
In generale
Questo libro è il risultato di una ricerca. Una ricerca la si compie per rispondere ad un quesito: essa non implica necessariamente un parere sull’oggetto osservato. L’obiettività non esiste in assenza di una certa elasticità spirituale, poiché nessuno è obiettivo in natura. Tutti abbiamo delle opinioni dalle radici profonde ed impenetrabili. Se il risultato di una ricerca differisce dalle nostre opinioni, è comunque nostro dovere intellettuale modificarle. La situazione può diventare provocatoria. e generare un conflitto che si configura come la pietra di paragone della nostra obiettività e della nostra maturità spirituale. La violenza che caratterizza una controversia; dipende dalla gravità del conflitto: l’impegno cosciente dell’obiettività attenua il conflitto e trasforma la controversia in dialogo. È questo stesso impegno che ha spinto me, un ingegnere, a verificare la correttezza delle descrizioni delle navi spaziali, tramandateci da Ezechiele, e delle azioni che le riguardano. In mancanza di una qualsiasi esperienza, Ezechiele operò dei confronti visivi per descrivere quanto aveva osservato. Questa rappresentazione per immagini è misteriosa e confonde il lettore, il quale ignora i fatti reali che stanno alla base della rappresentazione stessa. Tuttavia, da un accurato esame delle immagini, scaturisce qualcosa di sensazionale che non si può confutare. A quanto pare, Ezechiele intuì la verità molto presto. Poiché non si trattò di un caso isolato, ma di avvistamenti ripetuti per vent’anni, ne è derivato un rapporto preciso su un determinato modello di nave spaziale. Con eccezionale spirito di osservazione, Ezechiele illustra caratteristiche e funzionamento del veicolo. Il suo libro inizia parlando di un’astronave in orbita attorno alla Terra e che atterra successivamente, dandogli modo di imprimersi nella memoria quelle stesse caratteristiche che, vent’anni più tardi, riscontrò nell’ultima astronave osservata. Ezechiele scruta i movimenti dei comandanti delle navi spaziali ed ascolta i loro discorsi. Una volta, vola addirittura a bordo di un’astronave fino a giungere ad un tempio del quale, almeno per ora, non conosciamo né l’ubicazione, né il significato. L’odierno livello degli studi spaziali e della missilistica, ci fornisce la chiave per chiarire il misterioso racconto di Ezechiele e delle sue accurate. analisi degli elementi che componevano le astronavi. Questo procedimento ha dato rapidamente dei buoni risultati, dimostrandoci, in virtù di ulteriori ricerche più dettagliate, la sensazionale esattezza delle descrizioni di Ezechiele, il suo straordinario spirito di osservazione e la sua memoria fotografica. Non solo è stato possibile effettuare un semplice schizzo del progetto, bensì indicarvi alcune dimensioni, pesi e prestazioni potenziali. Per la prima volta si è quindi tradotta la notizia antica di un’astronave in termini tecnici, riuscendo ad interpretare avvenimenti il cui significato sembrava privo di senso. Si ottiene un’astronave che non solo è costruibile mediante le attuali conoscenze tecniche, ma che è funzionante ed idonea a svolgere la sua missione. La sorpresa consiste nel trovarci davanti ad un livello tecnico per nulla fantascientifico, molto simile a quello raggiunto da noi. L’astronave che è venuta fuori dalla ricerca, doveva funzionare in stretto collegamento con una nave madre, in orbita intorno alla Terra. Rimane solo fantastico che un tale veicolo fosse una realtà duemilacinquecento anni fa! I risultati sono, com’è ovvio, in contrasto con le spiegazioni che, nel corso dei secoli, forniscono vari studiosi e religiosi. Dobbiamo comunque essere coscienti che, n¤l periodo di tempo che ci separa da Ezechiele, l’umanità non ha costruito missili