
«Nell’anno 363 Sua Maestà Ra, il Santo, il Falco dell’orizzonte, l’Immortale che vive per sempre, si trovava nella terra di Khenn. Era accompagnato dai suoi guerrieri, poiché i nemici ave-vano cospirato contro il loro signore…. Horus, il Misuratore Alato, venne alla barca di Ra e disse al suo progenitore: “O Falco dell’orizzonte, ho visto i nemici cospirare contro la tua signoria, per prendere su di sé la Luminosa Corona”. … Allora Ra, il Santo, il Falco dell’orizzonte, disse a Horus, il Misuratore Alato: “Somma creatura di Ra, figlio mio, va’ e sconfiggi il nemico che hai visto”.»
Così cominciava il racconto scritto sulle mura del tempio nell’antica città egizia di Edfu. È la storia, a nostro avviso, di quella che possiamo chiamare la prima guerra della piramide – una guerra che affondava le radici nella lotta senza fine per il controllo della Terra e delle attrezzature spaziali poste su di essa, oltre che nelle manovre dei Grandi Anunnaki, specialmente Enki/Ptah e suo figlio Ra/Marduk. Là, secondo la tradizione egizia, Horus fondò una fabbrica di «ferro divino» in cui conservava, all’interno di uno speciale recinto, il grande Disco Alato che vagava per i cieli.
«Quando le porte della fonderia si aprivano», dichiarava un testo egizio, «il Disco si sollevava»:
L’iscrizione, notevole per la sua accuratezza geografica, comincia con una data esatta – una data riferita non alle vicende degli uomini, ma a quelle degli dèi, e che ha a che fare con il periodo in cui erano gli dèi stessi, molto prima dei faraoni, a regnare sull’Egitto:
“Nell’anno 363 Sua Maestà Ra, il Santo, il Falco dell’orizzonte, l’Immortale che vive per sempre, stava nella terra di Khenn. Lo accompagnavano i suoi guerrieri, poiché i nemici avevano cospirato contro il loro signore nella regione che da allora viene chiamata Ua-Ua. Ra arrivò là con la sua barca, e i suoi compagni con lui. Toccò terra nella zona del Luogo del Trono di Horus, nella parte occidentale della regione, a oriente della casa di Khennu, quella che da quel momento è stata chiamata Khennu Reale. ” Horus, il Misuratore Alato, venne alla barca di Ra e disse al suo progenitore: «O Falco dell’orizzonte, ho vistò il nemico cospirare contro la tua Signoria, per prendere su di sé la Corona Luminosa».
Con poche e semplici parole l’antico scriba è riuscito a traccia-re perfettamente gli antefatti e anche lo scenario di questa strana guerra che stava per scoppiare. Veniamo subito a sapere, infatti, che lo scontro era provocato da una cospirazione messa in atto da certi «nemici» degli dèi Ra e Horus, per appropriarsi della «Luminosa Corona della Signoria». È ovvio che ciò poteva esser fatto solo da qualche altra divinità. Per prevenire la cospirazione Ra – «accompagnato dai suoi guerrieri» – andò con la sua barca fino alla regione dove Horus aveva allestito il suo quartier generale.
La «barca» di Ra, come sappiamo da numerosi testi, era una «barca celeste» con cui Ra poteva anche librarsi in volo nel cielo. In questo caso Ra la utilizzò per atterrare ben lontano da qualunque specchio d’acqua, «nella parte occidentale» della regione” Ua-Ua. Qui egli atterrò a est del «Luogo del Trono» di Horus, e Horus uscì a dare il benvenuto al suo progenitore, riferendogli che «il nemico» stava radunando le sue forze.Allora Ra, il Santo, il Falco dell’orizzonte, disse a Horus, il Misuratore Alato:
«Somma creatura di Ra, mia progenie: va’, affrettati, sconfiggi il nemico che hai veduto».
Horus partì dunque con il Disco Alato per cercare il nemico venuto dal cielo: Così Horus, il Misuratore Alato, volò verso l’orizzonte nel Disco Alato di Ra; per questo da quel giorno è chiamato “Grande Dio, Signore dei Cieli”. Dal cielo, a bordo del Disco Alato, Horus avvistò le forze del nemico e scatenò su di loro una «tempesta» che non si poteva né vedere né sentire, ma che procurava una morte istantanea: Nell’alto dei cieli, dal Disco Alato, egli vide i nemici e piombò loro addosso da dietro.
