca Mammu, la dea-madre a cui chiede di imporre agli uomini la mortalità e l’infecondità di alcune donne, facendo imperversare il demone (il demone-Pašittu). Le successive 42 righe perdute, per poi concludere con un inno in onore di colui che ha salvato la stirpe dell’umanità nei giorni del Diluvio Universale, Il grande saggio Atrahasis.
(Fonte – terralab.it/esoterica/AtraHasis + civiltaanticheantichimisteri)