
YAHWEH
Prendete un aereo che vi porti nel sud dell’Iraq,ovviamente dopo aver messo in valigia la vostra macchina del tempo tascabile. Uscite dall’aeroporto, dirigetevi in uno dei tanti villaggi del governorato di Al-Qaadisiyah, aprite la valigia e mettete in funzione il vostro dispositivo.
Destinazione: il primo giorno di luna nuova del 3760 a.C..
Assisterete a grandi festeggiamenti: è il primo giorno del calendario di Nippur, il più antico calendario del mondo, nonché il primo anno (inteso come lasso temporale) che gli uomini abbiano mai iniziato a contare. I festeggiamenti sono in onore di due divinità, Anu ed Enlil, padre e figlio. Anu è il Dio dei cieli, un dio che vive nei cieli e che solo raramente scende sulla Terra a fare visita ai suoi parenti e alla popolazione di Sumer, Enlil invece è il Signore del Vento, il reggente di Sumer, il capo supremo degli dei (comunque subordinato a suo padre, il quale però sembra non avere molto interesse per le cose terrene).

Ho usato un concetto ambiguo in questa presentazione, il concetto di “dio”; in effetti i sumeri, la prima civiltà del nostro pianeta, non conoscevano il concetto di divinità, loro chiamavano questi personaggi DINGIR (per facilità di consultazione ho riportato in Appendice A la genealogia di questi esseri), un termine che dai nostri studiosi è stato tradotto in molti modi, e al quale è stato attribuito, appunto, il significato di DIO.
Questo però è solo perché i nostri studiosi vivevano, come viviamo noi, in un mondo in cui il concetto di divinità esiste già e descrive quei caratteri che loro vedevano attribuiti ai dingir: il potere, la longevità, il decidere delle cose terrene e celesti, il loro fare continuo su e giù tra terra e cielo…. un serpente che si morde la coda. I sumeri descrivevano i loro dingir come personaggi in carne ed ossa, ognuno con un compito particolare, ognuno che presiedeva a determinate funzioni, anche se alcuni di essi operavano in più ambiti.
Così, se Enlil era descritto come un abilissimo organizzatore e gestore, egli aveva, in qualità di capo, potere decisionale su tutto, pur se non aveva capacità tecniche su una data materia. Chi, al contrario, aveva capacità e conoscenza in tantissime materie, spesso scientifiche, era suo fratellastro Ea. Egli era il figlio primogenito di Anu, avuto però da una concubina di nome Nammu, non dalla sua sposa ufficiale Antu (dalla quale invece ebbe Enlil); le complicate regole di successione dei dingir però prevedevano che l’erede legittimo al trono nei cieli fosse il figlio avuto da una sorellastra, anche se era il minore tra i figli maschi nati.
E Antu, oltre che moglie, era sorellastra di Anu.Ea, il cui nome significa probabilmente (le ultime scoperte linguistiche sembrano puntare verso una nuova direzione) “Casa Acqua – Colui la cui casa è in acqua”, era un dingir di enorme sapienza. Per intenderci, i testi lasciatici dalla cultura mesopotamica, identificano in Ea il personaggio che creò il primo uomo e la prima donna,con un processo che oseremmo paragonare a una fertilizzazione in vitro eterologa.
Da questi primi due esemplari poi, con una serie di clonazioni, ne furono creati altri 14. Vennero poi resi capaci di procreare e l’uomo si moltiplicò.
Perché?
Per lavorare al posto dei dingir… Oltre a questi personaggi che ho nominato ve ne erano altre decine e decine, anzi, centinaia… Un testo del II millennio a.C., il mito della creazione babilonese (chiamato Enuma Elish) riporta che questi esseri erano divisi in 2 gruppi: gli Anunnaki e gli Igigi. Gli Igigi, i dingir minori, vivevano nel cielo, mentre gli Anunnaki stavano sulla Terra ed erano sotto il comando di Enlil.
