
La Bibbia è stata oggetto delle più diverse chiavi di lettura, per lo più comprensibili ma talvolta anche eccessivamente fantasiose; ne sono nate così le interpretazioni teologiche, allegoriche, metaforiche, teosofiche, antroposofiche, esoterico-iniziatiche, psicanalitiche…
Tutte chiavi di lettura che hanno dato per scontato che la Bibbia fosse un testo contenente innanzitutto – o addirittura esclusivamente – un messaggio di ordine spirituale, proveniente da un Dio unico, universale,trascendente, creatore dell’universo. Proviamo a pensare,invece, che gli autori biblici ci abbiano voluto dire esattamente ciò che ci hanno detto, senza dietrologia, senza misteri da svelare attraverso cammini difficili e oscuri.
Sappiamo bene che la Bibbia può essere letta, e in effetti così è stato, nei secoli, su vari piani che vengono identificati con l’acronimo [pardes], “frutteto”, che richiama in sintesi le seguenti chiavi o livelli di lettura:
- Peshat: letterale, immediato
- Remez: allegorico, procede per indizi come acronimi o valori numerici
- Derush: omiletico
- Sod: profondo, nascosto, come quello cabalistico
Gli ultimi tre livelli di lettura sono quelli usati e presentati da secoli, sia in modo indipendente che in parallelo tra di loro.
Quindi ipotizziamo che il primo, cioè quello letterale, abbia un valore che fino ad ora è stato misconosciuto, per non dire spesso deliberatamente negato od omesso, data la sua inaccettabilità per gran parte del pensiero tradizionale, che vuole vedere nella Bibbia anche ciò che spesso non pare proprio essere stato nelle intenzioni degli antichi autori: come ad esempio parlare di un Dio spirituale, trascendente, creatore di universi, ecc.
Si tratta di un cammino assolutamente legittimo in quanto previsto dalla stessa storia del pensiero e dell’esegesi giudaica, come documentato dall’acronimo citato poco sopra, da cui si deduce che [peshat] è uno dei modi in cui può essere letto l’Antico Testamento.
Non è nostra intenzione esaminare qui la secolare storia delle diatribe rabbiniche che hanno coinvolto nel tempo commentatori come Rav hillel e Rav Smammai, Rav Akiva e Rav Ishmael, Rashi de Troyes, le correnti ebraiche massimaliste o minimaliste…
A conferma della validità e assoluta legittimità del metodo qui applicato, citiamo un’affermazione contenuta in uno dei volumi della Jewish Publication Society (New York) che raccoglie i lavori dei massimi esponenti della Rabbinical Assembly degli USA. Il Dr. Jeffrey h. Tigay, Ellis Professor di Lingue e letterature ebraiche e semitiche all’Università della Pennsylvania di Philadelphia, riporta in “Etz hayim” (JPS, New York, 2005) il pensiero di Rabbini per i quali «Torah is not metaphoric»,cioè “la Torah non è metaforica”. La nostra ipotesi quindi è legittima nonostante i tentativi di screditamento; parte di qui e si sviluppa su quelle basi che troppi, per comodità o interesse dogmatico, hanno volutamente dimenticato. Un esercizio la cui utilità si sta svelando ora in tutti i suoi aspetti più pratici e concreti: abbiamo considerato l’Antico Testamento come un libro di storia, un testo in cui vari autori di un popolo hanno voluto raccontare con i loro strumenti culturali e linguistici ciò che hanno veramente visto.Ora ci troviamo ad avere conferme impensate: la storia si svela sotto i nostri occhi nel suo aspetto più inatteso.
Questo libro si occupa in modo specifico della tecnologia che è presente nei testi biblici e ha quindi uno scopo dichiarato: contribuire a diffondere l’informazione su una parte di ciò che in realtà non si deve sapere sui momenti delle nostre origini; sulle radici della conoscenza e su ciò che con ogni probabilità è veramente successo sul nostro pianeta migliaia di anni fa.
