
Non è semplice, credetemi, dipanare il sottile, confuso ed esile fil rouge, sepolto da migliaia di anni di oblio e dimenticato tra le sabbie del deserto che univa Astronomia e Teologia alla cosmologia Egiziana. Ho cercato di riassumere i concetti principali attingendo da varie letture, tra cui i due splendidi libri di Massimo Barbetta.
Fissiamo dei punti:
Secondo Nicolas Grimal, (Storia dellâAntico egitto Mondadori p. 55):
il punto di partenza della cosmogenesi è lo stesso: un caos liquido increato, nel quale si agitano quattro coppie di RANE e SERPENTI, che riuniscono le forze per creare lâUOVO e deporlo su di un ponticello emergente dalle acque. Le coppie sono composte ciascuna da un elemento e dalla sua pareda (divinitĂ il cui culto è associato ad unâaltra di sesso opposto):
â NUN e NAUNET, lâoceano primordiale, massa dâacqua molto lontana ,Madre primordiale..
â HEH e HEHET, lâacqua che cela la propria vita o lo spazio infinito
â KEKU e KEKET, lâoscuritĂ
â AMOUN e AMAUNET, il dio celato, nascosto e la sua consorte talvolta sostituiti da Gerh e Gerhet.
Vediamo dunque che lâinterazione reciproca degli OTTO PRIMORDIALI, sopra citati (RANE e SERPENTI), diedero origine ad una sorta di ESPLOSIONE che fece EMERGERE il âtumulo primitivoâ, inizialmente definito âIsola di fiammeâ, poi divenuto la stessa âKemenuâ o âcittĂ degli ottoâ, lâErmopoli dei Tolomei.
le forze unite di questi otto dei, avrebbero dato vita a una esplosione di energia, tale da creare dal nulla la Terra
Possiamo interpretare gli Egizi precursori della Teoria del Big Bang?
Wallis Budge ci informa che il termine âNUâ indica la profonda e sconfinata massa dâacqua, fuori dal Tempo e dallo Spazio, che conteneva, dallâinizio, i germi di qualsiasi forma di vita. Da non confondere con PET => cielo vicino alla terra ; ma sempre Budge suggerisce che, nel termine del dio NU, i geroglifici dei â tre vasetti affiancatiâ indicavano il âSUONOâ, evocante unâazione creatrice, ed era seguito dal simbolo del âcieloâe âdellâacquaâ.
La Formula 223 dei âTesti dei Sarcofagiâ recita:
âO Atum dammi questo dolce profumo che è dentro le tue narici, perchĂŠ io sono questâUovo che è dentro il Grande Sternazzatoreâ
Secondo le cosmologie egizie, infatti, questo âUovo Cosmicoâ sarebbe stato deposto da un animale mitico denominato âil Grande Starnazzatoreâ che ha tutti i caratteri pittorici per poter essere identificato proprio come unâOCA!
Sappiamo che in natura le oche, le galline, i pennuti in generale, emettono il loro verso quando depongono lâuovo, perciò secondo una interpretazione piĂš scientifica possiamo ipotizzare che âla deposizione dellâUovo Cosmicoâ sia stata seguita, se non addirittura amplificata da unâenergia creatrice e modulatrice del SUONO, la starnazzata, potente vibrazione indotta che avrebbe dato il via al processo creativo, nel silenzio e nella quiete delle acque cosmiche del NU.
Vorrei citare qui di seguito un suggerimento di un altro importante studioso Kurt Heinrich Sethe un egittologo tedesco, allievo di Adolf Erman, che svolse importanti studi nel campo della filologia egizia. Il suo contributo fu determinante per la prosecuzione degli studi sulla grammatica egizia. Studi utilizzati anche da Z. Sitchin:
TIAMAT
Tiamat può essere identificato con Il Serpente egizio KAMATEL ( alter ego del NU), guardiano dellâEmbrione âBNNTâ (uccello Bennu è qualcosa che prende un âseme della creazioneâ lo trasporta per arrivare sulla terra in tempi diversi) ed anima del monte primordiale situato nelle acque del âNunâ che esisteva in uno stato di buio perpetuo.
Il Bennu rompendo il silenzio della notte primordiale, è lâincarnazione della Parola, daâ inizio a tutti i cicli temporali, cosĂŹ è il patrono di tutte le divisioni del Tempo.
Ricordiamo, come sottolineato durante una conferenza da Massimo Barbetta, che il BNNT è per gli Egizi lâuccello BENNU, cioè colui che prende un seme della creazione e lo trasporta per arrivare sulla terra in tempi diversi e diventerĂ in epoca piĂš tarda la FENICE, colei che risorge dalle fiamme, colei che si rigenera ciclicamente, emblema del potere della musica.
Perciò riassumiamo:
Abbiamo una profonda e sconfinata massa dâacqua, fuori dal tempo e dalla spazio, che conteneva i germi di qualsiasi forma di vita. Atum, detto il âgrande starnazzatore, che ha come simbolo totemico arcaico lâOca e lâAriete, depone il SEME DELLA VITA, trasportato da lontano, LâUovo cosmico ed emette nello sforzo creativo, una vibrazione potente che fa partire la creazione dalle inermi acque del âNUâ.
