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Cosmogonia
La contemplazione dei cieli è stata e rimane una delle più lunghe e affascinanti avventure della mente umana. La suggestione, il fascino e lo sgomento che tali osservazioni hanno provocato, in passato fecero sì che astronomia e cosmologia permeassero ogni attività umana.
L’uomo “primitivo” viveva immerso nell’Universo circostante con una compartecipazione ben più totalizzante, anche se ovviamente meno consapevole, dell’uomo “moderno”. Chi possedeva le chiavi per leggere e interpretare il cosmo suscitava rispetto e timore nelle proprie genti.
Le inevitabili lacune della conoscenza umana si prestarono spesso ad essere riempite da credenze irrazionali (così almeno è come oggi ci appaiono) che portarono a miti e a dogmi religiosi. Anche la cosmologia, complesso di dottrine scientifiche o filosofiche che studiano l’ordine, i fenomeni e le leggi dell’universo, e la cosmogonia, cioè quella unione di miti e di teorie che ogni popolo ha elaborato per rendersi ragione dell’origine dell’Universo, sono state campo di battaglia di un conflitto che ancora oggi si combatte su diversi fronti: quello tra comprensione e ignoranza.
Le cosmologie più antiche potranno apparirci ingenue: le nostre attuali conoscenze sono in grado di confutare pienamente l’asserzione che, per esempio, sia una lucertola a circondare e così facendo, tenere unito il nostro mondo.
Esemplifichiamo la questione con una analogia: nel passaggio da due a tre dimensioni, quello che sembrava un piano su cui giacciono due circonferenze completamente separate, ci appare come un anello tagliato orizzontalmente dal piano su cui ci sembrava giacessero le circonferenze. La nostra conoscenza attuale ha, per così dire, aggiunto una dimensione in più al nostro punto di vista scientifico, rendendolo più completo e in grado di smascherare alcuni miti e dogmi [immagine].
Questo “gap” ci rende, in molti casi, indubbiamente più tranquilli e fiduciosi nelle nostre capacità di comprensione rispetto a quelle dei nostri predecessori.
Ma “per apprendere in quale direzione si sviluppi la fisica, c’è solo un mezzo: confrontare il suo stato attuale con quello di un’epoca anteriore” (M. Planck, La conoscenza del mondo fisico). Studiando il passato si diventa più consapevoli del cammino dell’uomo in quella che si può definire “protoscienza” e quindi delle basi su cui poggiano le nostre attuali conoscenze scientifiche.
Non si può inoltre negare la bellezza e il fascino ancestrale racchiuse nelle “storie del mondo”; gli uomini che ci hanno preceduto le hanno raccontate nel tentativo di rispondere alle stesse domande che ancora oggi sono la spinta di ogni ricerca umana, sia interiore che scientifica. Le domande, comuni agli uomini di ogni cultura e civiltà , trovano quindi una prima risposta nelle cosmologie “primitive”, se con questo termine intendiamo i sistemi non scientifici nel senso moderno del termine sviluppatisi prima delle teorie greche a tutti note o parallelamente ad esse, ma senza subirne le influenze. La lettura delle cosmogonie antiche porta a un’ulteriore riflessione: basterà molto meno di qualche migliaio di anni a trasformare la nostra scienza in “protoscienza”.
Oggi con il termine “energia oscura” si intende quel fluido cosmico dalle proprietà peculiari (come una pressione negativa, capace di produrre una forma di repulsione gravitazionale ) che è stato ipotizzato per l’autoconsistenza dello schema attuale dell’universo: esso appare infatti piatto, ma manca la materia, anche oscura, che potrebbe renderlo tale; per di più appare in espansione accelerata. Se qualcuno sostenesse che un tale fluido (curioso e inquietante il nome che è stato scelto per descriverlo: quintessenza), non è altro che il nutrimento di quella enorme lucertola che racchiude l’universo, espandendosi con esso, nessuno scienziato attuale potrebbe dimostrare il contrario.

