CRISTIANESIMO, EBRAISMO

Ezechiele la missione

La domanda sorge spontanea: qual era lo scopo di quei misteriosi visitatori? Tenteremo di dare una risposta servendoci dei dati disponibili e di quanto abbiamo esaminato finora. Cerchiamo di fare un po’ di luce sul background degli incontri di Ezechiele con le navi spaziali, argomento che quindi indichiamo con l’espressione globale “missione”. È nella natura di questo capitolo, l’abbandonare il campo di quanto è suffragato dalle prove per inoltrarci in quello delle possibilità potenziali derivanti dallo sviluppo di quanto è stato appurato finora. Occorre allargare gli orizzonti della ricerca e stabilire quel fronte più ampio lungo il quale apportare le necessarie correzioni ed individuare conferme e negazioni. Oggi l’umanità si trova in una situazione analoga a quella che consenti la progettazione e la costruzione delle astronavi di Ezechiele. Questa relativa somiglianza da una parte implica il rischio che le opinioni personali influenzino troppo il responso. Dall’altra, l’avere dimestichezza con problemi tecnologici analoghi, facilita una migliore comprensione del problema. Per evitare ogni condizionamento, stabiliamo innanzi. tutto quali sono le correlazioni che emergono dal nostro studio.Successivamente ci occuperemo degli spunti delle nostre attuali conoscenze tecniche. Avremo quindi un gruppo di spunti che scaturiscono dall’indagine condotta finora, ed un altro che nasce dalla loro messa a confronto con le cognizioni tecniche odierne. La considerazione globale dei due gruppi di spunti che chiamiamo indiretti, determina un tutto dal quale trarremo le debite conclusioni. Una delle caratteristiche più evidenti degli incontri, è il modo pacifico con cui si instaurano i contatti umani fra i protagonisti della vicenda. Non si riscontra il minimo segno di odio o di inimicizia. Anzi, nei primi due incontri, quindi ai primi approcci, notiamo quanto il comandante si prenda cura di Ezechiele. Nel corso del quarto incontro, si sottolinea addirittura il carattere didattico ed informativo dell’impresa. Lo si constata nelle parole dell’accompagnatore di Ezechiele: “Figlio d’uomo, mira coi tuoi occhi, ascolta bene colle tue orecchie e fai attenzione a tutto ciò che farò vedere. Tu sei stato condotto qui, perché io faccia vedere a te e poi tu comunichi quanto avrai visto alla casa d’Israele” (40.4). Manca qualsiasi virulenza, così com’è assente ogni tentativo di costrizione. Esiste tuttavia un forte incitamento ad assolvere il compito assegnato ad Ezechiele. Abbiamo ampiamente discusso dell’ordine relativo alla distruzione della città durante il terzo incontro. È certo che, sotto questo aspetto, l’episodio citato sta al di fuori dello svolgersi effettivo degli eventi. Possiamo caratterizzare il più immediato degli spunti diretti con la parola “prudenza”. Abbiamo ripetutamente constatato un atteggiamento precedente esaminando i princìpi che informavano la struttura della nave spaziale, nella posizione e nell’uso delle eliche. Non solo le eliche consentivano un volo terrestre di durata illimitata, ma servivano per l’atterraggio,permettendo al comandante di scegliere il terreno più opportuno per concludere la manovra. Veniva inoltre eliminato ogni pericolo di incendio che; durante l’atterraggio, avrebbero potuto provocare arbusti e cespugli. Ancora una volta, le intenzioni di quei visitatori si rivelano pacifiche. Un atterraggio effettuato con i motori del razzo, poteva danneggiare la vegetazione, spaventare greggi, ferire e forse uccidere gli uomini vicini al luogo dell’atterraggio. Bastava poco, per mutare in inimicizia un comprensibile timore iniziale. Una reazione del genere doveva essere. evitata, poiché lo scopo della missione era di instaurare dei rapporti pacifici ed umani. L’uso delle eliche senz’altro contribuì alla soluzione del problema. Questo generale atteggiamento di prudenza, lo ribadiscono due caratteristiche tecniche del veicolo