Non a caso il titolo rappresenta la sintesi di quanto documentato negli ultimi due capitoli, nei quali si comprenderà come anche quello che viene considerato e presentato come l’atto divino per eccellenza, la cosiddetta “creazione dal nulla”, altro non è che uno dei tanti interventi tecnici e assolutamente materiali compiuti da quegli individui. Si capirà quindi come il pensiero teologico abbia agito già dal primo versetto della Genesi nel suo intento di trasformare una raccolta di cronache in un libro di spiritualità religiosa. Proseguendo nel raccontare e approfondire quanto già scritto nei testi Il libro che cambierà per sempre le nostre idee sulla Bibbia e Il Dio alieno della Bibbia, affrontiamo qui aspetti specifici relativi alla concretezza delle conoscenze tecnologiche di coloro che verosimilmente ci hanno “fatti” a loro immagine e somiglianza.
Non c’è religione, non c’è spiritualità , non c’è esoterismo, non c’è misticismo cabalistico… C’è informazione concreta; c’è conoscenza tecnologica ricostruita e funzionante; c’è la documentazione di un passato già vissuto dall’umanità . Rispetto ai due testi citati, si è dato qui maggiore spazio alle ipotesi in relazione ai contenuti biblici e l’elaborazione teorica è notevolmente ampliata e arricchita da apporti anche esterni al testo biblico. C’è più spazio per le supposizioni che consentono di ipotizzare un racconto romanzato di vicende sulle quali l’Antico Testamento non fornisce notizie precise, ma lascia intravedere indizi disseminati qua e là ; segnali che si possono cogliere con una lettura attenta e ripetuta, capace di evidenziare rispondenze e richiami apparentemente privi di nesso ma che, forse, sono legati da una connessione sottile che il tentativo di nascondimento operato dai masoreti non è riuscito a celare del tutto.

NELLO SPECIFICO
- La parte più antica della Bibbia è in sostanza un libro di storia che narra le origini dell’umanità e la successiva vicenda di un popolo che ha stabilito un rapporto/alleanza con uno degli Elohim, quello conosciuto col nome di Yahweh. Come scrive Robert Wexler (University of Judaism, Los Angeles) nel già citato “Etz hayim”, non è credibile che la storia narrata in Genesi abbia avuto origine in Palestina.
- Gli Elohim biblici non sono un “Dio” unico, come sostiene la teologia da due millenni, ma una pluralità di individui in carne e ossa; una molteplicità chiaramente e inequivocabilmente evidenziata nell’Antico Testamento. Ne riassumiamo le caratteristiche fondamentali:
- Erano individui che vivevano talmente a lungo da essere considerati immortali anche se non lo erano: la Bibbia dice chiaramente che Elohim (cioè il presunto Dio delle teologia) muore/muoiono come tutti gli uomini.
- Erano individui che viaggiavano su macchine volanti, coprendo in tempi rapidissimi distanze impensabili per chi si muoveva camminando.
- Lungi dall’essere considerati dèi, in origine erano in realtà oggetto di rispetto e sottomissione esclusivamente a causa del loro grande potere, garantito anche dalla tecnologia di cui disponevano: erano temuti anche per la loro crudeltà , una caratteristica di cui la Bibbia costituisce una testimonianza inequivocabile.
- Non si occupavano di temi quali la religione nel senso moderno del termine, la spiritualità ,l’aldilà … Avevano come obiettivo fondamentale la definizione di strutture di potere distribuite nei vari territori sui quali poi si sono sviluppate le diverse civiltà .
- Erano individui che conoscevano i segreti della natura, del cosmo, e che li trasmettevano soltanto ai loro fedeli seguaci, dando così avvio alle caste dei re/governatori/sacerdoti (i cosiddetti “iniziati” alla conoscenza, appunto…).
