Alessandro Demontis, TRANSUMANESIMO

Il genitore che torna indietro nel tempo / Ruolo dell’argilla in genetica / Trasferimento orizzontale di materiale genetico

Il genitore che torna indietro nel tempo

Come abbiamo accennato poc’anzi, recentemente la datazione dell’Adamo Ycromosomale è stata soggetta ad alcune revisioni. Uno studio pubblicato su American Journal of Human Genetics ad opera dello staff di Fulvio Cruciani (19 Maggio 2011), ha introdotto importanti cambiamenti nella struttura e delle origini dei quello che viene chiamato ‘Albero genetico specificatamente maschile’, individuando le occorrenze dell’aplogruppo A e ridatandolo a 142,0000 anni fa circa. Come si inserisce questa nuova scoperta nel discorso che abbiamo fatto finora? Per capirlo dobbiamo ragionare sul significato della mutazione M168. In effetti Wells identificava la mutazione M168 come la PRIMA MUTAZIONE che ha dato origine a tutti gli uomini attualmente esistenti USCITI dall’Africa. Pur essendosi generata in Africa e da li trasferita per tutto il globo, questa mutazione non è l’originale filogenia caratteristica dell’Adamo Ycromosomale. Esistono infatti, e si conoscevano già, 2 aplogruppi caratteristici dell’Africa e diffusi quasi esclusivamente in questo continente, l’aplogruppo A e l’aplogruppo B. Ma la cosa più importante è che gli individui dell’aplogruppo A o B NON presentano la mutazione M168, caratteristica dell’aplogruppo CT. All’ epoca degli studi pubblicati da Wells l’aplogruppo A era datato a circa 60.000 anni fa, contemporaneo quindi alla mutazione M168, ma gli studi pubblicati da Cruciani hanno evidenziato che questo aplogruppo è molto più antico e che rappresenta il ‘progenitore’ della mutazione M168 poi diffusasi in tutto il mondo. Il nostro ‘genitore comune assoluto’ per via maschile quindi non è la mutazione M168 ma l’aplogruppo A. La mutazione M168 continua comunque a rappresentare quel gruppo di individui usciti dall’Africa e diffusasi nel resto del globo.

Ruolo dell’argilla in genetica

Ma ci sono anche altri aspetti della teoria di Sitchin che hanno una importante valenza dal punto di vista genetico; nella sua analisi dei miti della creazione sumeri e babilonesi Sitchin sostiene che gli Anunnaki crearono l’uomo moderno (Homo Sapiens) tramite una serie di modifiche genetiche all’Homo Erectus che era diffuso su tutto il globo. Sitchin riporta in particolare varie versioni del mito della creazione dell’uomo, soffermandosi molto sulla versione giuntaci tramite l’Atra Hasis. Vi si narra di una discussione animata in seno al consiglio degli Anunnaki al termine della quale Enki avanza l’idea di creare un essere primitivo che potesse lavorare al posto degli dei. La descrizione di questo atto di creazione, come abbiamo già accennato e come vedremo più avanti nella analisi dell’Atra Hasis, ricorda in modo stupefacente la versione narrata nella Genesi, ma in questo testo mesopotamico abbiamo alcuni altri particolari:

Enki responded, “If we use pure clay to make these new creatures,
they will be like the animals,
without intelligence.
To make them capable of bearing the yoke of Enlil,
we must slay one of the gods so his flesh and
blood can be mixed with the clay
to be made into a man. Then what we create will be
god and man mixed together.”

TRADUZIONE
Enki rispose: «Se usiamo argilla pura per rendere queste nuove creature,
saranno come gli animali,
senza intelligenza.
Per renderli in grado di sopportare il giogo di Enlil,
dobbiamo uccidere uno degli dèi così la sua carne e
sangue può essere miscelato con l’argilla
per essere trasformato in un uomo. Allora ciò che creiamo sarà
Dio e l’uomo mescolati insieme.”

Questo passaggio contiene un particolare che più avanti approfondiremo: quello dell’argilla. Uno studio del 2002 di Martin Hanczyc e Shelley Fujikawa ha provato che un tipo particolare di argilla, la montmorillonite, ha mostrato capacità di catalisi nei confronti delle reazioni di combinazione dell’RNA tramite la formazione di vesciche di grasso. Non solo, la montmorillonite protegge le molecole organiche dal degradamento e permette loro di assemblarsi spontaneamente con percentuale di successo maggiore rispetto a un ambiente in cui la montmorillonite è assente. Lo studio dell’applicazione delle argille in campo biologico e genetico però non è una novità del 2002. Prima di questa scoperta, erano stati condotti sin dai primi anni ’90 studi sulla catalisi da parte di argille organiche in colture ad uso biologico. Alcuni studi evidenziarono che la montmorillonite giocava un ruolo fondamentale nel tentativo di riproduzione di batteri derivanti dall’ Escherichia Coli. Sull’uso della montmorillonite sono noti in particolare 3 studi:

· quello di Hanczyz e Fujikawa nel 2002
· quello di James P. Ferris nel 2006
· quello di Q. Huang e W. Chen nel 2007

Inquadrati questi studi nel contesto del racconto babilonese, l’argilla non è, come sostengono molti studiosi e religiosi, il materiale DA CUI è stato creato l’uomo (la Bibbia riporta che ‘Dio creò Adamo dalla terra’), ma il materiale SU CUI questo è stato creato. Potremmo ipotizzare che la montmorilllonite, o un simile tipo di argilla, fosse usata come ‘piattina per la coltura’ del mix cellulare, o come catalizzatore.

Trasferimento orizzontale di materiale genetico

Il 16 Febbraio 2000 la rivista Science pubblica un report di alcuni membri del progetto Human Genome project che evidenzia una scoperta a dir poco imbarazzante. Analizzando il genoma umano sono stati ritrovati 223 geni che “non hanno predecessori nella storia evolutiva del DNA”, come se improvvisamente al genoma umano fossero stati aggiunti questi 223 geni in qualche maniera. Questo fenomeno, provocato volutamente in laboratorio in alcuni casi e chiamato Trasferimento Orizzontale di Geni (Horizontal Gene Transfert), è da molto tempo noto in campo batterico. Ma fare una scoperta simile in campo umano è disarmante. Non è chiaro agli specialisti se questi geni siano passati dal genoma umano a quello batterico o viceversa, ma lo studio ha identificato che non esiste un tipo di batterio con più di 113 tra questi geni. Non solo, questi 223 geni sono totalmente assenti negli invertebrati, e uno studio delle proteine sintetizzate da questi geni ha mostrato che solo 35 geni sono presenti nei vertebrati, e 25 di questi 35 sono presenti solo nell’uomo. Ulteriori sviluppi di questo studio son stati ottenuti da Steven Salzberg, Owen White, Jeremy Peterson, Jonathan Eisen, e pubblicati ancora su Science il 17 Maggio 2001. L’articolo intitolato “Geni microbici nel genoma umano: trasferimento orizzontale o perdita genetica?” afferma che 40 geni son stati identificati come probabile frutto di trasferimento orizzontale tra batteri e uomo, ma non si sa ancora in che direzione né si riesce a stabilire da dove questi geni vengano. Se, apparentemente, queste nozioni non fanno riferimento alla teoria di Sitchin, analizzandole in maniera più generale il loro contributo è quello di stabilire che c’è stato un momento, nel passato, in cui al genoma umano è successo ‘qualcosa’. Improvvisamente l’uomo, non si sa come, ha acquisito 223 nuovi geni.

Articolo di Alessandro Demontis

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