spaziale. Le ruote, utili per la trasmissione di notizie come si è detto a suo tempo, e la  sganciabilità delle eliche che, in caso di emergenza, potevano essere abbandonate sul terreno, alleggerendo notevolmente l’astronave. Un indizio indiretto scaturisce dalla presenza a terra di alcuni membri dell’equipaggio (terzo incontro), da cui si deduce trattarsi di un’azione che va oltre il semplice incontro con Ezechiele. Nell’ambito della missione, egli perde il ruolo di protagonista principale in virtù del più ampio respiro. che pervade l’azione.Le prove convincenti di un’organizzazione accurata, le forniscono i rapporti tra il comandante ed i suoi uomini e la presenza di una guida proposta ad accompagnare Ezechiele nella visita al Tempio. Esiste in quanto sopra un’esplicita gerarchia tra comandante ed equipaggio, nonché tra comandante e guida, la cui differenza di rango è chiaramente visibile. Il manifestarsi di un rapporto gerarchico, è il connotato sicuro di un’organizzazione. Uno degli indizi più importanti, è la già citata economicità della missione. La nostra attuale esperienza, all’inizio dell’era spaziale, ci rammenta quanto ingenti e gravosi siano i finanziamenti richiesti in questo settore. Se non vogliamo scomodare la fantascienza, dobbiamo supporre che anche in altri tipi di civiltà, per quanto più avanzati del nostro, sia necessario pianificare i finanziamenti delle imprese spaziali. La missione di cui ci occupiamo in questo studio, può quindi sintetizzarsi in una domanda: “Perché vogliamo andare laggiù, e una volta atterrati, che cosa faremo?” Cerchiamo di rispondere non dico in senso politico, ma in senso tecnico ed economico. Dalla risposta dipesero l’impegno finanziario, la progettazione, la ricerca e, infine, la missione. Prima di ritornare sull’argomento principale, ricordiamo un aspetto valido in ogni viaggio, non importa se la sua durata è di una settimana o se .è invece un volo spaziale. In rapporto ai costi globali, le spese di viaggio e di soggiorno sono quasi irrilevanti. Facciamo un esempio. Che un astronauta percorra sulla Luna una distanza di cinque oppure di cinquanta chilometri, praticamente non altera che di un ammontare insignificante il costo del viaggio Terra-Luna e viceversa. Quello che può quindi contribuire ad ampliare le nostre conoscenze scientifiche, comporta un aumento irrisorio o contenuto dei costi dell’impresa spaziale. Si parla di conoscenza, poiché sarebbe assurdo calcolare il prezzo delle pietre che gli astronauti hanno portato dalla Luna: esse hanno solamente un valore scientifico. È il sapere che conta e non, poniamo, il peso delle pietre. Quindi, per quanto possibile, in una missione conviene ampliare il numero delle attività potenziali. Dal punto di vista economico, la loro realizzazione diventa una necessità, senza parlare degli obblighi di carattere intellettuale ed ideale. Applichiamo ora questo modo di pensare agli incontri con Ezechiele. Se ne trae una conclusione immediata: Ezechiele non poteva costituire l’unico scopo di quella missione spaziale. Quando, alla fine del terzo incontro, il profeta descrive il decollo dell’astronave con cui era giunto fin là, si collocò nel nostro stesso ordine di idee. Là nave spaziale decollò senza di lui, in quanto aveva altri compiti da svolgere. Ezechiele venne infatti riportato a casa da un’altra nave spaziale, già apparsa in occasione di un’operazione critica e pericolosa, come abbiamo scritto in precedenza. Il comandante di quest’ultima astronave aveva quindi svolto il suo. lavoro altrove, indipendentemente da Ezechiele. Oltre a quanto detto finora, leggiamo che il comandante parla ad Ezechiele, lo porta con sé in volo e gli mostra alcune costruzioni. Come sono combinabili questi particolari in un’immagine globale? Colleghiamo allora l’intento pacifico di quei visitatori con la conoscenza cli un’azione, motivata indipendentemente dagli incontri con Ezechiele. L’azione non è legata a lui in modo