e macchine volanti. Perciò, spiegare il testo biblico in questo senso, fino a pochi anni fa era impossibile. Le interpretazioni non potevano che essere religiose e misticheggianti. Infatti, nonostante i progressi compiuti in questo secolo, è solo dal dicembre del 1964 che siamo in grado di spiegare scientificamente le astronavi di Ezechiele. In quell’anno, un ingegnere capo del Centro di Ricerca Langley della Nasa, pubblicò un’opera sulla “Structures Technology”, dov’era descritto un oggetto volante da lui progettato, capace di volare nella stratosfera. Esso è simile all’astronave di cui sopra, quindi, se non si fosse al corrente di questa possibilità, una spiegazione scientifica di quanto osservò Ezechiele sarebbe inaccettabile. Il discorso, controverso, sui potenziali contatti con civiltà extraterrestri, lo si porta avanti un po’ dovunque, in diverse discipline tecniche e scientifiche. Nonostante i molti punti di disaccordo, si è però tutti dell’opinione che sia possibile entrare in contatto con civiltà diverse dalla nostra e che hanno raggiunto o sorpassato il nostro livello di sviluppo. Riusciamo ad esempio a stimare, tanto dal punto di vista tecnico che da quello finanziario, l’energia necessaria per talune imprese spaziali. Tutto ciò è importante, in quanto è lecito supporre che anche una civiltà extraterrestre possieda il concetto di valore e quindi affronti in qualche maniera i problemi del finanziamento delle astronavi. È improbabile che una qualsivoglia civiltà concentri ogni suo sforzo verso un solo individuo, allora ne deduciamo che le “visite” in questione furono estese in più aree geografiche e ripetute in tempi successivi. Provare quanto sopra, sarebbe di grande utilità ai fini degli studi sull’avvistamento degli extraterrestri. Le ricerche in tal senso, sono comunque subordinate ad un lavoro interdisciplinare tra archeologi, studiosi di lingue antiche, ingegneri specializzati. Si spera di ritrovare dei reperti dovuti ad atterraggi mal riusciti, astronavi precipitate sulla Terra, e così via, reperti che alcuni pongono quale condizione necessaria alla ricerca sulle astronavi extraterrestri. Anche se per noi, oltre alla conoscenza scientifica, sono sufficienti i reperti di carattere archeologico e letterario, è ovvio che il ritrovamento di “pezzi” di astronavi assumerebbe un valore immenso. In questo momento, la quasi unica fonte di informazioni è l’archeologia. Poiché quest’ultima si occupa essenzialmente degli stanziamenti umani, ecco che le probabilità che un’astronave sia precipitata proprio nelle vicinanze di uno stanziamento umano, diventano assai ridotte. Inoltre, ammesso che l’evento sia avvenuto, non è difficile immaginare la distruzione dei resti dell’astronave da parte degli abitanti del luogo. Più improbabile ancora dell’evento in sé, è il fatto che un archeologo si metta a scavare proprio nel luogo di un atterraggio fallito e che si imbatta in qualche apparecchio elettronico sopravvissuto al disastro ed alla corrosione. Diciamo anche che un’archeologia veramente scientifica la si pratica da pochi decenni. La ricerca, nel loro campo specifico, portata avanti da alcuni ingegneri, può stabilire delle relazioni importanti di carattere scientifico. Dal punto di vista letterario, il libro di Ezechiele costituisce una prova lampante, unica nel suo genere, che ci indica le possibilità di ulteriori reperti. Questo mio insistere sulla partecipazione di ingegneri alla ricerca, deriva dalla necessità di osservare costruzioni o comunque cose che assomigliano a costruzioni, secondo metodi che rientrano nel settore scientifico. È infatti l’ingegnere, specie quello che costruisce, che si occupa personalmente del come sviluppare delle forme, cioè di realizzare delle costruzioni