Alessandro Demontis

Il 7 che ancora ci insegna.

In memoria di Zecharia Sitchin

Ricorrono oggi, 9 ottobre 2017, esattamente 7 anni dalla morte di Zecharia Sitchin,autore del ciclo editoriale “Le Cronache Terrestri” accompagnato da alcuni libri ‘companion books’ (libri di approfondimento) tramite i quali ha divulgato la sua teoria su Nibiru e sugli Anunnaki.

Ho scelto di scrivere questo breve saggio per i 7 anni dalla sua morte poiché il numero 7 è stato oggetto di lunghissime analisi da parte di Sitchin, il quale mostra nei suoi libri come questo numero sia stato di vitale importanza per le civiltà del passato; in omaggio a questa sua passione per il numero 7, dunque, che egli vedeva come rappresentante del pianeta Terra nella iconografia mesopotamica, voglio fare il punto su questo personaggio e su quanto gli dobbiamo.

Zecharia Sitchin, nato l’11 Luglio 1920 a Baku e morto il 9 Ottobre 2010 a New York, è stato uno scrittore ebreo azero, studioso di religioni, mitologia e linguistica, che ha dedicato l’intera vita a diffondere quella che e stata la teoria ‘alternativa’ più importante del XX secolo. Dopo aver vissuto i primi 6 anni della sua vita con la famiglia a Baku, passa l’infanzia e l’adolescenza in Palestina, ove apprende l’ebraico antico; si laurea in economia politica in Inghilterra, ritorna in Israele dove svolge il ruolo di consulente per alcuni giornali locali e dove nel frattempo inizia gli studi di scrittura cuneiforme sumera,studi che continuerà anche negli anni 50, una volta trasferitosi negli Stati Uniti.

Non è mai stato chiaro se Sitchin abbia conseguito una educazione accademica in lingue semitiche e in assiriologia, lui ha in un paio di occasioni citato Samuel Noah Kramer come proprio ‘mentore’, ma il rapporto tra i due personaggi non è mai stato definito. C’è chi sostiene che Sitchin fosse un completo autodidatta, e se questo fosse vero sarebbe uno dei pochissimi casi di autodidatti membri della American Oriental Society e della Middle East Studies Association of North America.

Sitchin è inoltre stato nominato come Scienziato dell’Anno nel 1996 dall’International Forum on New Science. Da sempre appassionato di storia, archeologia e profondamente religioso, Sitchin ha dedicato gran parte della sua vita a raccogliere materiale sulle culture del passato fino alla stesura del suo primo libro: “Il pianeta degli dei”. Successivamente gli studi di Sitchin si sono diversificati, spesso avvalendosi di consulenti scientifici e facendo riferimento ai ‘padri’ dell’Assiriologia, continuamente aggiornandosi e divulgando studi di accademici del passato ormai dimenticati.

È da questi studi, che alcuni ritengono ‘superati’, che Sitchin trae la maggior parte delle informazioni basilari della sua teoria, oltre che dalla traduzione personale dei testi classici dell’epoca sumero-accadica. Sitchin non si limita nella sua analisi ai testi ‘famosi’, ma spesso anzi fa riferimento a testi o frammenti di testi generalmente non analizzati, rari, difficili da reperire al giorno d’oggi, pubblicati all’inizio del XX secolo. Molti dei testi da lui analizzati, a sua opinione, sono stati trattati ingiustamente dagli accademici, che non ne hanno saputo trarre le informazioni adeguate.

Zecharia Sitchin è stato un attivissimo esploratore e reporter di misteri e di nozioni archeologiche altrimenti dimenticate. A lui si deve, tramite i suoi libri “Spedizioni nell’ altro passato” e “L’ ultima profezia”, la divulgazione di decine e decine di nozioni storiche e archeologiche che gettano ombra sull’accademismo. La più importante tra tutte queste nozioni è, probabilmente, il fatto che i segni noti come ‘marchio di cava’ presenti nella Grande Piramide siano un falso architettato dal Col. Vyse ed eseguito dai suoi soci Perring e Hill.

A lui si deve anche un’altra importantissima divulgazione: il contatto tra le culture mesopotamiche e quelle meso-sudamericane. Questo tema, che era stato in un certo qual modo trattato da non meno di 14 eminenti studiosi del XIX e XX secolo ma passato completamente in sordina, è tornato alla ribalta proprio grazie a Sitchin e al suo libro “Gli dei dalle lacrime d’oro” (edito per la prima volta nel 1990), e solo dopo pochi anni è di nuovo stato ripreso da Bernardo Biados Yacovazzo, direttore del Centro per gli Studi della Storia e della Scrittura Precolombiana di LaPaz, e da Clyde Winters, un etnologo afroamericano fondatore del Centro per gli Studi Afrocentrici.

Da molti ritenuto un millantatore ed uno scrittore di pseudo-archeologia, o di fanta-storia, Sitchin è l’indiscusso padre della ricerca alternativa, seppur prima di lui già autori come Erich von Däniken avessero presentato una loro versione della teoria chiamata degli “Antichi Astronauti”. Possiamo dire che Sitchin ne sia il reale padre e maggiore protagonista perché non si limitò, al contrario dei suoi pochi predecessori, ad avanzare dubbi o a mostrare curiosità su cui indagare, ma fu in assoluto il primo a offrire una storia alternativa, una identificazione, ed una soluzione ai misteri da altri soltanto denunciati e descritti. E lo fece attingendo alla più vasta mole di documenti storici e linguistici mai utilizzata da un autore, senza tralasciare però l’ aspetto scientifico, che curò sempre in dettaglio e che, anni dopo e a tutt’oggi, è il campo dal quale son pervenute le maggiori e più numerose conferme alle sue ‘stramberie’.