specifico, quindi quella missione occupa un contesto spaziotemporale ancora sconosciuto. Visto che, anche se riprenderemo l’argomento più avanti, nulla sappiamo delle eventuali influenze di quella missione sulla storia dell’umanità, supponiamo di conseguenza che il suo scopo fosse informativo. Dagli scritti di Ezechiele, deduciamo che quegli astronauti avevano una buona conoscenza della Terra e dei suoi abitanti.Sarebbe semplicistico, sulla scorta dei dati in nostro possesso, tentare di stabilire la durata del loro soggiorno sul nostro pianeta. È molto probabile che gli incontri con Ezechiele non avvennero né all’inizio, né alla fine della missione, bensì in qualche fase intermedia, durante l’avvicendarsi degli eventi. L’abolire i ristretti limiti spaziali e temporali delle visite, lascia indovinare l’esistenza di una missione più vasta, durante la quale i contatti con la Terra probabilmente si  ripeterono più volte. Quelli con Ezechiele diventano, quindi, degli episodi isolati. Non riusciamo a ricostruire lo scopo della missione basandoci sui dati disponibili, tuttavia l’odierna conoscenza scientifica ci aiuta a capirne qualcosa di più. È, ad esempio, accettabile che quei visitatori avessero un interesse di carattere generale verso il nostro pianeta, specie se teniamo conto che la Terra è abitabile ed abitata. Perciò, dopo un’iniziale ed indispensabile curiosità geografica, furono le forme di vita esistenti sulla Terra ad attirare la loro attenzione. Constatato durante la prima visita che il pianeta era abitato, l’indagine si rivolse agli abitanti: in altre parole, l’uomo entrò a far parte della missione spaziale. Se fra l’incontro iniziale e quelli con Ezechiele trascorsero pochi anni oppure mille anni, non lo possiamo stabilire. Dal punto di vista geografico, la zona scelta per incontrare Ezechiele salta, in un certo senso, subito agli occhi. La regione non è facilmente identificabile, quasi un collegamento tra le due masse continentali dell’Eurasia e dell’Africa, delimitata dal Mediterraneo, dal Mar Rosso e dal Golfo Persico. È un luogo ideale per l’atterraggio di un veicolo proveniente dallo spazio, così come si presta a trasmettere dalla Terra messaggi nel cosmo. Un’altra caratteristica positiva della regione abitata da Ezechiele, è la sua posizione pressoché centrale rispetto ad Europa, Asia ed Africa, tutte raggiungibili senza voli terrestri particolarmente lunghi. La distanza dal luogo degli incontri con Ezechiele e, poniamo, il Sud Africa o la costa cinese, è quasi uguale. Le stesse coste europee sono relativamente vicine. Sono quindi molti gli elementi a favore della scelta di quella lingua di terra che separa il Mediterraneo dal Golfo Persico. Sull’intera superficie del nostro pianeta, non c’è che un altro territorio che presenta caratteristiche simili, ed è quello che collega le due Americhe. Per dimostrare che quanto sopra è rilevante per la missione, esaminiamo in breve le possibilità tecniche del volo. L’orbita più semplice intorno alla Terra è quella polare. Consideriamo quest’ultima come un anello che passa a poca distanza dalla i superficie terrestre e che incrocia l’asse terrestre sopra i poli. Visto che la Terra continua a compiere i suoi movimenti, i passeggeri di una nave spaziale in orbita, vedono tutte le regioni del globo e, in conformità dei mezzi a disposizione, si documentano in proposito. Questo abilita l’astronave ad atterrare in qualsiasi punto della superficie terrestre. Quando un veicolo spaziale è in orbita polare, per metà di essa procede in direzione· Sud-Nord e per l’altra metà in direzione Nord-Sud. Anche la scia della nave spaziale che si avvicina alla Terra è orientata come sopra e, al riguardo, ricordiamo le parole di Ezechiele:

1.4. lo guardavo ed ecco un vento tempestoso avanzarsi dal settentrione, una grande nube che splendeva tutt’intorno, un fuoco da cui guizzavano bagliori, e nel centro come lo splendore dell’eletto in mezzo al fuoco.