- Yahweh, lungi dall’essere il “Dio” unico e trascendente, non era che uno di loro: quello cui era stato affidato il compito di governare su un territorio definito. Ma per la verità neppure di questo possiamo essere sicuri; egli potrebbe anche essersi autonomamente attribuito il potere su un territorio e su un popolo che nessuno gli aveva assegnato.
- Gli Elohim hanno “formato” la specie Homo sapiens (o forse sapiens sapiens) attraverso un intervento di ingegneria genetica che il testo biblico della Genesi racconta evidenziando l’utilizzo dei due DNA interessati: quello alieno e quello degli ominidi terrestri. L’ibridazione genetica è stata effettuata da individui fisicamente simili a noi, ma dotati di conoscenze e di tecnologie incomparabilmente superiori: ci hanno fatti allo scopo di produrre una razza di lavoratori/servitori di cui avvalersi. E forse hanno compiuto più interventi distribuiti nel tempo: quello relativo ad Adamo ed Eva poterebbe essere stato solo uno dei tanti, visto che non sono i progenitori dell’umanità , come
avremo modo di vedere.Si sono poi preoccupati di fare evolvere culturalmente questa nuova razza ibrida (Homo sapiens o forse sapiens sapiens) attraverso la diffusione controllata di conoscenze di carattere civile,giuridico, agronomico, astronomico, matematico, architettonico, letterario, politico, tecnologico… - La Bibbia ci narra di una molteplicità di individui distinti dagli [adam], individui che erano conosciuti con vari nomi ed erano raggruppati in gerarchie. A seconda dei ruoli ricoperti e della tipologia fisica sono definiti con vari nomi, sia generici che propri; ne ricordiamo alcuni: Elohim, Nephilim (conosciuti anche come Refaim, Anaqim, Emim, Zamzummim), Malakim, Shedim, Baal, Baal-Zafon, Baal-Zebub, Milkom, Melkart, Nibaz, Tartan, Adrammelec, Anammelec… Individui e gruppi conosciuti anche da altre culture con i rispettivi nomi: ANUNNAKI, IGIGI, IGIGU, DINGIR,IRSIRRA, ILU, ILANU presso Sumeri e Accadi; Neteru, Shamshu-Hor per gli Egizi; Viracochas, Quetzalcoatl, per le culture meso- e sud-americane; Tuata de Danann e Asi per certa parte del Nord Europa e della tradizione germanica…
- La Bibbia tramanda con grande chiarezza il ricordo di esseri dalla statura gigantesca [nephilim] dotati di sei dita per ogni arto (esadattili): ne parla con assoluta normalitĂ , narrando anche come combattessero nelle file dei Filistei e fossero quindi ostili a Yahweh e al suo popolo.
- I cosiddetti angeli erano individui in carne e ossa, spesso pericolosi da incontrare, che avevano la necessitĂ di mangiare, dormire, riposarsi, lavarsi; potevano perfino essere aggrediti e si dovevano difendere; appartenevano ai gradi intermedi della gerarchia e fungevano da portaordini e vigilanti.
Corrispondevano probabilmente agli IGIGI, IGIGU della cultura sumero-accadica: nulla a che vedere dunque con le entità spirituali di cui ci narra la tradizione dottrinale. - I cherubini biblici, lungi dall’essere entità angeliche, erano in realtà strutture con aspetti e funzioni diverse:
- quelli descritti da Ezechiele erano “macchine volanti” che l’Antico Testamento descrive molto bene nel loro muoversi sia autonomamente che in abbinamento con il mezzo di trasporto di Yahweh [kavod, ruach, merkavah];
- i cherubini dell’Arca dell’Alleanza erano invece strutture appartenenti a un sistema di comunicazione radio che si avvaleva anche di strumenti portatili come l’[efod]. Secondo alcuni filologi ebrei che si rifanno alla letteratura talmudica erano dei robot utilizzati per proteggere l’Arca dell’alleanza nonché il suo prezioso e pericoloso contenuto.
- L’Arca dell’Alleanza era a sua volta uno strumento tecnologico dai molteplici usi.
(Mauro Biglino)