Sul davanti, invece, scatenò contro di loro una tempesta che essi non potevano né vedere con gli occhi né udire con le orecchie. In un solo momento la morte li colse tutti; non se ne salvò neppure uno. Quindi Horus tornò in volo alla barca di Ra sul Disco Alato «che brillava di molti colori» e assistette all’ufficializzazione della sua vittoria per opera di Thoth, il dio delle arti magiche: Poi Horus, il Misuratore Alato, riapparve nel Disco Alato, che brillava di molti colori; e tornò alla barca di Ra, il Falco dell’orizzonte. E Thoth disse:
«O Signore degli dèi! Il Misuratore Alato è ritornato nel grande Disco Alato, che brilla di molti colori» …
Per questo è chiamato da quel giorno “il Misuratore Alato”. E dal nome di Horus, il Misuratore Alato, venne tratto quello della città di Hut, che da quel giorno fu chiamata “Behutet”. Fu nell’Alto Egitto che si svolse questa prima battaglia tra Horus e i «nemici».
Heinrich Brugsch, che per primo pubblicò, nel 1870, il testo dell’iscrizione (Die Sage von der geflugten Sonnenscheibè), suggerì che la «terra di Khenn» fosse identificata con la Nubia e che il luogo dove Horus aveva avvistato i nemici fosse Syene (l’attuale Assuan). Studi più recenti, come Egypt in Nubia di Walter B. Emery, concordano nel sostenere che Ta-Khenn fosse in Nubia e che Ua-Ua fosse il nome della sua porzione settentrionale, la regione tra le prime e le seconde cataratte del Nilo. (La parte meridionale della Nubia era chiamata Kush.)
Tali identificazioni sembrano valide, dal momento che la città di Behutet, che fu attribuita a Horus come premio per la sua vittoria, era proprio la città di Edfu, che da allora è sempre stata dedicata a Horus. La tradizione vuole che proprio a Edfu Horus avesse messo in piedi una «fonderia divina», in cui venivano forgiate armi di «ferro divino». Sempre qui, poi, Horus addestrò un esercito di mesniu (“popolo del metallo”), uomini che, come appare dalle raffigurazioni sulle pareti del tempio di Edfu, avevano la testa rasata, indossavano una corta tunica e un grosso collare e con entrambe le mani tenevano delle armi. La figura di un’arma sconosciuta piuttosto simile a un arpione,faceva parte del simbolo geroglifico che indicava il «ferro divino» e il «popolo del metallo».
Secondo le tradizioni egizie, i mesniu erano i primi uomini che gli dèi equipaggiarono con armi di metallo, e, come vedremo, erano anche i primi a essere coinvolti dagli dèi nelle guerre che li riguardavano.Con la regione tra Assuan ed Edfu saldamente nelle loro mani e con una squadra di uomini-guerrieri ben equipaggiati e addestrati, gli dèi erano pronti per avanzare verso nord, verso il cuore dell’Egitto. Le vittorie iniziali sembrarono rafforzare l’alleanza degli dèi, come dimostra il fatto che la dea asiatica Ishtar (che i testi egizi chiamano con il suo nome cananeo, Ashtoreth) si era unita al gruppo. In volo nel cielo, Horus esortava Ra a scrutare la terra sottostante: E Horus disse: «Avanti, Ra! Cerca i nemici che stanno sotto, sulla terraferma!».
E così Ra, il Santo, proseguì il viaggio, e con lui Ashtoreth. E insieme cercarono i nemici sulla terra; ma ognuno di essi era nascosto. Poiché dunque sulla terra non vi era traccia dei nemici, Ra eb-be un’idea: «E Ra disse agli dèi che lo accompagnavano: “Andiamo a vedere nell’acqua”. Ed essi da quel giorno chiamarono quelle acque “le Acque del Viaggio”».
Mentre Ra potè sfruttare il suo veicolo, che era un anfibio, Horus aveva bisogno di un mezzo galleggiante. Perciò gli diedero una barca «e da quel momento la chiamarono Mak-A (Grande Protettore)». Fu allora che si svolse la prima battaglia alla quale presero parte anche i mortali: Ma anche i nemici si riversarono in acqua, trasformandosi in coccodrilli e ippopotami, e attaccarono la barca di Ra, il Falco dell’orizzonte. … Allora Horus, il Misuratore Alato, si lanciò con i suoi aiutanti, coloro che fungevano da guerrieri, ciascuno con il proprio nome e con in mano un ferro divino e una catena, e tutti attaccarono i coccodrilli e gli ippopotami. E in quel luogo, che si poteva vedere dalla città, massacrarono 651 nemici.
