
Nella mitologia sumera, Dumu-zi-Abzu (equivalente al Tammuz babilonese) era il dio della vegetazione che si rinnova ad ogni anno. Grazie alla vasta documentazione rinvenuta dagli archeologi, i culti legati al dio Dumuzi/Tammuz si possono ricostruire con molta precisione.
Il nome accadico/babilonese Tammuz si è mantenuto fino ai nostri giorni nelle lingue semitiche, indicando il decimo mese del calendario ebraico (giugno/luglio ca.) ed il mese di luglio del calendario Gregoriano in lingua araba.
Nella lista reale sumerica Dumuzi è anche indicato come secondo sovrano della mitica I dinastia di Uruk. Nel poema del ciclo epico sumerico a lui dedicato le caratteristiche divine di Dumuzi si sovrappongono alle sue caratteristiche di sovrano (impegnato, in particolare, nello scontro tra Uruk e Aratta).
Tra le rappresentazioni di Dumuzi è particolarmente conosciuta quella del dio pastore, celebrato dagli allevatori di pecore che lo dicevano figlio di Duttur, la personificazione divina della pecora. Mentre gli allevatori di bovini lo dicevano figlio di Ninsûna, la personificazione divina dei bovini selvatici. La rinascita della vegetazione in primavera e la floridità dei pascoli era infatti la base di quelle economie.
Da alcuni testi appare una forma del dio chiamato “Dumuzi del grano”, legato all’agricoltura ma in particolar modo alla fabbrica della birra di grano, attività nata nella civiltà sumero-accadica.
Ancora, una forma del culto lo vede come il “dio bambino”, Damu, da collegare alla venerazione dei coltivatori degli alberi da frutta nel basso Eufrate. La mitologia di Damu si distacca parzialmente da quella generale di Dumuzi, non prevede i riti del matrimonio ma è particolarmente importante il rito della ricerca del dio morto.
I culti e la figura di Dumuzi sono strettamente legati a quelli della dea Inanna (Ishtar). Il matrimonio tra il giovane dio e la dea dell’amore era celebrato e messo in scena sacralmente ogni anno. La coppia Inanna Dumuzi, oltre al mito, venne celebrata nella letteratura non religiosa come esemplare di una relazione amorosa.
Il dio Dumuzi con la sposa Inanna
Du.mu.zi (“Figlio che è Vita”): il più piccolo dei sei figli di Enki, promesso a Inanna/Ishtar (nipote di Enlil). Suo fratello maggiore, Marduk, si oppose al matrimonio e provocò la morte dello stesso Dumuzi. Molti testi sumeri descrivono questa tragica storia d’amore tra due dèi e di come Inanna, disperata, si mise alla ricerca del corpo dell’amato per tentare di riportarlo in vita. Studiando altri importanti testi egizi, Zecharia Sitchin ha ipotizzato che fu Inanna a dare il via alla pratica della mummificazione, sperando di conservare il corpo di Dumuzi fino alla risurrezione. Il decimo mese mesopotamico (Tammuz in accadico e in ebraico) era così chiamato in onore di Dumuzi; il dio era commemorato in quel mese anche in epoca biblica.
Il Corteggiamento nelle liriche
Inanna e Dumuzi si incontrano la prima volta, e si innamorano, passa una giornata prima che si possano rivedere, così canta Inanna:
«Io, una fanciulla, ho atteso tutto il tempo, fin da ieri
Io, Inanna, ho atteso tutto il tempo, fin da ieri
ho atteso tutto il tempo, ho danzato
ho cantato tutto il giorno, fino a sera,
mi ha conosciuto! Mi ha conosciuto!
Il nobile, il pari di An mi ha conosciuto.
Il nobile ha preso la mia mano nella sua.
Ushumgalanna ha messo il suo braccio attorno alle mie spalle.
Dove mi stai portando? Toro selvaggio,
lasciami andare, devo tornare a casa!<
Pari di Enlil, lasciami andare, devo tornare a casa!
Che bugia racconterò a mia madre?
Che bugia racconterò a Ningal? »
Il matrimonio sacro
Rito centrale nel culto di Dumuzi è il matrimonio sacro, il rito assume aspetti e significati differenti per le diverse comunità che lo celebravano. Per i coltivatori di alberi da frutto il matrimonio rappresentava la pienezza della stagione, il momento della raccolta, il banchetto nuziale ricco e pieno di ogni genere disponibile, anche di ciò che non poteva essere conservato durante la stagione invernale. Per gli allevatori di bestiame l’enfasi andava invece sull’accoppiamento, impersonato da attori umani il rito di fertilità faceva coincidere la potenza generatrice del divino con l’atto sessuale.
Morte e lamentazioni
La morte del dio è comune a tutti i miti di Dumuzi (o Damu), ma è differente nei diversi testi rinvenuti. I motivi per la morte del dio restano genericamente vaghi.
Nel famoso poema Discesa di Inanna agli inferi il dio Dumuzi viene sacrificato in vece della dea.
Nel poema “Il sogno di Dumuzi”, il dio ha una premonizione del proprio destino e chiede a tutti gli esseri della natura di lamentarlo. Il dio ha diversi sogni che preconizzano la sua morte, secondo tali sogni una banda di briganti lo avrebbe ucciso lungo una strada, nonostante ciò spera di sfuggire al destino. In più occasioni, quando il dio è catturato e tutto sembra perso si rivolge ad un’altra divinità, Utu, e riesce a sfuggire. Al termine della vicenda, cercando rifugio in un ovile senza protezioni nel deserto, i suoi inseguitori lo raggiungono ed il destino si compie.
Alla morte del dio seguono le lamentazioni e la disperata ricerca da parte della sorella Geshtinanna, parzialmente ciò ricorda il mito egiziano di Iside e Horus ma il ritorno alla vita del dio, in questo caso Damu, è riportato in una sola composizione.