Questo Uovo cosmico viene deposto sopra il âtumolo primitivoâ la montagnetta precedentemente formatasi dagli OTTO PRIMORDIALI, le prima citate 4 coppie di RANE e SERPENTI.
Benissimo, il seme è gettato, vivificato dalla Vibrazione, ora ecco troviamo:
DIO KHNUM => definito âil dio SPECIFICATORE di FORMAâ Il cui nome deriva dalla radice âKhnmâ âUNIRSI A..â, aveva lâaspetto antropomorfico con una testa di ariete, ma con le corna orizzontali ondulate. Era adorato nellâAlto Egitto, e particolarmente nellâisola Elefantina, nota come ABU in geroglifico, sede di una importante comunitĂ ebraica.
Esso viene raffigurato in senso cosmologico con lâaspetto iconografico di colui che al TORNIO DEL VASAIO, plasma lâuomo e la donna, come archetipi dellâUmanitĂ in senso lato.
Il tornio, ci dice Michele Mamher, era infatti ânella mitologia egizia lo strumento con cui Khnum, il divino artefice, modellava sia il CORPO, SIA LâANIMA delle CREATURE VIVENTI, cioè creava la vita. Vi era perciò una assonanza tra il tornio e lâutero della donna.â
Il barone Kristian Karl Josias Von Bunsen riferisce:
Dio Khnum significa fabbricatore, identificato come NUN il padre degli dei, il modellatore e compare come una delle piĂš antiche divinitĂ dâEgitto, egli era inteso come principio umido.
Lâorientalista americano Louis Herbert Gray, aggiunge:
Khnum era il guardiano delle acque che provenivano dal mondo inferiore o di sotto, il DUAT. Insieme alla consorte, la dea Heqet, dalla testa di rana, furono gli dei che esistevano dallâinizio e crearono gli dei e gli uomini. Il dio Khnum è anche indicato come IL DIO REMATORE sulla barca degli dei.
Inoltre Khnum è chiamato anche dagli egizi KOD: modellatore, plasmatore vasaio, colui che possiede lo stampo, lâimmagine, ma a volte esso assume anche il senso di âCIRCOLO,ORBITAâ con evidenti contestualizzazioni astronomiche.
Questâultima accezione appare degna di nota se leggiamo la considerazione dellâegittologo Jeanne Conman, il quale afferma che âKodâ significa â girare intorno come la ruota del vasaioâ.
Ma il tema del âcerchio, circoloâ traspare in tanti punti del folklore dellâAntico Egitto.
Questi âcircoli serpentiformiâ, connessi con la cosmogenesi, descritti dai Testi dei Sarcofagi trovano una rappresentazione iconografica in unâimmagine proveniente dal tabernacolo di Tut-Ankh-Amen che ha attirato lâattenzione di molti egittologi.
Le immagini successive sono collocate nella parte âA2 dellâiscrizione del Tabernacolo di Tut-Ankh-Amen, quella riservata allâOscuritĂ .
Vediamo nella prima figura, sullâestrema destra, una grande mummia che presenta due âcircoli serpentiformiâ posti in corrispondenza della testa e dei piedi. Essi appaiono molto simili al serpente âUroboroâ che si morde la coda, immagine caratteristica della successiva tradizione archetipica ed ermetica.
Questa immagine è stata interpretata nel tempo, da vari archeologi ed egittologi, in vari modi, come la âForma cosmicaâ, la forma potenziale ancora inerte che occupa lâintero universo, o come âOceanoâ ipostasi della nostra Galassia, cioè della Via Lattea.
Lâultima interpretazione trova molti riscontri nei testi antichi, infatti tale idea era molto diffusa nellâantichitĂ classica. Omero, nellâIliade, considerava âlâOceano Celeste, origine degli deiâ.
Diodoro Siculo riferiva come gli Egiziani pensassero che lâOceano fosse il loro fiume Nilo, su cui nacquero gli dei. Alla componente liquida gli antichi diedero, ci racconta sempre Diodoro, un nome, che tradotto, significa âmadre nutriceâ, mentre alcuni greci ritenevano esso dovesse essere âOceanoâ, riferendosi alla â fertilitĂ cosmicaâ connessa alle acque del âNUâ.
Secondo Eusebio di Cesarea.
.. gli egizi credono che il fiume Nilo sia lâOceano da cui è nata la razza degli dei
Lo stesso egittologo Rundle Clark riporta come âgli egiziani pensassero al mondo come circondato da un serpente con la coda in bocca, simbolo dellâOceano cosmicoâ.
In linea teorica perciò si potrebbe dedurre che i 2 distinti serpenti , allegoria di 2 Oceani, posti uno sulla testa e uno sui piedi, possano essere allusioni a 2 Nili celesti diversi ossia, due â Vie Latteeâ cioè 2 GALASSIE DIVERSE, 2 diversi Spazio/tempo.
