
Conferme alle teorie di Sitchin sul ’12° pianeta’ ossia Nibiru, vengono anche dall’osservazione astronomica. Si tratta per lo più di conferme indiziarie, non universalmente accettate dagli scienziati della materia. Ma il fatto che astronomi dichiarino ‘probanti’ determinati indizi è segno che quantomeno le teorie di Sitchin non sono una pura fantasia. Lo scenario proposto da Sitchin è stato definito verosimile da scienziati, astronomi, specialisti in esopolitica, e analisti delle tecniche comportamentali della commissione americana che si occupa di come potrebbe essere condotta una eventuale ‘terraformazione’ di un altro pianeta. Vediamo ora i principali punti che sembrano supportare le teorie di Sitchin in campo scientifico.
Interferenze nel Sistema Solare

Uno studio del 2003 da parte del centro giapponese di osservazione astronomica, condotto tramite l’ uso del Nobeyama Radioheliograph (un radiotelescopio radiointerferometro giapponese puntato sul sole) è stato divulgato nella mailing list del Dr. by Khoji Lang intitolata Shooting Star (Marzo 2003). Il risultato di questo studio indica un’accentuazione crescente dell’attività solare. In seguito a questo studio, e a successive analisi astronomiche sui pianeti del sistema solare, i professori Michael Leidig e Roya Nikkhah divulgano il rapporto “The Truth About Global Warming – It’s the Sun That’s to Blame” (La verità sul riscaldamento globale – la colpa è del sole) in cui scrivono: “Il riscaldamento globale è finalmente stato spiegato. La Terra si sta riscaldando a causa di un aumento della attività solare, a causa della quale il sole sta ‘bruciando’ in maniera più forte che negli ultimi 1000 anni. In base a uno studio congiunto di astronomi svizzeri e tedeschi l’effetto di tale attività si riperquote sull’intero sistema solare”. Nel Novembre 2006 un articolo intitolato “SUV’s On Jupiter? – Solar System Warming, Are humans Responsible for Climate Change on the Outer Reaches of the Solar System, or is it the Sun?” (“Sono gli umani responsabili del cambiamento climatico ai confini del sistema solare o è colpa del Sole?” – pubblicato su Space.com) riporta la scoperta da parte di alcuni astronomi di un lento e costante aumento della temperatura della finissima atmosfera di Plutone. Il dato particolare è che in quei mesi Plutone si muoveva a grandissima distanza dal Sole, in direzione di allontanamento da esso. Come se una fonte esterna al sistema solare emanasse calore e fosse responsabile dell’aumento di temperatura su Plutone. Nel 1998 uno studio delle orbite di Nettuno rese evidente che uno dei suoi satelliti, Tritone, stava subendo una ‘trasformazione climatica’. L’astronomo James Elliot, docente al Massachusetts Institute of Technology, conferma che “Da almeno il 1989 il satellite Tritone sta subendo un lento e graduale aumento della temperatura, un riscaldamento globale che, in scala percentuale, è davvero insolito, notevole, e inspiegabile”. Il 6 Dicembre 2001 il JPL emette un comunicato-articolo intitolato “MOC Observes Changes in the South Polar Cap: Evidence for Recent Climate Change on Mars” (Il MOC osserva cambiamenti nella calotta polare sud: evidenza di recenti cambiamenti climatici su Marte) in cui si legge: “Le immagini prese dal MOC (Mars Observer Camera) nel 1999 sono state comparate con quella prese nel 2001 e ne risulta evidente che i residui della calotta sud si stanno modificando: le ‘buche’ nei ghiacci si stanno allargando, gli addensamenti si stanno assottigliando, e le piccole zone a ‘pozzanghera’ che avevamo misurato stanno via via sparendo”. Il 4 Maggio 2006 l’ articolo “New Storm on Jupiter Hints at Climate Change” (Nuova tempesta su Giove – indizi di cambiamenti climatici) scritto da Sara Goudazi ci informa che “una nuova e crescente tempesta si sta scatenando su Giove nelle vicinanze della ‘Grande Macchia’. Gli astronomi l’hanno già perfino battezzata benevolmente ‘Red Spot jr.’ ufficializzandone la scoperta. Sarebbe dovuta a una serie di microriscaldamenti nello strato più esterno della atmosfera gioviana.”