Siccome c’era da svolgere tutta una serie di attività lavorative, specialmente il sollevamento del Golfo Persico dalle paludi, ed operazioni di scavo in miniere, gli Igigi vennero richiamati sulla terra per lavorare assieme agli altri Anunnaki meno importanti. Così Ea, assieme a sua sorellastra Mami, e coadiuvato da sette donne chiamate “signore della nascita”, creò gli uomini “in modo che gli Igigi potessero tornare nei cieli”. Enlil era un dingir parecchio burbero, molto rigoroso, a volte potremmo dire perfino cattivo.
Aveva un concetto di morale molto rigido, tanto che, nei testi lasciatici dai sumeri, i vari legislatori a partire dal III millennio dichiaravano di aver scritto i loro codici di leggi in onore di Enlil. L’unica volta in cui questo mise da parte il suo rigore fu quando, colto da una tempesta ormonale, dopo aver visto una certa Sud nuda in un fiume, la violentò.
Per questo fu portato davanti al consiglio dei dingir e condannato ad andare in esilio, finché fu Sud stessa a perdonarlo e chiedere il suo ritorno se Enlil l’avesse sposata. Molto gentile, molto umana… non proprio… lo stupro in effetti non era proprio tale. Infatti Sud voleva diventare la moglie del capo e sua madre le suggerì come fare: farsi trovare nuda nel fiume quando Enlil andava a fare la sua nuotatina.
Enlil comunque per senso di colpa la sposò (una storia che sembra attualissima…), e la loro unione generò un dingir di nome Nanna, che diventò il dingir della Luna (tenete a mente questo particolare) il cui nome in effetti significava “Lo Splendente”.
Successivamente questa coppia generò anche un altro figlio, Ishkur, che più avanti conosceremo molto bene.
Nanna diventò dunque l’erede di Enlil?
No, perché Enlil prima di arrivare sulla Terra, aveva avuto un figlio da sua sorellastra Mami, che come abbiamo già visto era anche sorellastra di Ea. Questo figlio si chiamava Ninurta (Signore della Fondazione), ed era il figlio prediletto da Enlil. Se Enlil era burbero e rigoroso, Ninurta era anche peggio.
Era però, forse più del padre, molto interessato ai sumeri e alle cose terrene. Era un abilissimo combattente, un discreto istruttore, ed era ricordato dai sumeri come il dingir della agricoltura. E anche se un paio di testi ci dicono che l’agricoltura arrivò dalle montagne per mano di Enlil (per esempio il bellissimo testo “Ninazu e Ninmada”), in altri testi Ninurta viene menzionato come colui che insegnò l’agricoltura all’uomo.
Ninurta non ebbe figli, di Ishkur non sappiamo nulla in merito, mentre Nanna e sua moglie Ningal ebbero almeno tre figli: la maggiore Ereshkigal (Signora della grande Terra) e i gemelli Utu (Sole) e Inanna (Signora dei Cieli).
Ereshkigal è descritta come una dingir severissima, spietata, che dominava in una zona chiamata “mondo di sotto”, ma il cui nome sumero, Abzu, indicava il luogo primordiale.
Utu venne incaricato di badare ai “carri del cielo” e alle “camere celesti” o “barche celesti” (chiamate MA ANNA = barche del cielo) dei dingir, e divenne il dingir del Sole, mentre Inanna è ricordata come la dingir di Venere, una femmina di grande bellezza e dotata di un grande erotismo (che non mancava di sfruttare per avere rapporti anche incestuosi, addirittura con suo bisnonno Anu e con suo zio Ea, pur di ricavarne qualche vantaggio in effetti Inanna era la prostituta dei dingir, e la madre ideale delle tante arrampicatrici / escort della storia) ma anche una feroce guerriera.
Abbiamo conosciuto dunque la genealogia di Enlil. Quale era invece la situazione di suo fratello?
Potremmo dire che Ea era una sorta di sessantottino figlio dei fiori, promiscuo, amante delle donne nonostante avesse una moglie (Damkina – Signora della Terra), amante del sesso, della birra (alcuni dingir erano dei gran bevitori!), molto alla mano, di grandissimo ingegno e molto ben disposto sia nei confronti degli altri dingir che nei confronti dell’uomo.
