GiĂ diverse volte nei miei articoli ho fatto notare come la lingua sumera si presti a una serie di giochi di parole che sfocia, in determinati casi, nella impossibilitĂ di stabilire lâesatto significato di un nome o termine. Questa caratteristica della lingua sumera ha piĂš volte mandato in errore i traduttori i quali, a seconda dei concetti che legavano a questo o quel nome, preferivano una traduzione a unâaltra senza giustificazione, e senza evidenziare tutte le altre possibili.
Ho citato alcuni esempi, tra i quali il termine LUGAL e il nome NINGISHZIDDA. Il primo, derivante dallâunione di LU2 + GAL, anzi che essere scritto e tradotto come LU2GAL, perde il numerale di omofonia ottenendo appunto LUGAL il quale, però, non differisce molto di significato da quella che dovrebbe essere la forma corretta. Nel caso di NINGISHZIDDA invece, i significati sono molto diversi. Traslitterato in genere NIN.(N)GISH.ZID.DA, viene tradotto almeno in 3 modi: âsignore del giusto alberoâ, âsignore che fa crescere gli alberi in maniera correttaâ, e âsignore del fedele attrezzoâ.
Il glifo per GISH però si legge anche IZI e significa fuoco, dunque potremmo avere âsignore del giusto fuocoâ. ZID è stato traslitterato in questa maniera reputando che il glifo ZI, anteposto a quello per DA, aggiunga la duplicazione della D. ZID dunque è âgiusto â fedeleâ, ma il glifo corretto, ZI, significa ârespiro della vita â vitaâ.
Dunque abbiamo âsignore dellâalbero della vitaâ se traduciamo GISH come âalberoâ, o âsignore del fuoco della vitaâ se avvalliamo âfuocoâ per IZI. Senza dilungarmi troppo su questi termini, in questo articolo voglio prendere in esame vari altri casi di giochi di parole e curiositĂ linguistiche, per mostrare come possano, fino a un certo punto, stravolgere i concetti che generalmente ci arrivano dagli studiosi della cultura sumera.
Prenderò in esame nomi di divinitĂ , di eroi, e di re, sia sumeri che accadici, o meglio, nelle versioni sia sumere che accadiche (in prevalenza assire-babilonesi) dei loro nomi. Vorrei iniziare con il nome del dio ENLIL.Il nome di questo dio, nella forma che abbiamo appena visto, veniva scritto con i glifi di EN + LIL2 che hanno il significato di âsignoreâ + âspirito â ventoâ.

Questa traslitterazione ci è confermata dallâETCSL in tutti i miti riguardanti Enlil, per esempio nella riga 10 del testo âEnlil e Ninlilâ che legge:
den-lil2 ngurush tur-bi na-nam
Enlil è infatti il âsignore del ventoâ.
Alternativamente troviamo, per esempio nella versione trattata da Stephen Langdon del âLiturgical Hymn concerning Ur-Engurâ, la scrittura EN.LIL. Secondo il âSumerian Glossaryâ di Daniel Foxvog, LIL significa âstupidoâ. Il testo, con numero di catalogo 4560, contiene alla riga 6 della colonna III il cuneiforme:

traslitterato: en-lil kur-ra-raMa in questa resa cuneiforme â traslitterato ci sono da notare 2 cose: il glifo per LIL è diverso sia da quello di LIL2 (vento â aria) che da quello per LIL (stupido). I due glifi per LIL e LIL2 (dalla lista âAkkadian cuneiform sign listâ di Karel Piska) sono paragonati qui sotto:

inoltre il glifo che rende il secondo RA è uguale a quello identificato con LIL, e diverso dal RA classico, riportato qui sotto:

Stando al solo traslitterato, dunque, Enlil è il âsignore del ventoâ o il âsignore degli stupidi â stupido signoreâ?
Possiamo renderci conto quindi che il solo traslitterato non ci permette di stabilire i significati di nomi e in generale di termini sumeri.
Notiamo unâ altra cosa: il glifo per LIL2 si legge anche KID, che ha il significato di âterraâ. Questo curioso significato ci riposta allora a pensare: Enlil era il âsignore della terraâ? Lo studioso C.J.Ball, nel suo trattato âSumerian and Chineseâ scrive:LIL is also âthe earth or landâ, as the realm of the god Bel, EN-LIL, â the Lord of Earthâ.Ed in effetti Enlil per i sumeri era il reggente sulla terra, pur se âSignore della terraâ era il significato letterale del nome di EN.KI, fratellastro di Enlil. Ma EN.KI è reso con un altro glifo per indicare la âterraâ:

Insomma questo titolo di âsignore della terraâ viene diviso tra i due fratellastri, con un gioco di parole che ha dello stupefacente. Possiamo scegliere per Enlil il significato che piĂš ci aggrada, e bisogna segnalare che nei testi questo nome viene reso anche quando la traslitterazione dei glifi non è quella vista nei casi citati. Lo stesso Langdon, nel trattare il testo âLiturgy to Enlilâ (numero di catalogo VAT 1334 + 1341) traslittera e traduce la riga 6:
d-mu-ul-lil-li urh-na e-en-zal-a-ri
Enlil his city illuminates
corrispondente al cuneiforme seguente:

Il nome di Enlil veniva reso dunque con molteplici versioni cuneiformi ognuna di differente significato e forma.Cambiamo nome, ed esaminamo il caso di MARDUK. Questo nome, che compare in epoca accadica, è generalmente traslitterato AMAR.UD, che è la resa fonetica del cuneiforme che piĂš spesso descrive il nome del principale dio di Babilonia. Questa sequenza di glifi è attestata in moltissimi testi arrivati fino a noi, per esempio nel testo âserie A â cuneiform texts of the Babylonian Expedition of the University of Pennsylvaniaâ, che nella âsign listâ riporta:

Il nome, qui reso nella sua forma classica, è appunto composto dai glifi D.AMAR.UD Il significato di questi glifi è âgiovane toro del soleâ, con UD = UTU (sole) che corrisponde anche al nome sumero del dio Shamash. Ma come vediamo qui di seguito:

il glifo per UD si leggeva anche ZALAG, con il significato di âsplendenteâ, e nel mito âLe conquiste di Ninurtaâ il figlio di Enlil combatte contro un personaggio di nome AZAG che in un mio precedente articolo (vedi: la guerra tra Ninurta e Marduk) ho identificato proprio con Marduk. Bene in questo lungo testo dedicato a Ninurta, una volta sconfitto, Azag viene chiamato âZALAGâ, come leggiamo nelle righe 327-328:
Da oggi in poi, non si dica piĂš âAsagâ: il suo nome sarĂ âpietraâ. Il suo nome sarĂ âpietra ZALAGâ.
Guardiamo ora il glifo per AMAR.
Nel suo lavoro âA workbook of Cuneiform Signsâ il sumerologo Daniel Snell riporta:

Questo segno, oltre che AMAR, si leggeva anche ZUR, come vediamo nel giĂ citato lavoro di Karel Piska:

questa equivalenza ci è segnalata giĂ nel 1908 da J.D.Prince, professore di lingue semitiche della Columbia University di New York, nel suo âMaterial for a Sumerian Lexiconâ:

Dunque il nome MARDUK come dobbiamo leggerlo? AMAR.UD come âvitelo del soleâ? Oppure AMAR.ZALAG come âvitello splendenteâ, o ancora ZUR.UD come âpreghiera / offerta al soleâ, oppure ZUR.ZALAG come âpreghiera splendenteâ? Insomma i significati sono molteplici perchĂŠ ogni glifo ha almeno 2 traslitterazioni con significati diversi. Del nome di questo dio però abbiamo altre tracce⌠lâorientalista russo Zecharia Sitchin suddivide il nome in MARU.DU.KU o MERI.DU.KU o MERI.DUG.KU traducendo âFiglio del puro tumuloâ. Ebbene dal lavoro âChaldea â from the earliest times to the rise of Assyriaâ di Z. Ragozin, leggiamo che il figlio di Enki e Damkina si chiamava MERIDUG:
âBut, as though bethinking themselves that Ăa was a being too mighty and exalted to be lightly addressed and often disturbed, the Shumiro-Accads imagined a beneficent spirit, Meridug (more correctly Mirri-Dugga), called son of Ăa and Damkina, (a name of Earth).â
Che questo nome sia intercambiabile con quello di Marduk ci viene testimoniato nello stesso testo, ove si citano i nomi delle 12 divinitĂ del pantheon babilonese:
â(it)is very sufficiently represented by the so-called âtwelve great gods,â who were universally acknowledged to be at its head, and of whom we will here repeat the names: Anu, Ăa and Bel, Sin, Shamash and Ramân, Nin-dar, Maruduk, Nergal, Nebo, Belit and Ishtarâ
Il nome MIRRI.DUGGA però ha un significato molto diverso da AMAR.UD, infatti DUGGA è legato al DUG3 â DU10 reso da Halloran in:

Abbandoniamo Marduk per andare ad esaminare unâaltra divinitĂ , il sumero ISH.KUR, corrispondente allâhurrita ADAD/TESHUB e allâassiro-babilonese RAMMAN. Il nome sumero, effettivamente traslitterato ISHKUR dal significato âSignore della montagnaâ, veniva scritto però in cuneiforme con il glifo che si legge IM:

come confermato anche dalla tavola K.3558 conservata al British Museum:

Secondo Daniel Foxvog, il termine IM corrispondente a TU15 significa âVentoâ, e IM.A indica la âtempestaâ. Infatti Ishkur era il âdio delle tempesteâ, pur se il nome cosĂŹ traslitterato significava âSignore delle montagneâ. Una curiositĂ : nella storia di Giacobbe, quando egli lotta contro lâangelo e lo batte, assumendo dunque il nome âIsraeleâ, il campo dove avviene questa lotta viene chiamato (genesi 32,2) âCampo del Signoreâ o âCampo delle legioni del cieloâ. Ma il termine esatto è MAHANNA.IM, con IM appunto il nome del âsignore delle tempesteâ Ishkur. Dunque il nome esatto del luogo dovrebbe essere âCampo del Signore delle tempesteâ. Ricordiamoci infatti che Giacobbe era di discendenza sumerica â accadica, e che la lingua ebraica, allâ epoca della vicenda (1800 a.C. circa) non esisteva ancora in quanto tale. Questo particolare si aggiunge ai tanti altri (vedi: âla nascita di Yahwehâ e âIl Yahweh pre-esodoâ) grazie ai quali ho identificato Yahweh in Ishkur. Vorrei chiudere parlando dellâeroe dellâEpopea di Gilgamesh, il personaggio chiamato col nome di ENKIDU, mettendolo in relazione ai nomi di alcuni re assiri. Il suo nome, scritto EN.KI.DUG, viene tradotto con âfatto / creato da Enkiâ ove Enki è il fratellastro di Enlil. Ma il nome viene traslitterato EN.KI.DUG3 o EN.KI.DU10, come leggiamo dalla versione disponibile nel catalogo ETCSL del mito âGilgamesh, Enkidu, e il mondo di sottoâ:
arad-da-ni en-ki-du10-e
quindi il significato sarebbe âla gioia di Enkiâ dai significati di DU10 visti poco sopra. Allora perchĂŠ âFatto da Enkiâ? La versione del mito tradotta con i nomi assiri e non sumeri ci dice che lâeroe era chiamato EA.BANI, come attestato in moltissimi punti del giĂ citato lavoro di Ragozin. Per esempio consideriamo il passaggio:
âFamoso sei tu, Ăabâni, proprio come un dioâ
Il nome Ăabâni è diviso esattamente in E2.A.bâni contenente lo stesso bâni, derivante da BANU, che compone il nome del re Asshur-bâni-apli, il cui nome viene tradotto âAsshur ha generato / creato un eredeâ, oppure piĂš teoforicamente âfiglio generato da Asshurâ.

Con questa radice i re si attribuivano origine semidivina, unâusanza iniziata da Enlil-bani (En.Lil2.bâni) nel XVIII secolo a.C. e continuata da Bel-bani (Bel.bâni) nel XVII secolo. Il bâni assiro somiglia molto, come utilizzo, alla radice egiziana MSS incorporata da alcuni faraoni nel proprio nome, per esempio Ahmoses (ah-mss) Tutmoses (tehuti-mss) con lo stesso scopo di attribuirsi origine divina. Ma cosa notiamo in questa analisi? Che il BANI col significato di âcreatoâ o âgeneratoâ corrisponde a DU3, non DUG3/DU10. Ritorniamo quindi a EN.KI.DU10 dellâETCSL per evidenziare che in effetti lo scritto potrebbe essere anche EN.KI.DU3. Dunque âla gioia di Enkiâ, o âcreato da Enkiâ? A voi la scelta.
Articolo diAlessandro Demontis