Coordinate geografiche del sito:
Latitudine: N 40°00’39”
Longitudine: E 9°01’49”
Vi abbiamo già ampliamente parlato della Sardegna in altri articoli, che vi invito ad andare a leggere, in quanto non è intenzione di questo scritto ripetere le informazioni in essi contenuti, ma bensì quella di accompagnare il video.
Quindi, se vi interessa la storia, e vi piace la Sardegna, consiglio di dare una letta a
– Origine della civiltà sarda – link
– Monte d’Accoddi e l’Esagila – ( link ) entrambi di A. Demontis,
oppure -l’orientamento astronomico delle costruzioni megalitiche: megalitismo sardo – ( link ), ma anche – Shardana – ( link ) e – La Stele di Nora – ( link ).
Il ” sentiero delle teste ” è il nostro piccolo protagonista oggi, ovvero il parco archeologico di Biru ‘e Concas, che significa appunto sentiero di teste. Siamo a Sorgono, in provincia di Nuoro.
Vi proponiamo un piccolo video amatoriale, girato sul luogo con uno smartphone, per mostrarvi come appare questo antico luogo, tristemente abbandonato a se stesso.
La zona del sito ha una concentrazione altissima di monumenti megalitici, risalenti ad un periodo fra il Neolitico recente, dal 3.300 a.C. al 2.700 a.C, e l’Eneolitico, dal 2.700 a.C. al 1.700 a.C.. E mentre in Mesopotamia fiorivano la civiltà Sumera e quella Babilonese, a Sorgono si erigevano Menhir. Forse un osservatorio astronomico.
La parola Men-hir deriva dal bretone e significa ” pietra lunga”. ( ed io che ho sempre pensato che Men significasse uomo, e Stone pietra :p )
Il sito è facile da raggiungere, si trova sulla strada statale 388 del Tirso e del Mandrolisai. Un muretto di circa un metro e mezzo ne delimita la zona, ed il cancello d’ingresso chiuso, non presenta alcuna scritta. Solo un grande cartello a sfondo marrone del comune ne segnala la presenza, ma il tutto è abbandonato lì in mezzo alla natura. Cinque ettari di storia, che sicuramente è da riscrivere, e qualche millennio di storie che si sovrappongono pietra su pietra.
La chiamano la Stonehenge sarda, o anche Stonehenge italiana ( anche se di Stonehenge italiane ce ne sono alcune sparse sul territorio dello stivale! ). Si dice che si trovi quasi nel centro esatto dell’isola, di sicuro qui passa il quarantesimo parallelo.
Per entrare bisogna scavalcare il muretto e a qualche metro dall’ingresso ufficiale, col cancello chiuso, si trova una scaletta di legno che qualche buon’anima ha costruito per facilitare l’ingresso.
Una volta entrati bisogna risalire la collinetta per raggiungere i Menhir. Per fortuna ci sono alcune tavole informative lungo il percorso, che facilitano l’orientamento ed indicano dove c’è cosa; esso viene suddiviso in 3 sentieri: quello paesaggistico, quello naturalistico e quello archeologico che viene seguito nel video.
Sulla mappa che appare nelle tavole informative sono segnalati una fonte d’acqua, un Nuraghe, una muraglia, un Dolmen ed i Menhir.
Passando per una fonte d’acqua si giunge ad una prima fila di Menhir, ancora distesi a terra, che sembrano formare un corridoio, e perfettamente allineati nell’asse est-ovest. Proprio lì si trova anche un Menhir appuntito con base triangolare.

Proseguendo per il sentiero si cominciano ad incontrare le file di Menhir con orientamento nord-sud, e a pochissimi metri di distanza si trovano dei Menhir disposti a circolo. Salendo si trovano altre file con orientamento nord-sud.

La cosa che lascia un po’ perplessi è l’enorme quantità di pietre distribuite sulla collina, semplicemente sono lì. I Menhir rimessi in piedi sono circa una settantina ma sparsi e ancora distesi, a volte spezzati, se ne contano circa 200 sul territorio. Il resto sono pietre su pietre di tutte le misure, nascoste dalla vegetazione.
Come si può vedere nel filmato, più si sale la collinetta, più grandi diventano le pietre, dei veri e propri megaliti.