soddisfacendo a tutta una serie di condizioni ambientali e tecniche, tenuto conto del livello raggiunto dal progresso scientifico. L’indagine la si può condurre anche sul piano delle ipotesi ideali: quei visitatori e le loro macchine, dovevano per forza essere differenti da noi, sia nell’aspetto fisico che nelle usanze? Nei tentativi aprioristici di attribuire ad una civiltà extraterrestre apparenze fantastiche, misteriose e sconosciute, dimentichiamo spesso che è più probabile che tale civiltà ci assomigli che non il contrario. Ma questo è un argomento su cui torneremo ancora. Oggi qualsiasi notizia di avvistamenti di extraterrestri fa sorgere la domanda: da dove vengono e in che modo sono giunti fin qui? La domanda è logica e lascia sperare in una risposta sensazionale che per il momento non conosciamo. Gli interrogativi sono tanti, tuttavia, se non riusciamo a risolverli in blocco, si può tentare di risolverli singolarmente. Non serve dire: ignoriamo da dove vengono gli extraterrestri, perciò non possono essere arrivati fin qui! Ezechiele indica la via da seguire, descrivendo delle astronavi che noi confermiamo grazie alla nostra conoscenza tecnica. Il suo documento chiave, ci sprona a ricercare in altre direzioni. Diremo allora meglio: gli extraterrestri sono stati qui, perciò da qualche parte devono essere venuti, Per quanto mi riguarda, è stata la curiosità tecnica a spingermi ad insistere sulla partecipazione di un ingegnere alla ricerca. Infatti, il mio interesse si è concentrato su quella parte .del libro di Ezechiele dove predominano i riferimenti alla costruzione e ai metodi costruttivi. Mi sono soprattutto interessato a quanto rientra nel mio consueto settore professionale. Nel libro, queste parti sono del resto nettamente distinguibili da quelle relative alle profezie. L’usare nella ricerca dei metodi scientifici, e trovare dei risultati plausibili, apre grosse prospettive. Questo mi ha spinto ad essere particolarmente pratico e rigoroso, pur tenendo conto che questo lavoro è suscettibile di ulteriori miglioramenti e sviluppi. Mi sono posto le seguenti domande: è concepibile un veicolo volante di quel tipo? Quanto più avanzata della nostra, era la tecnica delle astronavi descritte da Ezechiele? Se le risposte ottenute nel corso della ricerca fossero risultate improbabili o di natura fantascientifica, non avrei scritto questo libro.
Chi fu Ezechiele
Poiché analizziamo gli scritti di Ezechiele, cerchiamo di inquadrarlo come individuo, mettendone a fuoco la personalità, la natura e la formazione di studioso. Questo quadro è indispensabile per determinare il grado di fiducia da accordare alle sue affermazioni, tenuto conto che non lasciò mai la sua famiglia, non uscì mai dai confini del suo mondo e svolse sempre lo stesso lavoro, non ebbe cioè l’esperienza del viaggiatore colto, caratteristica dello scienziato antico. Il libro inizia nel 593 o nel 592 a:C. Cinque anni prima,. presumibilmente nel 597, insieme a molti altri ebrei, Ezechiele fu deportato in Babilonia. Visse nella cittadina di Tel-Abib, in Caldea, sulle rive del fiume Kebar (in realtà si trattava di un canale). Ezechiele era un sacerdote. Si deduce che fosse sposato in quanto, dopo l’inizio delle sue profezie, menziona la morte della moglie. Suo padre si chiamava Buzi. Parecchi elementi utili alla nostra indagine, sono deducibili da alcuni passi del libro e dall’analisi della situazione politica dei tempi in cui visse il profeta. Il fatto stesso che egli si trovasse tra i deportati in Babilonia, comprova ad esempio il rango sociale abbastanza elevato della sua famiglia. Infatti, le deportazioni del 597 riguardarono solo la parte più ricca ed influente della popolazione ebraica. Tel-Abib era a sud di