Anzi,generò figli e figlie anche con donne umane. Era il modello del perfetto incestuoso, molto più di Inanna, infatti giacendo con sua sorellastra Mami (il cui nome sumero generalmente è Ninmah o Ninhursag) generò alcune figlie femmine, con le quali poi generò altre figlie femmine che erano al contempo sue figlie e nipoti… e così di nuovo con le nipoti… finché Ninmah, che chissà perché iniziava ad essere un tantino alterata, gli scagliò delle maledizioni che lo ridussero quasi in fin di vita dal dolore. Il suo figlio prediletto e primogenito era Marduk, avuto da Damkina.
Era un personaggio molto particolare: validissimo e rabbioso combattente, ma molto sfortunato in battaglia, infatti fu sconfitto in due diverse battaglie contro il figlio e la nipote di Enlil, Ninurta e Inanna. Fu processato, rinchiuso in una camera silente senza acqua, e ne fu liberato solo quando sua moglie Sarpanit supplicò per la sua vita, e solo per andare in esilio. Ma Marduk non era solo un guerriero… era espertissimo nel lavorare la terra, nella costruzione di canali e acquedotti, pare che avesse notevoli conoscenze astronomiche, e tante altre doti.
Un testo ci lascia una serie di scongiuri secondo i quali è Marduk a guarire i malati. Un testo addirittura ci lascia una riga in cui Ea, per rispondere alle lamentele del figlio, gli dice “Cosa so io che non ti ho insegnato?”. Dunque, tutto (o quasi) ciò che sapeva Ea, lo sapeva anche suo figlio.
Eppure pare che Marduk fosse ossessionato dal pensiero di usurpare Sumer… nel corso del III e II millennio Marduk ci provò almeno due volte, non si dava per vinto, pensava di averne diritto.
Ma perché? Lo vedremo tra poco… ora conosciamo il resto della famiglia di Ea.
Marduk aveva alcuni fratelli: Ningishzidda, Gibil, Dumuzi e Nergal.–Dumuzi (Figlio che è vita) era nato dall’unione con una non meglio identificata Sirtur, ed era il dingir pastore, sfortunatissimo eterno fidanzato di Inanna, fidanzamento che non fu visto di buon occhio da Marduk. Morì giovane, fu resuscitato, ma fu costretto a passare il resto della sua vita traslocando sei mesi a Sumer e sei mesi nel regno del mondo di sotto, come schiavo di Ereshkigal, alternandosi con la sua sorellastra Geshtinanna (Vino del Cielo).–Gibil era il detentore della forgia e del fuoco e di lui si sa pochissimo, ma il suo nome (Il bruciante) ci può dare un’idea.
Si parla di lui in maniera quasi sempre legata a metalli, ad attività di fucina etc.–Nergal era un gran bastardo. Per la verità molti testi lo descrivono come figlio di Enlil, il che non sarebbe assurdo visto che Nergal era caratterialmente più simile alla genealogia di Enlil che a quella di Ea. In un testo chiamato “Epica di Erra” (dove Erra è un suo epiteto, dal significato di “Colui che annienta”) Nergal conduce una guerra assurda ai danni dei sumeri assieme a Ninurta.–Ningishzidda: Questo dingir è uno dei personaggi sui quali gli studiosi si sono sbizzarriti, attribuendogli ognuno caratteri e significati diversi, il che ci fa praticamente capire che le idee su di lui non sono ancora chiare.
Era figlio di Ea e sua pronipote Ereshkigal (ma i dotti ci dicono invece che era figlio di Ninazu e Ningiridda – nel mio libro “Testi Sumeri” ho mostrato che questi due dei erano proprio Enki ed Ereshkigal), nei testi sumeri viene chiamato con vari epiteti (tra cui:falco degli dei, grande serpente, grande mago, puro principe etc), viene descritto come un dingir che entra ed esce dal mondo di sotto, per cui gli studiosi, che hanno identificato questo mondo in un fantomatico regno dei morti, lo reputano uno psicopompo. Ningishzidda, o in alcuni testi Gizidda, era descritto come un dingir di grande sapienza, al quale sia Ea che Anu avevano assegnato un futuro benevolo. Lo si descrive come raggiante, dai lunghissimi capelli sulle spalle, e viene chiamato Principe.