Caos
“Lo Spazio che non è contenuto, ma che contiene tutto, è la personificazione primaria della semplice Unità … l’estensione illimitata”.
“Ma l’estensione illimitata di che cosa?”
“L’Ignoto Contenitore di Tutto, la Causa Prima Sconosciuta”.
Questa è una definizione ed una risposta molto esatta.
Lo Spazio è il Contenitore ed il Corpo dell’Universo. è un corpo di un’estensione illimitata, i cui princìpi manifestano nel nostro mondo fenomenico soltanto la parte più grossolana.
” Nessuno ha mai veduto gli Elementi nella loro pienezza”.
Noi dobbiamo attingere il nostro sapere dalle espressioni originali e dai sinonimi dei popoli primitivi. Il Chaos era chiamato dagli antichi privo di senno perché — il Chaos e lo Spazio essendo sinonimi — esso rappresentava e conteneva in sé tutti gli Elementi nel loro stato rudimentale e indifferenziato. Gli antichi facevano dell’Æther il quinto Elemento, la sintesi degli altri quattro; poiché l’Æther dei filosofi greci non era il suo residuo, per quanto in realtà essi avessero molte più cognizioni della scienza attuale su questo residuo (Etere), il quale si considera giustamente quale agente operatore di molte Forze che si manifestano sulla terra.
Poiché l’Essenza dell’Aether, o lo Spazio Invisibile, era considerata divina in quanto si supponeva che fosse il Velo della Divinità , così essa veniva pure considerata quale intermediaria fra questa vita e quella successiva. Gli antichi ritenevano che quando le Intelligenze attive dirigenti — gli Dèi — si ritiravano da una porzione qualsiasi dell’Æther nel nostro Spazio, o dei quattro regni che essi governavano, allora quella particolare regione cadeva sotto il dominio del male, così chiamato a causa dell’assenza del bene.L’esistenza dello Spirito, l’Etere, è negata dal Materialismo, mentre la Teologia ne fa un Dio personale. II cabalista ritiene che ambedue siano in errore, e dice che nell’Etere gli elementi rappresentano soltanto la Materia, le Forze Cosmiche cieche della Natura, mentre lo Spirito rappresenta l’Intelligenza che le dirige.
Le dottrine cosmogoniche Ariane, Ermetiche, Orfiche e Pitagoriche, sono tutte basate su una formula incontestabile, cioè che l’Æther e il Chaos, o, nel linguaggio platonico, la Mente e la Materia, erano i due princìpi primordiali ed eterni dell’Universo, del tutto indipendenti da qualsiasi altra cosa. Il primo di essi era il princìpio intellettuale che tutto vivifica, mentre il Chaos era un princìpio liquido “senza forma né intelletto”; dalla loro unione nacque l’Universo, o piuttosto il Mondo Universale, la prima Divinità androgina — divenendo la Materia Caotica il suo Corpo e l’Etere la sua Anima.
Secondo la fraseologia di un frammento di Hermeias: “Il Chaos, ottenendo l’intelletto da questa unione con lo Spirito, risplendette di piacere e così fu generato il Protogono, la Luce (Primogenita)”. Questa è la Trinità Universale, basata sulle concezioni metafisiche degli antichi, i quali, ragionando per analogia, fecero dell’uomo, che è un composto di Intelletto e di Materia, il Microcosmo del Macrocosmo, o Grande Universo.”
La Natura aborre il Vuoto”, dicevano i Peripatetici, i quali, benché materialisti alla loro maniera, comprendevano forse perché Democrito ed il suo maestro Leucippo insegnassero che i primi princìpi di tutte le cose contenute nell’Universo erano gli Atomi ed il Vuoto. Quest’ultimo significa semplicemente la Forza latente o la Divinità , la quale, precedentemente alla sua prima manifestazione — quando divenne la Volontà che dette il primo impulso a questi Atomi — era il grande Nulla, o Nessuna-Cosa; e di conseguenza, in ogni senso, un Vuoto o Chaos.