Se l’orbita polare consente l’atterraggio in qualsiasi luogo della Terra, è però svantaggioso nel ritorno del veicolo spaziale alla nave-madre. L’esempio di un decollo ipotetico da una zona prossima all’equatore, chiarifica l’affermazione. Sappiamo che qualsiasi punto posto sull’equatore (naturalmente sulla superficie terrestre), gira intorno all’asse terrestre alla velocità di 1670 km/h circa.  La velocità diminuisce all’aumentare della latitudine e costituisce comunque una parte considerevole della velocità necessaria alla nave spaziale per entrare in orbita. Se l’orbita corre sui poli, questa velocità iniziale non è sufficiente e si richiede una durata prolungata dell’accensione dei motori, il che comporta un maggior consumo di propellente. In quelle missioni il cui scopo principale è l’atterraggio della nave spaziale, bisogna che la nave-madre giri in un’orbita la cui inclinazione rispetto all’equatore sia adeguata alla latitudine ·geografica del luogo di decollo della nave “spaziale. Rendere compatibili le condizioni citate con i compiti della missione è fuori discussione. Quale strada sia stata seguita, non ci è dato saperlo, così come ignoriamo la misura dei rilevamenti compiuti sugli abitanti del pianeta, sulle loro condizioni di vita e sulla loro dislocazione geografica, né esistono nel testo di Ezechiele accenni che ci mettano sulla buona strada. Abbiamo invece qualche indicazione sul minimo periodo di tempo necessario per compiere una missione. Fra il primo ed il terzo incontro intercorsero circa vent’anni. Supposto che Ezechiele, in tutti e quattro gli incontri, vedesse sempre la medesima nave spaziale (tranne la nave in più comparsa al terzo incontro), il materiale occorrente alla missione doveva essere al minimo. Se così non fosse, allora Ezechiele avrebbe visto cinque navi spaziali. Passiamo ora agli utensili e all’equipaggiamento. Fra i primi, ricordiamo quelli dei sei uomini, la corda di lino, la canna di misura e la borsa di scriba portata alla cintola dall’uomo vestito di lino. Nell’equipaggiamento comprendiamo le tute del comandante e della guida di Ezechiele, nonché la tuta protettiva dell’uomo del terzo incontro. Fra i protagonisti degli incontri, oltre beninteso ad Ezechiele, troviamo il personale addetto alla missione: il comandante (ignoriamo se sia il medesimo nei quattro incontri), l’equipaggio dislocato a terra, l’uomo in tuta protettiva, lo sconosciuto che, al termine del terzo incontro, accompagnò Ezechiele dopo il decollo della prima nave spaziale (forse il comandante della seconda nave spaziale), infine, la guida che durante il quarto incontro condusse Ezechiele nel tempio. Supposto che il comandante fosse sempre il medesimo in tutti e quattro gli incontri, allora abbiamo a che fare con dieci “uomini”. Il fabbisogno è, in ogni incontro, spiegato con chiarezza e non è in alcun modo sproporzionato. L’elemento più avvincente dell’elenco, sono il comandante ed i suoi “uomini” su cui vale la pena di soffermarsi. I sette membri dell’equipaggio terrestre si trovavano in una determinata località, per assolvere ad un compito specifico. L’essenza della loro missione particolare, si delinea non appena li inseriamo nell’organizzazione globale. Abbiamo supposto che il fine principale della missione fosse informativo, quindi quei sette “uomini” costituivano un gruppo di osservatori, incaricato di raccogliere e poi di trasmettere i dati rilevati. I dati rilevati spaziavano dal campo meteorologico a quello religioso, tuttavia sarebbe semplicistico ipotizzare quanto essi effettivamente cercassero. Più oltre, esamineremo una diversa impostazione di questo problema. Un simile gruppo di osservatori, ce lo possiamo immaginare nei posti più diversi, salvo si supponga che Ezechiele li incontrasse per caso, durante la loro unica missione. Il comandante assolve a