Tutti questi dingir, e i tanti altri che venivano serviti e riveriti dai sumeri, erano eccessivamente umani nelle loro caratteristiche, ben lontani dal concetto di Dio a cui siamo abituati. L’influenza di Sumer si estese ai popoli circostanti, e quegli stessi popoli che vennero in contatto con Sumer, adottarono lo stesso pantheon, ora con quella, ora con questa modifica. Un determinato paese era più fedele a un determinato dingir che diventava il dingir principale o regionale, modificando quindi spesso le genealogie e gli attributi. Ma i caratteri principali di questi dingir rimanevano sempre gli stessi, e questa è la chiave che ci permetterà di arrivare a identificare i due simpatici personaggi che attualmente conosciamo con i nomi di Yahweh e Satana.Abbiamo detto che Marduk pensava di avere il diritto di regnare su Sumer, al posto di Ninurta, una volta che i loro genitori si fossero fatti da parte.
Perché la pensava così? Era, vedremo, una questione di numeri.
Alcuni testi (per esempio la tavola sumera chiamata “i.nam.gis.hur.an.ki.a”, e il bellissimo libro “A handbook of ancient religions” di John R. Hinnels) ci rivelano che gli Anunnaki erano contraddistinti da un numero, un grado numerico che ne definiva l’importanza. Anu, il capo supremo, aveva il grado 60; Enlil aveva il 50, Ea il 40, Nanna aveva il 30, Utu il 20, e vari dingir come Gibil, Marduk, Nabu e Nusku avevano il 10. Le dingir femmina invece avevano gradi sfasati di 5.
Così Antu aveva 55, Damina aveva 35, Ninlil (Sud) aveva 45, Inanna aveva 15, e così via. Ninurta, secondo alcune fonti, inizialmente non aveva un grado, mentre secondo altre aveva lo stesso rango di Marduk. Ishkur, stranamente, aveva un grado non multiplo né di 10 né di 5: il grado 6. Era un caso unico. Secondo Marduk suo padre Ea doveva essere il reale successore di Anu, e quando invece fu Enlil ad essere nominato principe, sia Ea che Marduk si alterarono non poco.
Ma mentre Ea, furbo e pacato, accettò questo smacco, spesso traendone vantaggio e dimostrando nei fatti a suo fratello Enlil quanto egli fosse più adatto a gestire le cose, Marduk si dimostrò meno capace di tollerare questo affronto. Ciò portò ad una guerra tra Ninurta e Marduk (chiamato Azag nel testo sumero), alla fine della quale il figlio di Ea fu sconfitto, catturato e imprigionato.
Successivamente costretto all’esilio, Marduk vagò per il mondo per lungo tempo, finché tornò di nuovo a Sumer, dove, in un territorio poco più a nord, organizzò un gruppo di seguaci e cercò di dichiararsi sovrano di quella terra, fondando una cittadella chiamata Esagila (Casa del grande dingir) e chiamando il luogo in cui sorgeva, simbolicamente e come affronto, “Babili”, che significava Porta dei dingir. Inutile dire che Enlil, appena ne venne a conoscenza, si organizzò (probabilmente con i suoi figli, e certamente con Ninurta) e distrusse la città e la casa di Marduk.
Dopo oltre un millennio, quando a cavallo del 2200 a.C. Ninurta prese ufficialmente il posto di Enlil e gli venne dato il rango di 50, Marduk non riuscì a tollerarlo. Si aspettava che, alla seconda generazione, il comando passasse alla fazione di suo padre, e quindi a lui. Ciò non successe e dunque assieme a suo figlio Nabu iniziò una serie di offensive contro la fazione di suo zio Enlil.