Babilonia, non molto lontana dalla capitale, per cui è ragionevole supporre che Ezechiele conoscesse la grande torre o, almeno, che fosse al corrente dei dettagli della costruzione. È altresì probabile che avesse sentito parlare, se non visto di persona, della immensa porta della città e della magnifica strada che vi sboccava. Ezechiele conobbe senza dubbio molti abitanti della città, i soldati, il loro armamento ed i carri da combattimento trainati da cavalli. Egli iniziò a scrivere intorno ai trent’anni. L’ultima profezia del libro, dovette perciò esprimerla quand’era all’incirca cinquantenne. Ezechiele fu educato a Gerusalemme e, in seguito alla deportazione, venne in contatto con una cultura diversa. Nel libro, si rileva la sua soddisfacente conoscenza della situazione politica e culturale del Medio Oriente, Egitto compreso. Dalla nostra ricerca, Ezechiele emerge come uomo dotato di considerevole esperienza e di buona educazione, ricevuta quest’ultima nell’ambito di una famiglia ebrea di una certa levatura economica ed intellettuale. Ignoriamo quando e dove mori Ezechiele, cosi come è sconosciuto il luogo della sua sepoltura. Si suppone, ma non esiste conferma, che la sua tomba si trovi nei pressi di Al-Kifl, un villaggio che, secondo la cartina geografica dei “Lands of the Bible today” (pubblicata dalla Geographic Society, Washington D.C., dicembre 1967), sorgeva ad una quarantina di chilometri a sud di Babilonia.
Che cosa vide Ezechiele
Se analizziamo quanto vide Ezechiele, spiegando ciò che appare oscuro ed eliminando quanto rimane confuso, allora, grazie ed insieme a lui, possiamo realmente vivere la sua visione. Per approfondire l’argomento, giova rifarsi al testo biblico, dove sono narrate le vicissitudini del profeta.
Capitolo primo
1:1. L’anno trentesimo, il mese quarto, il giorno cinque del mese, io mi trovavo fra i deportati presso il fiume Kebar. E il cielo si apri, e fui testimone di visioni divine.
1:2. Il cinque del mese, si era già nell’anno quinto dalla deportazione del re Joiachin
1:3. la parola del Signore fu diretta ad Ezechiele, figlio di Busi, sacerdote, nella terra dei Caldei, sul fiume Kebar. E là fui rapito in estasi.
1:4. lo guardavo, ed ecco un vento tempestoso avanzarsi dal settentrione, una grande nube che splendeva tutt’intorno, un fuoco da cui guizzavano dei bagliori, e nel centro come lo splendore dell’eletto in mezzo al fuoco.
1:5. Nel mezzo apparve la figura di quattro viventi, il cui aspetto era il seguente. Presentavano sembianze umane,
1:6. ma ciascuno aveva quattro facce e quattro ali.
1:7. Le loro gambe erano dritte, ed I piedi simili agli zoccoli d’un bue, lucenti quale bronzo terso.
1:8. DI sotto le ali, ai quattro lati, si levavano mani d’uomo. Tutti e quattro avevano Il medesimo aspetto e le ali le identiche dimensioni.
1:9. Le ali si univano l’una con l’altra, e in qualunque direzione si volgessero, non si voltavano indietro, ma ciascuna procedeva di fronte a sé.
1:10. Quanto alle loro sembianze presentavano l’aspetto di uomo. ma tutti e quattro avevano pure una faccia di leone a destra. una faccia di bue a sinistra e una faccia di aquila.
1:11. Così le loro ali erano spiegate verso l’alto: ciascuno aveva due ali che si toccavano e due ali che gli velavano il corpo.
1:12. Ognuno si muoveva di fronte a sé: andavano dove lo spirito Il dirigeva, e muovendosi non si voltavano indietro.
1:13. In mezzo a quei quattro viventi si vedevano come del carboni ardenti a guisa di fiaccole. che si aggiravano In mezzo a loro. Il fuoco splendeva e dalla fiamma si sprigionavano delle folgori.
1:14. Anche I quattro viventi andavano e tornavano come il baleno.
1:15. Or, guardando lo quei viventi, vidi che sul terreno v’era una ruota a fianco di tutt’e quattro.