E Ra, il Falco dell’orizzonte, disse a Horus, il Misuratore Alato: «D’ora in poi questo luogo sarà ricordato come quello che ha visto la tua vitto ria nelle terre del sud». „ Horus aveva sconfitto i suoi nemici in cielo, in terra e in acqua: la sua vittoria sembrava dunque completa, e Thoth volle celebrarla: E Thoth disse agli altri dèi: «O dèi del cielo, gioisca il vostro cuore! O dèi della terra, gioisca il vostro cuore! Il giovane Horus ha portato la pace, avendo compiuto imprese straordinarie in questa battaglia».Fu allora che il Disco Alato venne adottato come simbolo di Horus vittorioso: È da quel giorno che esistono gli emblemi metallici di Horus. Horus stesso aveva scelto come suo simbolo il Disco Alato, ponendolo sulla prua della barca di Ra. La dea del nord e la dea del sud, rappresentate come due serpenti, le mise poi ai lati.
E Horus stava dietro il suo simbolo, sopra la barca di Ra, con in mano il ferro divino e la catena. Sebbene Thoth avesse salutato Horus come colui che aveva portato la pace, in realtà questa non era ancora a portata di mano. Mentre infatti il gruppo degli dèi avanzava verso nord, «scorsero due punti di luce su una pianura a sud-est di Tebe.E Ra disse a Thoth: “Questo è il nemico; diciamo a Horus di farlo a pezzi….”‘ E Horus compì in effetti un gran massacro». Ancora una volta, con l’aiuto della squadra di uomini che aveva addestrato e armato, Horus aveva vinto; e ancora una volta Thoth diede a quei luoghi il nome della battaglia vittoriosa.
Se la prima battaglia, quella aerea, aveva rotto la linea difensiva separando l’Egitto dalla Nubia a Syene (Assuan), gli scontri successivi, per terra e per mare, assicurarono a Horus l’ansa del Nilo, da Tebe a Dendera, dove in futuro sarebbero comparsi grandi templi e sedi reali. La strada verso il cuore dell’Egitto era ormai aperta. Per diversi giorni gli dèi avanzarono verso nord – Horus nei cieli a bordo del Disco Alato, Ra e i suoi compagni sull’acqua lungo il Nilo e il «popolo del metallo» via terra, a guardia delle coste. Si verificarono alcuni scontri, brevi ma feroci; i nomi dei luoghi – ben chiari nella geografia dell’antico Egitto – indicano che gli dèi raggiunsero la regione dei laghi, che nell’antichità si estendeva dal Mar Rosso al Mediterraneo (qualcuno è presente ancora oggi): Poi i nemici si distanziarono da lui, verso nord. Si sistemarono nella regione dei laghi, di fronte al Mediterraneo, con il cuore pieno di paura.
Ma Horus, il Misuratore Alato, li seguiva da vicino sulla barca di Rà, tenendo in mano il ferro divino. “E i suoi aiutanti, equipaggiati con armi di ferro, stavano tutti attorno. Non gli riuscì, tuttavia, il tentativo di circondare e prendere così in trappola il nemico: «Per quattro giorni e quattro notti percorse avanti e indietro le acque in cerca dei nemici, senza vederne neppure uno». Ra allora gli consigliò di salire di nuovo sul Disco Alato, e questa volta Horus potè vedere i nemici in fuga; «lanciò contro di loro la sua Lancia Divina, li colpì e provocò tra essi un grande scompiglio. Portò anche 142 prigionieri sulla prua della barca di Ra», dove essi vennero subito giustiziati.
L’iscrizione sul tempio di Edfu si sposta ora su un altro quadro, in quanto qui comincia un nuovo capitolo nella Guerra degli Dèi. I nemici che erano riusciti a scappare «si diressero verso il Lago del Nord, cercando di raggiungere il Mediterraneo attraverso la regione dei laghi. Il dio, però, riempì di paura i loro cuori, e così arrivati in mezzo alle acque essi lasciarono il lago occidentale per dirigersi verso le acque che mettevano in comunicazione con i laghi della regione di Mer,allo scopo di unirsi ai nemici che si trovavano nella terra di Seth.Questi passi dell’iscrizione non si limitano a fornire informazioni geografiche, ma, per la prima volta, danno un’identità al «nemico».