In quel periodo Ninurta era fin troppo occupato a bearsi del suo nuovo tempio, chiamato Eninnu (Casa del 50) forse per rimarcare il suo nuovo rango, mentre suo padre Enlil era molto distaccato dalle cose terrestri tanto che in alcuni testi di re sumeri ci si lamenta di come avesse abbandonato gli uomini a loro stessi. Marduk ne approfittò per insinuare, nelle stesse città dominate da Enlil e i suoi figli e nipoti, il dubbio nei loro confronti.
Questa attività mirata a fare proseliti durò oltre 150 anni e toccò varie regioni: Sumer, Babilonia, Elam, Canaan, e perfino quella che è conosciuta come Terra di Hatti (il sud della Turchia). Suo fratello Nergal, il quale aveva capito che ormai il potere sarebbe stato determinato da una lotta tra Ninurta e Marduk, e che comunque solo loro sarebbero stati gli eleggibili, decise di mettersi in mezzo prendendo le parti di Ninurta anzi che di Marduk, e i due alleati condussero una difficile campagna militare contro Marduk, Nabu, e i loro seguaci.
Il testo che ci descrive questa campagna parla di bombardamenti dal cielo, di montagne rase al suolo, di un mare che venne scavato, e ci rivela che questo attacco fu condotto con sette “armi del terrore”. Questo episodio è ciò che nella Bibbia viene ricordato come la distruzione di Sodoma e Gomorra. Era il 2024 a.C.Ci furono circa 100 anni di caos, al termine dei quali, Marduk, approfittando della situazione, si dichiarò sovrano dei dingir, rifondò Babili, ricostruì l’Esagila, e vi innalzò in cima un tempio chiamato Ekua, nel quale dimorava con sua moglie Sarpanit.
A Nabu andò la città che conosciamo come Borsippa, dove venne innalzata la sua dimora chiamata Ezida. Ma come fece Marduk a dichiararsi re? E soprattutto, perché si dichiarò “più grande tra i dingir” e non “unico dingir”?
Egli assunse 50 nomi, assumendo così il rango di Enlil; questo atto era un vero e proprio affronto: era un dire “guardate: sono io il nuovo Enlil”. Non solo, forse per umiliare ulteriormente gli enliliti, offrì loro di dimorare in residenze che fece costruire appositamente. Aveva bisogno di loro per spiccarne al di sopra. Nasce così, da un politeismo che era durato circa 2000 anni, la prima forma di enoteismo.
Ma gli enliliti piano piano se ne andarono, fondarono un regno che fu da allora perenne nemico di Babilonia il regno di Assiria – il cui dingir regnante, Asshur, altro non era che Ninurta (secondo alcuni studiosi in realtà era uno dei suoi figli, secondo altri un nome comune che riuniva caratteri di Anshar – padre di Anu, Enlil e Ninurta). Gli altri dingir dei pantheon di Assiria e di Babilonia, erano gli stessi dingir sumeri, solo (in alcuni casi) con altri nomi. Così Utu divenne Shamash, Nanna divenne Sin, Ea divenne Enki, Enlil divenne Ellil, Ishkur divenne Adad a Babilonia e Ramman in Assiria, Dumuzi divenne Tammuz, Inanna divenne Anunitum o Ishtar, e così via.
I dingir enliliti, avendo dovuto riconoscere la supremazia di Marduk, si disinteressarono delle cose del mondo, e si tennero in disparte, dedicandosi semplicemente a far sviluppare le popolazioni delle terre in cui erano ancora venerati, in attesa di avere vendetta. La fazione enlilita, che aveva fondato quel regno chiamato Akkad nel 2400 a.C. circa, era seguita da quel ceppo etnico che chiamiamo semiti, un ceppo che comprendeva accadi, elamiti, hurriti, amorriti, etc.
Ma oltre a questo gruppo di popoli semiti, anche alcuni popoli della zona nord-est del medio oriente furono dediti agli enliliti. Erano gli anatolici Ittiti. E con loro, intorno al 1800 a.C., inizia una fase molto importante della nostra storia. Gli Ittiti avevano come dingir principale Ishkur, che chiamavano Teshub, o in altre versioni Teisheba. Ishkur era un personaggio molto belligerante, e doveva essere piuttosto pieno di livore essendo un figlio poco importante di Enlil. Era comunque abilissimo come guerriero, e questa caratteristica fu trasmessa al suo popolo, gli Ittiti appunto.