1:16. Le ruote e la loro struttura splendevano come il crisolito: tutt’e quattro avevano Identica forma, e sembravano congegnate In modo come se fossero l’una in mezzo all’altra.
1:17. Così movendosi potevano andare verso quattro direzioni, senza voltarsi nei loro movimenti.
1:18. La loro circonferenza era di grande altezza. ed i cerchi di tutt’e quattro erano costellati di occhi tutto all’intorno.
1:19. Quando quel viventi si movevano, anche le ruote giravano accanto a loro, e quando si elevavano da terra, si alzavano pure le ruote.
1:20. Dovunque lo spirito le spingesse, le ruote andavano, come pure insieme a lui si alzavano, perché lo spirito di quel vivente era nelle ruote.
1:21. Quando quelli camminavano, le ruote giravano; quando quelli si fermavano, si arrestavano pure le ruote, e quando essi si elevavano da terra, anche le ruote si alzavano insieme a loro, perché lo spirito dell’essere era nelle ruote.
1:22. Sulle teste di quei viventi vi era una specie di firmamento, splendente come un cristallo disteso sopra le loro teste,
1:23. e sotto il firmamento le loro ali erano distese, l’una vicina all’altra, mentre le altre due ali dei quattro viventi ne ricoprivano Il corpo.
1:24. lo udii il rumore delle ali, mentre essi si movevano: sembrava Il rumore di una masse d’acqua, simile alla voce dell’Onnipotente, al frastuono di un accampamento. Quando poi si fermarono, ripiegarono le loro ali.
1:25. Allora una voce si udì dal firmamento, che era sul loro capo.
1:26. E sul firmamento che era al di sopra delle loro teste, apparve come una pietra di zaffiro, In forma di trono, e su questa specie di trono, una figura In sembianze d’uomo, che vi si ergeva sopra.
1:27. Da quei che parevano i suoi fianchi in su, m’appariva splendente come l’eletto, quale una visione di fuoco dentro e d’intorno: e da quei che sembravano I suoi fianchi in giù, mi pareva pure una visione di fuoco, con uno splendore tutto attorno
1:28. simile allo splendore dell’arcobaleno, che apparve nelle nubi in un giorno di pioggia. Questa visione era come l’immagine della gloria del Signore. A tal vista lo caddi bocconi ed udii una voce che parlava.
Che cosa descrisse Ezechiele? Il suo resoconto manca di un’introduzione. Quella stessa violenza con cui fu confrontato come spettatore, la riversa sul lettore. Il rumore assordante del motore acceso dell’astronave, lo costringe ad alzare lo sguardo al cielo. Le fiamme dei razzi fuoriescono da una nuvola biancastra. Una luce abbagliante, un boato immenso: il cielo sembra spezzarsi. Le nuvole lasciano intravvedere due corpi longilinei, sopra i quali si muove qualcosa che non è ancora definibile. Nella parte inferiore, si vedono appena delle strane gambe dai piedi rotondi. Per un attimo, Ezechiele ha la sensazione di trovarsi davanti ad esseri umani. Poi però le nuvole svaniscono e, quasi d’incanto, le fiamme del motore scompaiono.
Senza dubbio, quelle creature possiedono ali mobili, braccia che pendono, qualcosa che ricorda al profeta delle facce. La somiglianza con la figura umana non è perfetta, anzi, è piuttosto vaga, ma rende l’idea di quanto vide Ezechiele. , Dovevano essere delle creature umane che, poco lontano da lui, stavano avvicinandosi alla Terra. Ricordiamoci che Ezechiele non interpretò quanto vide in maniera esatta, poiché non poteva interpretarlo. Egli descrisse i fenomeni ottici ed acustici osservati, usando i mezzi che aveva a disposizione. Se diamo uno sguardo alle figure 1 e 2, e teniamo presente il punto di vista di Ezechiele, ci vuole un minimo sforzo di immaginazione per riconoscere, nella descrizione, un’astronave nell’ultima fase del suo volo orbitale intorno alla Terra.