L’11 Ottobre 2006 la sonda Cassini acquisisce una immagine del polo sud di Saturno. Vi compare un ‘uragano’ mai osservato prima. Il dottor Michael Flasar, astrofisico della Nasa, dichiarò: “Non abbiamo mai visto nulla del genere. È il primo uragano che osserviamo in un pianeta che non sia la Terra”. L’uragano ha l’occhio del ciclone simile a quello dei tornado che si scatenano sul nostro pianeta, e i venti vi soffiano a 550 km/h. L’uragano si estende per 8.000 km. Come possono questi fenomeni essere correlati alle teorie di Zecharia Sitchin? Ricordiamo che secondo Sitchin Nibiru viaggiava su un’orbita di 3600 anni circa. Nel suo ultimo libro ‘The end of days’ Sitchin propone una modifica alla sua teoria. Durante il passaggio di Nibiru all’epoca del Diluvio, quando questo pianeta venne a trovarsi all’altezza di Miranda (satellite di Urano), vi fu una forte interferenza gravitazionale che fece sì che la traiettoria di Nibiru e il suo periodo orbitale cambiassero leggermente, passando a circa 3.450 anni. Sitchin fa notare come nel corso della nostra storia antica lo sviluppo delle società dapprima nomadi e poi civilizzate ed organizzate sia avvenuto a balzi appunto di circa 3.600 / 3.400 anni. Lui attribuisce alcuni eventi in particolare al passaggio del pianeta Nibiru in prossimità della nostra Terra, periodo in cui gli Anunnaki potevano portare dal loro pianeta al nostro i ‘semi’ dello sviluppo. Gli ultimi passaggi di Nibiru sarebbero avvenuti secondo Sitchin all’ incirca in questi periodi:
· 11.000 a.C.
· 7.400 a.C. / 7.550 a.C.
· 3.800 a.C. / 4.100 a.C.
· 200 a.C. / 550 a.C.
Il prossimo passaggio in teoria dovrebbe avvenire intorno al 3.400, secondo la versione ‘ortodossa’ della teoria, o intorno al 2.900 se teniamo conto e reputiamo valida quest’ultima variazione introdotta da Sitchin. In entrambi i casi quindi attualmente Nibiru si troverebbe in rotta di ritorno verso il nostro sistema solare avendo raggiunto il punto più lontano nella sua traiettoria all’incirca tra il 1.400 e il 1.500. Ricordando che l’orbita di Nibiru è molto oblunga, il pianeta subisce una notevole accelerazione sia al perielio che all’afelio (considerando la sua orbita come quella di una ellisse standard a due fuochi) e in un dato periodo di tempo compie un tragitto più lungo, per poi rallentare lungo il percorso più rettilineo dell’orbita. Sarebbe quindi ora, a circa 500 anni dal suo afelio, in rotta per rientrare nel sistema solare. Ovviamente su un periodo di 1.800 anni (o 1.700) che impiega tra afelio e perielio, 500 anni corrispondono a poco meno di 1/4 del tragitto quindi Nibiru si troverebbe ancora a notevole distanza dal luogo dello ‘scontro’ narrato da Sitchin (la zona di spazio tra Marte e Giove). Inoltre Sitchin descrive Nibiru come un pianeta con un’ orbita inclinata rispetto agli altri pianeti di circa 30°. La rotta di avvicinamento sarebbe quindi in diagonale e non sulla stessa linea degli altri pianeti; ciò potrebbe spiegare come mai, se veramente il surriscaldamento del sistema solare e la maggiore attività solare son dovuti all’avvicinamento di Nibiru, tale influenza si manifesta su tutto il sistema e non solo sulla parte più esterna, come dovrebbe essere se la orbita di Nibiru giacesse sullo stesso piano.
Articolo di Alessandro Demontis