L’Anatolia era famosa per la lavorazione dei metalli e storicamente, anche nel II e I millennio, da questa terra provenivano popoli abilissimi nella guerra e nella lavorazione di metalli, come i Cassiti. Gli Ittiti svilupparono intorno a Ishkur/Teshub un nuovo culto, in cui egli era figlio del cielo (figlio di Anu, al posto di Enlil) e creatore delle cose.
Da semplice dingir del tuono e delle tempeste quale era a Sumer, divenne il salvatore, e con gli Ittiti nasce, per la prima volta, una visione dei dingir più simile a quella biblica che a quella dei testi sumeri. I dingir diventano infatti rappresentazioni di forze della vita, dei fenomeni naturali, della natura in sè… Teshub per esempio rappresentava il rigore e l’ordine, mentre un altro dingir, Yanka, rappresentava il chaos. Cronologicamente, per un secondo, torniamo al 2048 a.C. In questo periodo, un certo Abram, di origine accadica semita e quindi seguace di Enlil e della sua fazione, a un certo punto si trova a colloquio con il suo Signore, il quale gli promette il dominio sulle nazioni in cambio del suo impegno a condurre una battaglia. Abram infatti dovette condurre i suoi militari in campagna di guerra per supportare via terra la battaglia di Nergal e Ninurta contro Marduk e Nabu.
Svolto questo compito, il dingir che gli si era presentato con il nome di El Shaddai lo manda in una zona abitata da un altro popolo, i Keniti, di origine anatolica ma stanziatisi al nord di Sumer ai margini della penisola del Sinai. Qui conosce altri seguaci dello stesso dingir. Il nome El Shaddai significa “signore della montagna”, ed è il perfetto corrispondente di uno degli epiteti di Enlil, ILU KUR.GAL (Signore della grande montagna), epiteto che però Enlil condivideva con suo figlio Ishkur. El Shaddai, dunque, era Enlil o Ishkur.
Cosa succedeva da parte della famiglia di Ea?
Fino a quel momento, pur se attivi a Sumer, Ea e i suoi figli avevano dominato in un’altra zona geografica: l’Africa. Ea e Marduk erano adorati in Egitto con i nomi di Ptah e Ra, mentre Ningishzidda era venerato con il nome di Thot. Gibil aveva invece un piccolo regno tutto suo nel centro est africano (quello che ora è conosciuto come Regno di Kush) e Nergal, oltre a un suo centro minore a Kutha (est di Sumer) regnava nel sud-Africa con sua moglie Ereshkigal. Marduk, una volta a capo di Babilonia, sparì dall’Egitto quasi definitivamente per dedicarsi al suo nuovo popolo.
E paradossalmente, il nipote di Abram, un certo Giacobbe, si trasferì in Egitto con un numeroso seguito di semiti richiamato da suo figlio Giuseppe che era al servizio del faraone. Ma non prima di aver assunto il nome di Israele. Questo nome, secondo gli studiosi, si traduce in ebraico Ysr El cioè “che ha combattuto contro El”. Infatti Giacobbe durante un suo pellegrinaggio incontrò un angelo e lottò con lui, vincendo. Questo angelo enigmaticamente gli disse: “da ora in poi sarai chiamato Israele perché hai combattuto con El e hai vinto”.
Il luogo dove avvenne questa lotta fu chiamato da Giacobbe col nome Mahanna-IM, generalmente tradotto “due accampamenti” ma che io ritengo collegato al nome IM del sumero Ishkur (si veda in merito il mio articolo: “Il significato del nome: Israele”).
Siamo all’incirca intorno al 1850 a.C, periodo in cui inizia, in Egitto, una massiccia presenza semitica, in particolar modo di quel ceppo che successivamente fu chiamato “ebraico”. Qui in Egitto, pur se Marduk non era più presente, ne venne conservato il culto come Amon-Ra (Il Ra nascosto) nei secoli successivi, e ovviamente, essendo di fazione mardukita / enkita, gli egiziani mal tolleravano i semiti.