La nave spaziale iniziò la manovra di atterraggio staccandosi dalla nave madre ad un’altezza probabile di circa 400 chilometri. La resistenza dell’aria frenò l’astronave che penetrava nell’atmosfera e, con una breve accensione dei motori, la velocità si ridusse al punto da consentire l’atterraggio col semplice ausilio delle eliche. Quest’ultima parte della manovra, iniziata mediante la temporanea accensione dei razzi frenanti, è quanto vide e raccontò Ezechiele. Egli osservò l’astronave che volava radente al terreno per cercarvi un posto favorevole all’atterraggio, mentre le fiamme dei motori gli fecero pensare a dei lampi che guizzavano nello spazio compreso tra delle creature umane.Incuriosito, Ezechiele scruta quei corpi affascinanti e nota il meccanismo di raffreddamento del reattore che gli ricorda dei “carboni ardenti”. L’astronave è atterrata . È ferma sul suolo terrestre. Alcune ruote spuntano dalla parte inferiore del veicolo spaziale e, subito dopo, quelle strane gambe coi loro piedi non toccano più terra. Delle ruote! Finalmente Ezechiele scorge degli oggetti che gli sono familiari e che appartengono alla sua esperienza quotidiana. Egli riconosce qualcosa che, pur rientrando nella visione, esce dall’ambito del mistero. Una ragione di più, quindi, per osservarle a lungo e descriverle con meticolosità estrema. Sono proprio le ruote che, vent’anni più tardi, gli riconfermarono l’identità del modello dell’astronave. Ma di che ruote si tratta? Il loro colore è acceso, verde e blu, ed i movimenti gli risultano inspiegabili, diversi da quelli compiuti da ogni ruota a lui nota. Ciascuna ruota agisce come se fosse composta da più ruote. Inoltre, le ruote che Ezechiele conosce si muovono sul terreno in una direzione sola, se si vuole cambiare direzione bisogna spostare l’intera ruota. Queste invece si spostano in qualsiasi direzione, senza che occorra girarle! Ezechiele non può ammettere quanto ha visto senza prima rifletterci a lungo. Cerca di scoprire se quegli esseri viventi si girano, imprimendo un movimento analogo alle ruote. Non riesce però ad osservare questo fenomeno. Egli è abituato alle ruote dei carri, che non si possono che trainare o spingere unitamente al carro. Ezechiele sa che sono gli esseri viventi a muovere le ruote, non può capire una relazione in senso inverso e cioè che siano le ruote a muovere gli esseri viventi. Ignora infine l’esistenza di gomme con un profilato che eviti lo scivolamento sul terreno. Per lui questi spessori sono “occhi”, necessari al movimento bidirezionale. Finalmente le ruote si arrestano ed Ezechiele può osservarle con più calma. Il suo sguardo si alza al di sopra delle ali degli esseri viventi e scorge l’imponente volta che si estende sul tutto come un grande arco. Ora le ali non si muovono più e, a coppie, si girano all’insù e all’ingiù, aderendo ai cosiddetti esseri viventi. – Fino a quel momento il profeta aveva udito un rumore assordante che aveva attribuito ai battiti delle ali. Il rumore è diminuito, tuttavia Ezechiele si rende conto che esso non è provocato dai battiti delle ali, ma che viene dalla parte posteriore della volta ad arco. Ma le sue supposizioni non possono avanzare di molto. Ezechiele nulla conosceva dell’aumentata prestazione degli aggregati di macchine, del comando centralizzato, della minor ripercussione del rumore quando un motore viene messo in folle, ad esempio dopo l’avvenuto atterraggio. Ezechiele guarda più in alto che può e, in un insieme irreale di colori e di luce, distingue un uomo seduto su un trono. II profeta parla di “Adamo”, quindi ha· certamente riconosciuto un uomo. La capsula di comando trasparente crea un effetto ottico dove la luminosità va ben oltre la semplicità della forma geometrica. Non sorprende allora che, nel racconto egli annetta grande importanza all’effetto ottico. “Adamo” è il pilota dell’astronave, probabilmente il comandante, la cui poltrona assomiglia in un certo senso ad un trono. L’imponenza della visione impressiona Ezechiele che si prostra al suolo in segno di rispetto. Egli ascolta la voce del comandante.