funzioni diverse da quelle dei membri dell’equipaggio. Mentre quest’ultimo adempiva ad un compito specifico, a terra, il comandante poteva spostarsi a piacimento  senza essere vincolato ad una determinata località. Il suo rango, come è evidente nello scritto di Ezechiele, è gerarchicamente superiore a quello dei componenti l’equipaggio terrestre, Quando si trova con Ezechiele, non raccoglie informazioni, bensì ha qualcosa da comunicare al profeta. Sta qui la differenza essenziale tra il comandante e l’equipaggio: una differenza di funzioni. Da questa differenza deriva persino un diverso abbigliamento: il comandante indossava una tuta adatta a proteggerlo dalle temperature elevate, mentre l’equipaggio terrestre era vestito come i comuni esseri umani. Forse, per il comandante, il clima della regione dove avvennero gli incontri con Ezechiele, era troppo caldo, mentre era sopportabile per gli altri protagonisti della missione. Dal momento che tutti provenivano dallo stesso clima, questa affermazione sembra contraddittoria. Riconsideriamo la figura del comandante. Egli si ripara dal calore, il che prova la sua provenienza da un clima con temperature minori di quella della regione di Ezechiele. Ma questo vale anche per l’equipaggio! Supponiamo che essi fossero abituati ad un clima simile a quello della Scandinavia settentrionale, della Siberia o dell’Alaska. Rapportiamo ora questo esempio alle nostre caratteristiche fisiche. Un abitante di quelle regioni fredde, può benissimo vivere nel deserto, tuttavia il suo organismo necessita di un certo periodo di adattamento, coadiuvato da un diverso modo di vivere, di nutrirsi e, eventualmente, da qualche farmaco. Una permanenza fugace in un clima molto differente, non dà all’organismo il tempo di adattarsi, il che, specie se si devono svolgere compiti gravosi, può essere molto dannoso. Una tuta comoda, che favorisca una leggera protezione termica, nei casi del genere è di grande aiuto. Seguendo il ragionamento, vediamo che il comandante sulla superficie terrestre ci rimane ben poco. Da questa constatazione, ricaviamo qualche indizio relativo alla struttura organizzativa dell’intera missione. Alcuni equipaggi terrestri, operano in qualità di osservatori (sulla Terra), raccogliendo informazioni che trasmettono alla  nave-madre in orbita attorno al pianeta. Dalla nave-madre, mediante le navi spaziali descritte da Ezechiele, degli “individui” che occupano una posizione gerarchicamente più elevata (da noi chiamati comandanti), mantengono i collegamenti ed assolvono a compiti di breve durata. Come abbiamo appreso dalle vicissitudini di Ezechiele, uno dei compiti consisteva nel prendere contatto con degli uomini. Per quanto ne sappiamo finora, l’uomo non era tanto fonte .dì informazione, quanto beneficiario di notizie, come si nota all’inizio del quarto incontro. Già solo quel passo, induce a pensare che Ezechiele apprendesse molto più di quanto non sembri a prima vista. Abbiamo anche avanzato l’ipotesi, nel capitolo 7 del nostro libro, che le parti non tecniche del testo di Ezechiele vengano considerate come informazioni fornite dal comandante. Se l’ipotesi fosse davvero reale, allora avremmo a disposizione un copioso materiale relativo alle notizie trasmesse ad Ezechiele dal comandante dell’astronave. Alcuni indizi confermano questo modo di procedere. Riassumiamo i fini principali della missione. Oltre a raccogliere informazioni sul nostro pianeta, osservare l’uomo e contattarlo, esiste un compito precipuo dell’equipaggio terrestre, formulabile come segue coloro che si trovarono in quelle determinare località terrestri e che avrebbero potuto istruire o influenzare l’uomo, non lo fecero mentre senz’altro ne avrebbero avuto l’occasione. Per quanto possibile, abbiamo indagato sui fini e sull’erogazione della missione, ma una domanda rimane priva