Dopo un periodo di 400 anni circa dallo stabilirsi dei semiti in Egitto, sembra che questo El Shaddai improvvisamente si ricordò del suo popolo, e diede ordine a un certo Mosè (che era cresciuto alla corte del faraone) di portare via dall’Egitto i semiti schiavi. Ma a ben vedere, questi semiti non solo non erano schiavi, ma avevano tanto di quell’oro e di quelle ricchezze da far rabbrividire un banchiere moderno.
Siamo dunque intorno al 1433 a.C., quando inizia quell’evento storico ricordato come Esodo (gli storici attualmente accettano erroneamente una datazione di 150 anni più tarda, ignorando le indicazioni bibliche). Una volta che Mosè ebbe portato i semiti lontano, fu chiamato dal suo Signore su un monte ove doveva ricevere le sue leggi per il nuovo popolo che stava apprestandosi a far nascere: gli ebrei.
Siccome però a quanto pare si trattenne sul monte per parecchio tempo, giù a valle i suoi seguaci (che forse si annoiavano, o forse iniziavano a spazientirsi) costruirono un idolo d’oro e iniziarono a venerarlo. Era stranamente, un toro. La reazione di Mosè, quando vide questo idolo, fu violentissima. Spaccò le tavole della legge, e costrinse i suoi seguaci a fondere il toro dorato e fare ammenda, poiché dovevano adorare solo il personaggio che si era presentato come El Shaddai.
Ma il toro era l’animale che rappresentava la fazione enlilita… sia Enlil che Ishkur erano associati al toro, e se El Shaddai era Enlil (o Ishkur), che male avevano fatto dunque gli ebrei ad adorare questo animale? Le cose potrebbero stare diversamente: quando Marduk intorno al 1900 a.C. aveva assunto i 50 nomi e il rango di 50, dichiarandosi il ‘nuovo Enlil’, assunse anche il simbolo del toro, sia a Babilonia che in Egitto, in parallelo con quello che già lo contraddistingueva (l’ariete).
Dunque i semiti che erano arrivati in Egitto circa 100 anni dopo questo cambio di Marduk, e che nei 400 anni di soggiorno in Egitto avevano in qualche modo iniziato a venerarlo, costruendo l’idolo con le sembianze di toro stavano adorando Marduk o Enlil? Il nome Marduk in effetti si scrive Amar.Ud, che significa “giovane toro del sole”. Sia come sia, Mosè successivamente ebbe una visione:lo stesso personaggio che si era presentato al suo antenato Abram, apparve a lui dicendogli di andare a fare proseliti.
Non sapendo come chiamare questo personaggio, Mosè chiese: “ma se mi dicono: chi ti manda? io cosa devo rispondere?” e a questa domanda il Signore risponde enigmaticamente “Ai tuoi antenati mi presentai come El Shaddai – il mio nome Yahweh loro non conobbero.
Se qualcuno ti chiede chi sono, rispondi che io sono Ehyeh!”. Ora, Ehyeh è un componente verbale ebraico che indica una azione in corso e non ancora compiuta, una sorta di futuro (si tratta della forma Qal imperfetta, che i lessici ebraici descrivono come un passato continuo e futurante – in contrapposizione alla forma Qal perfetta, che sarebbe stata Ahyah), e significa “Sono chiunque sarò”.
Se voi chiedeste a una persona: “chi sei?” e questa vi rispondesse. “Sono chiunque sarò”, che cosa pensereste? Che non vuole identificarsi… il concetto che vuole trasmettervi è “Fregatene di chi sono e chi ero, da questo momento sarò solo IO”, e quel IO era il suo nuovo nome Yahweh.
Ma allora chi è questo Yahweh? Per capirlo dobbiamo parlare di un altro popolo, i cananei, un ceppo etnico parente degli ebrei semiti e che ora conosciamo come Fenici. Nel XV secolo a.C., durante il periodo in cui si svolgono questi fatti, in Canaan, l’odierno Libano, era stanziata una popolazione mista nata da un incrocio di egiziani, amorriti, mitanni e…ittiti!