Il conflitto si era infatti spostato in quella serie di laghi che nell’antichità, molto più che ai giorni nostri, separavano fisicamente l’Egitto vero e proprio dalla penisola del Sinai. A est, al di là di questa barriera d’acqua, stava il territorio di Seth – l’antico avversario e assassino di Osiride, padre di Horus. Era Seth, dunque, il nemico contro le cui forze Horus si stava lanciando. A questo punto Horus era arrivato alla linea che divideva l’Egitto dalla terra di Seth. Vi fu dapprima un momento di calma nella battaglia, durante il quale Horus fece avanzare i suoi uomini armati (il «popolo del metallo») e Ra raggiunse in barca il luogo dello scontro. Quando anche i nemici si riunirono e riattraversarono le acque, la battaglia ricominciò in tutta la sua violenza.
Questa volta 381 nemici vennero catturati e uccisi (il testo non menziona perdite dalla parte di Horus); dopodiché Horus, senza perdere tempo, attraverso le acque e penetrò nel territorio di Seth. Fu allora, secondo l’iscrizione del grande tempio di Edfu, che Seth, infuriato come non mai, affrontò Horus in una serie di combattimenti corpo a corpo, per terra e per aria.
Nel corso di una delle battaglie, Seth si nascose in «gallerie segrete» in qualche punto della penisola; in un’altra battaglia, perse i testicoli. L’Assemblea degli Dèi assegnò allora tutto l’Egitto «come eredità … a Horus». Ciò che è interessante rilevare, a questo punto, è l’aspetto messo in luce da E. A. Wallis Budge in The Gods of Egyptians: e cioè che, nella prima occasione in cui gli uomini vennero coinvolti nelle guerre degli dèi, furono le loro armi fatte di «ferro divino», ad assicurare la vittoria a Horus: «È chiaro che egli dovette il suo successo soprattutto alla superiorità delle armi di cui disponevano lui e i suoi uomini, e ai materiali con cui queste erano fabbricate».
È dunque così, ci dicono gli scritti egizi, che l’uomo imparò ad alzare le armi contro i suoi simili. Terminato lo scontro, Ra si disse soddisfatto dell’opera di «queste genti del metallo, che onoravano Horus» e decretò che da quel momento in poi esse «dimorassero presso i templi come sacerdoti del dio», e che venisse loro reso omaggio attraverso offerte e libazioni,«come ricompensa per aver sconfitto i nemici del dio Horus».

Esso si insediò a Edfu, la capitale di Horus nell’Alto Egitto, e a This (Tanis in greco, la biblica Zo’an), capitale del dio nel Basso Egitto. Col tempo quegli uomini superarono l’originario ruolo esclusivamente militare e ottennero il titolo di Shamsu-Hor (“Attendenti di Hor”), assumendo il ruolo di aiutanti umani e messaggeri. È stato accertato che l’iscrizione sulle pareti del tempio di Edfu è una copia di un testo che gli scribi egizi conoscevano da fonti precedenti; ma quando e da chi sia stato scritto il testo originale, nessuno può dirlo con certezza. . Gli studiosi che hanno esaminato l’iscrizione hanno concluso che l’accuratezza dei dati geografici e altri fattori indicano, come afferma E. A. Wallis Budge, «che non abbiamo a che fare con avvenimenti esclusivamente mitologici; ed è quasi certo che l’avanzata trionfale attribuita a Hor-Behutet (Horus di Edfu) si basi sul-le imprese di qualche invasore che riuscì a stabilirsi a Edfu in tempi molto antichi».
Cosa successe allora a Seth ? Egli venne scacciato dall’Egitto e si stabilì nelle terre asiatiche dell’est, tra le quali vi era un luogo che gli permetteva di «parlare dal cielo». Era egli forse il dio chiamato Enshag nel racconto sumerico di Enki e Ninharsag, quello al quale i due amanti avevano assegnato Tilmun (ovvero la penisola del Sinai)? Se è così, allora egli era il dio egizio (camitico) che aveva esteso il suo dominio sulla terra di Seni più tardi conosciuta come Canaan. L’occupazione abusiva di Canaan da parte di Seth significava che tutte le località essenziali per i viaggi spaziali degli Anunnaki: Giza,la penisola del Sinai e Gerusalemme, erano finite sotto il controllo degli dèi di Enki.
E proprio in questo risultato della prima guerra della piramide che ci sono le cause della seconda guerra della piramide.