Capitolo secondo
2:9. lo guardai, ed ecco, stava stesa verso di me una mano, che teneva un libro in rotolo.
2:10. Essa lo spiegò davanti a me: era scritto di dentro e di fuori, e v’erano scritte lamentazioni, gemiti e guai.
Capitolo terzo
3:12. Allora lo spirito mi portò via di lì, e udii dietro di me come un boato d’un gran terremoto.
3:13. Era Il rumore delle ali di quei viventi, che battevano l’una contro l’altra, e Il fragore delle ruote, quasi boato di gran terremoto.
3:14. Allora lo spirito mi sollevò o ml portò via. lo me ne andavo amareggiato, con l’anima In grande eccitazione, mentre la mano del Signore pesava fortemente su di me.
3:15. Giunsi cosi a Tel-Abib, presso i deportati che abitano lungo il fiume Kebar, nella regione dove essi dimorano, e rimasi come stordito per sette giorni, in mezzo a loro.
3:22. Ancora nel medesimo giorno fui rapito dal Signore e ml disse: “Sorgi, va’ nella valle e là parlerò con te”.
3:23. M’alzai dunque e andai nella valle. Or, ecco, stava là la gloria del Signore, come l’avevo contemplata sul fiume Kebar, e caddi con la faccia a terra.
3:24. Ma subito entrò in me lo spirito e mi sollevò ritto sui miei piedi. Allora il Signore mi disse: “Va’ e rinchiuditi in casa tua”.
Capitolo ottavo
8:1. L’anno sesto, il giorno cinque del sesto mese, mentre ero in casa mia e dinanzi a me stavano gli Anziani di Giuda, fui rapito in estasi dal Signore Dio.
8:2. Guardai, ed ecco una figura dall’aspetto d’uomo: da quelli che sembravano i suoi fianchi in giù era di fuoco, e dal lombi in su appariva come uno splendore, simile al brillar dell’eletto.
8:3. Egli stese una forma di mano, m’afferrò per i capelli, e lo spirito ml sollevò fra terra e cielo e mi portò in visioni divine, a Gerusalemme, all’ingresso della porta interna, che guarda verso settentrione, là dov’era collocato l’Idolo della gelosia.
8:4. Ed ecco, apparve la gloria del Dio d’Israele, simile alla visione che avevo veduta nella valle.
Quanto detto fino a questo momento, riconferma le notevoli capacità descrittive di Ezechiele, anche se, al primo impatto con l’astronave, egli si dimostra comprensibilmente eccitato. Tuttavia, riesce a separare l’intelletto dal sentimento, come si conviene ad un osservatore obiettivo. Il primo incontro si conclude con un breve volo che, preso com’è dallo choc, Ezechiele dimentica per parecchi giorni. Ritorna quindi alla sua comunità e, una settimana dopo, incomincia a riprendersi e ricorda gli avvenimenti di cui è stato testimone. Negli incontri successivi con l’astronave, Ezechiele conferma via via la somiglianza dell’ultimo veicolo con quelli precedenti. Il secondo incontro, dal punto di vista tecnico, è privo di significato. Nel terzo, egli descrive ancora una volta le ruote con molta accuratezza. In quest’occasione, si delinea una situazione ricca di tensioni, provocata a quanto sembra dall’astronave. Lo stesso palcoscenico sul quale si svolge la scena è di per sé notevole. Il terzo incontro si svolge in un tempio che tuttavia non coincide, in contrasto con la tradizione biblica, con il tempio di Salomone. Il comandante è venuto a prendere Ezechiele e l’astronave atterra in un. cortile interno del tempio. Subito dopo l’atterraggio, il comandante dà ordine ad un membro dell’equipaggio e sette uomini escono da una porta e si mettono di fronte al /comandante e ad Ezechiele. Questi ultimi ricevono alcune istruzioni, poi si allontanano nuovamente, mentre il