Il pantheon cananita era molto simile a quello ittita e sumerico, il dingir principale era un certo El, ed aveva tre figli: Baal, Mot e… Yam/Yaw. I testi giunti a noi da quella zona ci parlano di lotte tra questi fratelli, e addirittura di lotte tra Baal e suo padre El, il quale diede a un certo punto il permesso a suo figlio Baal di eleggersi a divinità principale. Questa storia ci ricorda in modo impressionante il permesso dato da Enlil a Ninurta di assumere il rango 50, dichiarandosi così dingir principale.
Dopo aver eliminato i propri fratelli, Baal si dichiarò dunque ‘sovrano’delle terre. I testi ci dicono che Mot e Yam/Yaw morirono, ma questo non è assolutamente certo… diciamo solo che sparirono dalla circolazione.
Che sia proprio questo Yaw a presentarsi a Mosè?
Di certo El era El Shaddai, fosse esso Enlil o Ishkur, e il campo ove avvenne la lotta tra Giacobbe e l’angelo era dedicato a IM – Ishkur. Alcuni attributi che nel corso dei secoli furono associati a Yahweh ci rimandano sicuramente ad Ishkur, come per esempio il legame con le tempeste. Nel libro dell’Esodo si dice di Yahweh che “Al suono della sua voce rombano le acque, egli produce i fulmini e le nubi e libera i venti dalle loro riserve”, inoltre il nome Shaddai deriva da Shaddu, che significa Montagna, e come abbiamo già visto Ishkur significa Signore delle montagne. Ma a Yaw / Ishkur non bastava dichiararsi dio degli ebrei, perché il suo curriculum, come Ishkur, era ben scarno.
Chi avrebbe mai scelto di adorare un piccolo dio delle montagne e tempeste quando ben altri dingir si erano rivelati più potenti?
Ed ecco cosa fece Ishkur: attinse a tutti gli elementi legati a suoi fratelli, cugini, zii, nonni etc, creando, attraverso il popolo degli ebrei, un UNICO dio che era responsabile di tutti quegli atti. Così Yahweh diventa il dio che “creò Adamo dalla terra”, una azione che sappiamo essere stata compiuta da Ea. Yahweh diventa il distruttore di Sodoma e Gomorra, una guerra che sappiamo essere stata condotta da Ninurta e Nergal. Yahweh diventa il dio che distrugge la Torre di Babele, azione che sappiamo essere stata compiuta da Enlil e Ninurta. Yahweh diventa colui che manda il Diluvio e poi salva Noè e la sua famiglia, azioni che invece nel lungo testo Atra Hasis vengono imputate a Enlil (il quale manda il diluvio) e ad Ea (che dice a Ziusudra / Noè come costruire la sua arca).
Insomma Ishkur manda in pensione tutti gli altri dingir facendo proprio ogni loro attributo e ogni loro azione. Gli ebrei, il suo nuovo popolo, dovranno credere in questo, e portare questa parola a suon di spada ovunque andranno.
Vi chiederete… e gli altri dingir? Come si passa da una situazione con tanti dei, a una con un solo dio?
Semplice: creando una schiera di sotto-dei (gli angeli) e una figura antagonista con la sua schiera di seguaci. Un avversario insomma, al quale attribuire ogni connotato maligno. Il termine ebraico per questo avversario, ormai l’avete capito, è Saitan, che alcuni studiosi – come Giovanni Semerano – fanno derivare dall’accadico Sha-Tam, confermando il legame di Yahweh e Satana con Sumer e Akkad.
Tutti i vecchi dingir quindi, e in particolare quattro fra questi, privati delle loro azioni e delle loro caratteristiche positive, vengono riuniti in un unico nome: Satana.
Chi sono questi quattro dingir?
Per ora ci limitiamo a nominarli, tra poco ne esamineremo le caratteristiche spiegando perché siano proprio loro le fonti usate per creare Satana. Si tratta di Ea, Marduk, Ningishzidda e Dumuzi.
(Tratto da Da Sumer al Transumanesimo)
Alessandro Demontis