Cosmo
Nelle antiche filosofie, Chaos, Theos, Kosmos, e Spazio, sono identificati per tutta l’eternità come lo Spazio Unico Ignoto, di cui l’ultima parola non sarà forse mai conosciuta. Inoltre, la parola stessa “Dio”, al singolare, che include tutti gli Dèi o Theoi, pervenne alle nazioni civili “superiori” da una strana sorgente, da una sorgente interamente e preminentemente fallica quale è quella del Lingham indiano nella sua nuda franchezza.
Alle razze latine esso pervenne dall’ariano Dyaus (il Giorno); agli slavi dal Bacco greco (Bagh-bog); ed alle razze sassoni direttamente dall’ebraico Yod o Jod. Quest’ultimo è maschio e femmina, e Yod è il fallico gancio. Di qui deriva il sassone Godh, il germanico Gott e l’inglese God.
Si può dire che questa parola simbolica rappresenti il Creatore dell’Umanità Fisica, sul piano terrestre; ma certamente non aveva niente a che fare con la Formazione o “Creazione” sia dello Spirito che degli Dèi o del Cosmo.Chaos-Theos-Kosmos, la Triplice Divinità , è tutto in tutto. Di conseguenza, si dice che essa è maschio e femmina, bene e male, positivo e negativo, l’intera serie delle qualità contrarie.
Quando è latente non è conoscibile e diviene la Divinità Inconoscibile. Essa può essere conosciuta soltanto nelle sue funzioni attive, e quindi quale Forza-Materia e Spirito vivente, le correlazioni e la risultante, o l’espressione sul piano visibile, dell’Unità ultima e per sempre sconosciuta. A sua volta questa Triplice Unità produce i Quattro Elementi Primari, conosciuti nella nostra Natura terrestre visibile, ciascuno divisibile in sottoelementi, dei quali circa una settantina sono conosciuti dalla Chimica.
Ogni Elemento Cosmico come il Fuoco, l’Aria, l’Acqua e la Terra, partecipando delle qualità e dei difetti dei loro Primari, è, nella sua natura, Bene e Male, Forza o Spirito, e Materia, ecc.; e ciascuno, quindi, è in pari tempo Vita e Morte, Salute e Malattia, Azione e Reazione. Essi formano costantemente la Materia sotto l’impulso incessante dell’Elemento Unico, l’inconoscibile, rappresentato nel mondo dei fenomeni dall’Aether. Essi sono “gli Dèi immortali che danno nascita e vita a tutto”.

DivinitĂ
La Cosmogonia, oltre agli elementi (Fuoco, Aria, Acqua, Terra), considera anche le divinità . Queste divinità esistono come essenze vitali oscure e capricciose finché Eros non le induce ad armonizzare ed acquisire delle personalità più clementi come la Concordia.
E allora Caos, miscuglio indescrivibile ed inestricabile, incomincia a delinearsi come Cosmo e quindi ordine. Le divinità derivano o direttamente dal Caos, oppure dalla interazione fra le entità divine stesse (Erebo e la Notte “Nyx” generano i loro opposti Etere e il Giorno):
Erebo: una specie di abisso senza fondo fatto di tenebre.
Tartaro: il luogo sotterraneo in cui i malvagi subivano i dovuti tormenti.
Nyx: la notte buia e misteriosa che dava però riposo e portava buoni consigli;
Emera: Il giorno.
Destino (o Fato): una divinità ora benigna e ora ostile, in ogni modo divinità potentissima ed inesorabile dai voleri imperscrutabili, alla quale tutti gli altri dèi dovevano sottomettersi e ubbidire. Niente e nessuno poteva cambiare ciò che egli aveva stabilito.
Ubris: Tracotanza, insolenza compiuta verso gli dei. Il sentimento dell’uomo di volersi fare pari agli dei, puntualmente punito severamente.
Dione l’istinto sessuale
E altre divinità : il Biasimo, la Pena, il Sonno, i Sogni, l’Inganno, la Brama, la Rissa, il Travaglio, l’Oblio, la Fame, la Vecchiaia, la Morte, …
Articolo di Redazione AG
Fonte (terralab.it)