comandante ed Ezechiele rimangono nel cortile. Uno degli uomini ritorna e gli dice in tono militaresco: ho eseguito il tuo ordine! Quest’uomo si distingue dagli altri solo per il modo in cui è vestito. Il suo abito sembra di lino, ma, come vedremo, funziona come una corazza. Tutti portano addosso delle apparecchiature che Ezechiele non conosce. Nessuno dei presenti è diverso, sia nella figura che nei movimenti, dagli uomini con i quali Ezechiele è abituato a vivere normalmente. La descrizione prosegue con la nave spaziale. Il comandante, che è andato a collocarsi all’entrata del tempio, ordina all’uomo di andarsi a mettere vicino all’elica dell’astronave. Questi è vicinissimo al meccanismo di raffreddamento, ancora molto caldo, il che spiega in quale senso la sua tuta è corazzata! Un braccio meccanico esce dall’astronave e porge all’uomo in tuta un oggetto rovente con il quale egli si allontana rapidamente. Si direbbe trattarsi di un’operazione piuttosto critica, date le precauzioni prese dal comandante, almeno per se stesso. Egli ha infatti teleguidato fino a sé la capsula che, in caso di emergenza, potrebbe servirgli come riparo. Inoltre, un’altra nave spaziale incrocia vicinissima, forse per accogliere il comandante se fosse in pericolo. L’operazione è però perfettamente organizzata e fila via liscia come l’olio. Il comandante ritorna all’astronave volando nella capsula teleguidata. Ezechiele riceve alcune istruzioni, infine assiste al decollo dell’astronave che l’aveva condotto al tempio. L’altra astronave provvede a riportarlo nella sua comunità. Dopo lo choc patito in occasione del primo volo, Ezechiele considera quelli successivi come eventi miracolosi.Segue una lunga pausa di dieci anni, durante i quali Ezechiele non descrive altri incontri con le navi spaziali. Un giorno, però, il comandante ritorna a prenderlo per altro volo. Questa volta lo porta in un tempio situato molto più in alto del precedente. Ezechiele narra come al solito lo svolgersi degli avvenimenti. Un uomo li aspetta nel luogo dell’atterraggio, e, ancora , una volta, Ezechiele non nota negli uomini che incontra niente di particolarmente diverso dalle caratteristiche dei suoi contemporanei. Tuttavia, se i movimenti, le fattezze ed il modo di parlare degli uomini della nave spaziale sono quelli consueti, il vestiario attira la sua attenzione di osservatore attento. Il vestito, la cui stoffa sembra rivestita d’oro, gli ricorda la tuta dell’uomo del primo tempio, così resistente al calore delle fiamme. L’uomo in attesa, porta con sé due congegni che ad Ezechiele sembrano una cordicella ed una riga per misurare.Egli dice ad Ezechiele che è stato condotto in quel luogo per vedere tutto e gli raccomanda la massima attenzione. Il profeta viene guidato in un grande tempio che ci è descritto con dovizia di particolari. Più tardi, l’astronave vola nel cortile interno del tempio. Ezechiele viene accompagnato in quello stesso cortile dov’è atterrata l’astronave e il comandante gli dà alcune istruzioni. Ad un tratto, Ezechiele interrompe il racconto, per cui purtroppo ignoriamo il seguito di questi avvenimenti. Ho omesso fin qui molti particolari, in genere quelli che sono annoverabili fra le profezie e che sono privi di rilevanza dal punto di vista tecnico. È comunque giunto il momento di soffermarci su quei particolari della vicenda che, tramite analisi dettagliate, ci proveranno la veridicità del racconto di Ezechiele.