di risposta  perché Ezechiele fu contattato ripetutamente? Le risposte alternative sono due: la programmazione degli incontri oppure il caso. L’esistenza di un equipaggio che svolge  la sua missione sulla Terra, rende plausibile l’ipotesi degli incontri programmati. Sono parecchi i motivi che rendevano interessante la comunità dei deportati ebrei di Tel-Abib agli occhi degli osservatori. Già un sacerdote come Ezechiele costituiva una presenza significativa. La sua notevole intelligenza contribuiva a fare di lui una personalità spiccata e stimolante, il che spiegherebbe l’attenzione prestatagli dagli astronauti. Se si vuole sostenere la tesi dell’incontro casuale, nulla induce a pensare che, in quei pochi atterraggi, il comandante incontrasse proprio Ezechiele. Probabilmente gli atterraggi· furono molti, ma il problema degli astronauti era la fuga precipitosa cui si abbandonavano gli uomini comuni, quando vedevano la nave spaziale. L’uomo normale (in questo caso l’espressione è consentita) scappava via (cfr. Daniele, 10.7). In uno di quegli incontri il comandante si imbatté in una delle poche eccezioni: il “figlio d’uomo” non se la diede a gambe! Egli si gettò a terra in segno di sottomissione, visibilmente emozionato, però rimase. Il suo aspetto era quello di un uomo· intelligente, le sue risposte erano coerenti ed il comandante capi subito l’importanza di quell’incontro. Entrambe le soluzioni, incontri. programmati o incontri casuali, ci conducono in definitiva al medesimo risultato: il comandante trovò Ezechiele un “figlio d’uomo.” che ben si addiceva ai fini della missione. Il comandante decide di portarselo dietro, in volo, e sa  che gli eventi straordinari a cui assisterà quell’uomo, potrebbero provocare in lui delle reazioni violente.L’unica è mettere immediatamente alla prova quel “figlio d’uomo” e, se reagisce positivamente, portarlo in volo sulla nave spaziale. La domanda può essere modificata. Invece di chiedersi “perché Ezechiele, l’uomo?”, porsela in questa maniera “perché Ezechiele, l’ebreo?”. La risposta la deriviamo dai fini stessi della missione: i visitatori avevano sicuramente una buona conoscenza delle culture e delle religioni terrestri. Essi erano consci dell’alto potenziale di fede insito nel credo giudaico. Avevano riconosciuto la superiorità di quest’ultima rispetto alle altre religioni contemporanee. Erano certamente informati dei problemi religiosi e politici che affliggevano la comunità ebraica. Si potrebbe arguire che gli astronauti’ volessero infondere negli ebrei in esilio sicurezza e conforto. In questo punto, la nostra spiegazione coincide con quella tradizionale. Dall’ottica cli una società molto progredita, non è impensabile l’aver voluto sventare una minaccia che pendeva sugli ebrei del tempo. Teniamo sempre conto che la missione era pacifica ed informativa nessuno la continuò fino a trasformarla in un’invasione, come dimostra ampiamente la storia dell’umanità. Gli astronauti sapevano che il loro soggiorno aveva una durata limitata e da quest’ultima circostanza si capisce quanto il loro livello etico e politico fosse diverso dal nostro attuale. Per illustrare questo concetto, supponiamo che il comandante avesse la tipica mentalità del nostro XX secolo. Avremmo noi tanta fiducia nell’intelligenza degli altri, nella loro fertilità di idee, da rafforzare in essi solamente la fede nella loro religione e l’amore verso il popolo cui appartengono? Siamo molto più distanti da quei visitatori per questi motivi, che non per i pochi decenni di sviluppo tecnologico che ci separano dalle loro navi spaziali. Molte domande rimangono senza risposta: potremo un giorno approfondire la nostra conoscenza di queste visite sulla Terra o potremo almeno rintracciare le prove di visite precedenti o successive?

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