Allâaltezza dellâaddome della grande figura a forma di mummia a sua volta collocato allâinterno di un cerchio, equidistante dai due âcerchi serpentiformiâ troviamo un uccello con braccia umane alzate e con la testa di Ariete, che verrebbe identificato come descrizione dellâAnima o BA. Le corna dellâAriete potrebbero tuttavia far pensare che lâuccello sia lâipostasi del dio Khnum, il vasaio, lâAnima creatrice.
Questa apparente duplicitĂ simbolica, unita alle due colonne di geroglifici dellâiscrizioni, ci fa ipotizzare che lâimmagine possa essere lâ ipostasi della Creazione delle Acque cosmiche del Cielo, il âNUâ(circolo serpentiforme in basso) allâinterno dellâAbisso Cosmico /Acque cosmiche celesti, il âMUâ (âcircolo serpentiformeâ superiore), in due particolari momenti nel Tempo e nello Spazio.
Inoltre possiamo teorizzare per analogia, che questi due cieli siano connessi tra loro, visto che in entrambi questi circoli è prevalente lâidea di uno spostamento di un viaggio, perchĂŠ sono accompagnati in entrambi i casi dal simbolo geroglifico del âViaggioâ, âspostamentoâ, le due gambe, due nel circolo superiore e due in quello inferiore.
Importante a questo punto PER CAPIRE lâimportanza di questa immagine del Tabernacolo di Tut-ankh-amen, è necessario aprire delle parentesi, fissare alcuni concetti base:
â Il concetto di TEMPO per gli egizi
â Il concetto di NU
â Il concetto di Mehen o serpente
Con questo post mi sono posta lâobiettivo di incuriosirvi, di portare la vostra attenzione sulle scoperte di Massimo Barbetta, che da anni studia con passione la cultura Egizia al fine di abbattere il paradosso principale che i popoli antichi in generale, gli Egizi nello specifico, fossero delle culture primitive e che non possedessero conoscenze scientifiche, concetti astronomici astrofisici, matematici.
PiĂš facciamo progressi nel campo della scienza, piĂš ci rendiamo conto che molti concetti da poco introdotti nella nostra cultura, erano in realtĂ giĂ a loro noti.
Ovviamente il loro modo di esprimere questi concetti era diverso dal nostro, il loro linguaggio, nel caso degli Egizi i geroglifici, devono essere un poâ adattati per essere compresi, ma le informazioni che ci pervengono sono veramente sbalorditive una volta individuata la chiave di lettura.
Analizziamo per esempio il TEMPO (ovviamente non il Tempo meteorologico ma cronologico.)
Ă sbalorditivo constatare che gli antichi Egizi avevano un concetto di Tempo estremamente moderno:
- avevano un concetto di TEMPO LINEARE âââââ-> âDJETâ (connesso a Osiride al Duat e al âNUâ, un tempo soggetto a possibile conclusione) Passato
- e un concetto di TEMPO CIRCOLARE,CICLICO O â NEHEHâ (connesso ad ATUM-RA, un tempo ciclico connesso con i cicli della Natura, con il futuro, le stagioni e gli eventi celesti, si ripeteva.) Futuro
Non possiamo, peraltro escludere che nellâambito di un pensiero cosmologico dellâAntico Egitto, i due concetti non solo coesistessero, ma potesse comportarsi in modo sinergico o addirittura fondersi in un sincretismo unico, basato sul moto a spirale, simile alla proverbiale âspirale del tempoâ.
Nel Capitolo 15 del Libro dei Morti leggiamo di âNehehâ e âDjetâ abbinati anche a concetti di luogo:
Lasciatemi arrivare nella Terra di âNehehâ, lasciatemi entrare dentro la terra di âDjetâ
mentre in una litania dello stesso Capitolo si legge:
Signore di âNehehâ, creatore di âDjetâ
lasciando intendere che âNehehâ esplicava un concetto infinito, precedente alla creazione del mondo,ed era ripartibile in anni; mentre âDjetâ non era divisibile e si riferiva al tempo quando il mondo finiva.
Alan Gardiner interpreta i due termini come âeternitĂ nel passato (Neheh), che ha un fine e come âEternitĂ nel futuroâ (Djet), solida e conclusiva.
Mario Tosi riporta che per gli Egizi: âil mondo si chiude e rinasce in un cerchi senza fine, secondo un ritmo simile ad un immenso respiro cosmico, in cui ciascuno dei grandi periodi, rappresenterebbe per il creatore, soltanto un giorno.â
(Interessante notare che secondo MIRCEA ELIADE gli spiriti dei defunti erano in grado di viaggiare a ritroso nel tempo allâinterno del âDuatâ, dove, egli affermava, le âlinee del tempo circolare e lineareâ si congiungevano! Il tipo di movimento eseguito per questo viaggio nel tempo, infatti univa il movimento circolare di âNehehâ con quello lineare di âDjetâ, dando vita, come detto, ad una spirale tridimensionale. Una spirale di rigenerazione che simula quella del SERPENTE MEHEN)
(Tiziana Acerbi)
Fonti:
- Massimo Barbetta â Stargate vol. 1 â Il Cielo degli Egizi
- Massimo Barbetta â Stargate vol. 2 â La Porta degli Dei