A cominciare dall’aver descritto nel 1976, leggendolo dalle tavolette sumere, il processo di Creazione dell’Uomo come una Fertilizzazione In-Vitro, realizzata dai nostri scienziati solo due anni dopo la pubblicazione del suo primo; proseguendo per la previsione dei dati astronomici di Urano e Nettuno, confermati solo 10 e 13 anni dopo la sua prima pubblicazione. Senza dimenticare le sue analisi linguistiche che proponevano relazioni di dipendenza e derivazione tra numerosissime lingue ritenute scollegate,analisi per le quali è stato più volte deriso per problemi di metodo, salvo poi nel corso degli anni vedere quel metodo comparativo, da lui proposto, divenire una prassi nel mondo accademico…

Sitchin fu colui che parlò di legame tra la lingua Sumera e la lingua Cinese, paragone per cui ancora oggi viene spesso criticato e ritenuto un incapace da coloro che sono totalmente digiuni di Sinologia e non conoscono il lavoro di pilastri della materia come Charles J. Ball e Terriene de Lacouperie, i quali scrissero sul tema e avanzarono le stesse conclusioni rispettivamente 60 e 90 anni prima di Sitchin. E nel 2002, uno dei più importanti linguisti del passato, Kurt Schildmann, senza nemmeno saperlo confermava le deduzioni di Sitchin quando pubblicò il suo saggio “Maya Language and Hieroglyphics enriched by Babylon 500 b.C.”

Ma l’ argomento per il quale Sitchin è ricordato e criticato dai più è la sua ipotesi sull’esistenza di un pianeta aggiuntivo nel nostro Sistema Solare, un pianeta che i sumeri avrebbero identificato con i nomi di Marduk e Nibiru, e che sarebbe stato il pianeta d’origine delle divinità – chiamate Anunna e Anunnaki – adorate in Mesopotamia. Essi sarebbero gli Elohim biblici, i Neteru egiziani, e il loro culto, da Sumer, si sarebbe mosso in tutto il globo venendo incorporato nelle tradizioni religiose di tutte le civiltà e culture successive. Culture e civiltà derivate appunto dal contatto dell’Uomo con questi ‘extraterrestri’. E proprio su questo aspetto, specialisti di ogni genere hanno fatto quasi a gara per riuscire a ‘smontare’ le ipotesi di Sitchin, chi dal lato scientifico, chi dal lato linguistico, senza però mai produrre una prova definitiva dei suoi eventuali errori.

D’altro canto, invece, la ricerca di questo ipotetico pianeta aggiuntivo è stata iniziata e portata avanti più volte da enti come la NASA, e siamo ormai abituati alla scoperta continua di nuovi pianeti; il metodo investigativo di Sitchin, basato prevalentemente sulle proprie interpretazioni di testi e reperti del passato, lo ha portato a rilasciare nei propri libri una lunga serie di affermazioni che nel corso dei decenni si sono dimostrate esatte: dalla presenza d’acqua su Marte, all’esistenza di pianeti retrogradi, all’esistenza di oggetti planetari stabili con orbita molto eccentrica e longeva, all’origine interna al Sistema Solare delle comete, e alla presenza di materiale esterno al Sistema Solare nella Fascia degli Asteroidi.

Potremmo continuare l’elenco delle conferme arrivate dalla scienza per ore, se solo ci abbandonassimo al tema della Genetica e dell’Antropologia. Chi mai, prima di Sitchin, era stato capace di identificare con esattezza luogo e arco temporale per l’ insorgenza dell’Homo Sapiens?

Gli studi di genetica condotti negli anni ’90 dal team Progetto Genoma Umano ha validato quanto asserito da Sitchin nel 1976, procurando conferme indipendenti sia dal lato patrilineare (Spencer Wells) che matrilineare (Brian Sykes).

Non passa anno in cui la teoria di Sitchin, per quanto strampalata possa sembrare, non riceva corroborazione da parte della scienza sotto questo o quell’aspetto; uno degli ultimi casi eclatanti risale al 2016, quando un team della Università di Lund, in Svezia, pubblicò un documento molto particolare intitolato “Is there an exoplanet in the Solar system?: indagava la possibilità che un pianeta estraneo al Sistema Solare potesse essere stato catturato dal nostro sistema in via di formazione circa 4.5 miliardi di anni fa. Ponendo certe condizioni, il team ha calcolato che questa cattura sarebbe stata più che possibile. Questo scenario era stato prospettato da Sitchin nel 1976 tramite la sua ‘assurda’ interpretazione in chiave astronomica di uno dei più famosi poemi mesopotamici: l’ Enuma Elish.

Sitchin, dunque, a distanza di 7 anni dalla sua morte continua a insegnarci; le sue ‘strambe teorie’, che rimangono li immutabili nei suoi libri, trovano anno dopo anno nuove conferme, e la ‘rivincita’ più grande di Sitchin sui suoi detrattori rimane proprio la divulgazione scientifica successiva alla sua morte.

(Alessandro Demontis)

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