In una foto abbiamo usato la nostra sciarpa come metro di misura, essa è lunga 120cm, ed i massi di pietra sono dunque lunghi circa 4 metri. Verso la fine il sentiero accosta proprio alcuni dei blocchi più grandi crollati. Vista la lavorazione delle pietre, è difficile dire che siano di origine naturale.
Aspettiamo che in un futuro prossimo i dati del LIDAR ci possano regalare le immagini in 3D di tutto il sito archeologico.

( CURIOSITÁ: Riguardo l’orientamento del sito, il 24 ottobre scorso è apparso un’interessante articolo di Sergio Frau su La Nuova Sardegna:
https://www.lanuovasardegna.it/tempo-libero/2019/10/24/news/sergio-frau-a-biru-e-concas-hanno-sradicato-i-menhir-1.37786967 . Secondo l’autore il sito necessita un riposizionamento dei Menhir perché ” Le testimonianze dell’ex sindaco Francesco Manca, che 31 anni fa scoprì i Menhir, le foto e i disegni di chi li ha studiati la prima volta, dicono che la disposizione era un semicerchio spaccato al centro dal solstizio d’estate – sottolinea Sergio Frau -. Così si è perso il senso fondamentale del monumento.” Articolo seguito poi il 31 ottobre da un altro articolo di Maria Ausilia Fadda, intitolato ” Fantarcheologia sui menhir di Biru ‘e Concas ” dove l’archeologa ed ex assessora regionale all’Ambiente, ribatte e cerca di smontare le affermazioni nell’articolo di Sergio Frau https://www.lanuovasardegna.it/opinioni/2019/10/31/news/fantarcheologia-sui-menhir-di-biru-e-concas-1.37816629 )
In chiusura, vi riportiamo uno scritto dal sentiero:


” Nelle fasi dell’età del Rame specialmente durante il corso delle culture Filigosa e Abealzu ( prima metà del III millennio a.C. ) si consolida il costume di erigere Menhir e statue-menhir in prossimità di tombe megalitiche e nelle vicinanze delle vie di comunicazione, passi montani e guadi, che attraversavano il territorio in età preistorica.
La presenza dei Menhir lungo gli antichi percorsi neolitici e dell’età del Rame e in prossimità delle tombe degli antenati è un chiaro segno dello stretto legame di una determinata comunità preistorica con un territorio ben definito, manifestato anche attraverso il culto degli antenati. Con le statue ed i loro simboli e con la presenza delle tombe degli antenati si esercitava dunque un controllo, non solo simbolico, del territorio.
I Menhir di Biru ‘e Concas sono quasi tutti del tipo protoantropomorfo, cioè sagomati con profilo più o meno ogivale, faccia anteriore piana e dorso convesso, in alcuni casi è documentato il passaggio alle statue-menhir con sagome a sommità appuntita nella quale trova spazio lo schema inciso del volto nell’estrema sintesi degli occhi e del naso.
Solo un manufatto presenta lo schema classico della statua-menhir con faccia anteriore ben lavorata; su questa sono scolpiti a leggera incisione il simbolo del volto sulla sommità e un semplice pugnale con pomolo rettangolare all’altezza della vita. Il tipo di rappresentazione trova ampi confronti nelle statue-menhir dei vicini territori di Sarcidano, tra le quali quella denominata Genna ‘ Arrele I è senz’altro la più famosa. Statua-menhir Genna Arrele I rinvenuta nel territorio di Laconi; oltre al pugnale, presente anche nella statua di Sorgono, è rappresentato il simbolo del capovolto ad indicare il passaggio del defunto nell’aldilà “
*Testo scritto sulla tavola 5 del percorso archeologico, della quale si vede anche la foto nel video. ( Nel filmato abbiamo inserito anche una foto di una ricostruzione fatta personalmente da Gianni Atzori durante gli anni dei suoi studi, giusto per rendere l’idea della statua-menhir con un’immagine )
Di seguito il link di un articolo scaricabile in PDF, utile per chi volesse approfondire il tema sugli allineamenti astronomici: https://www.researchgate.net/publication/325115637_I_Menhir_di_Sorgono_Biru_e_Concas_e_le_stelle
Oppure informazioni riguardanti lo scavo del 1994 le trovate qui: https://docplayer.it/15249328-Il-complesso-megalitico-di-biru-e-concas-sorgono-nu-lo-scavo-del-1994.html o PDF scaricabile su: http://www.fastionline.org/docs/FOLDER-it-2014-310.pdf
Buona visione.
Articolo di Irene Bottigliero