
Anunnaki ed Igigi
Anunnaki e Igigi sono due termini ricorrenti nella mitologia mesopotamica, descrivono quelle che noi attualmente consideriamo essere state le divinitĂ sumere e accadiche, nonchĂŠ mesopotamiche. Questi termini, in particolare Anunnaki, vengono usati sia nella letteratura sumera sia in quella babilonese, questâultima continuando ad utilizzare i lemmi ed i glifi sumeri, senza cioè trasporli.
Ciò rende difficilissimo risalire a chi o cosa fossero gli Anunnaki, poichĂŠ il loro nome è di etimologia incerta. Nei miti gli Anunnaki vengono a volte descritti come dei degli inferi (per esempio nel mito di Inanna negli inferi, sua sorella Ereshkigal scatena contro di lei gli Anunnaki), a volte come gli dei lavoratori del sottosuolo, altre volte come i saggi dei del consiglio, altre volte ancora come capi di nazioni o leader in guerre. Il termine Igigi invece, usato molto poco per la veritĂ , si riferisce in particolare a â300 anunnakiâ che osservavano dal cielo e successivamente scesero sulla terra.
Si dovrebbe a questo punto notare il parallelo con i Nefilim biblici, i famosi âangeli cadutiâ, in effetti âdiscesiâ, come ho mostrato nellâarticolo che analizza il significato di questo nome. La mia teoria è che, essendo gli Igigi figure cronologicamente precedenti ai Nefilim in termini religiosi e mitologici, questi ultimi non siano altro che la trasposizione ebraica della figura dei primi, e le loro âgestaâ di cui si parla in Genesi siano dunque da ricercare in storie parallele riguardanti gli Igigi.
Lasciamo però da parte il lato mitologico e concentriamoci solo su quello linguistico. I tentativi da parte degli studiosi di tradurre il termine âAnunnakiâ sono stati molto scarsi e infruttuosi. La maggioranza degli studiosi traduce con âfigli di Anuâ (An.un[na]) o con âfigli dei principi del cieloâ. Entrambe le traduzioni però ignorano la sillaba KI.
Lo studioso John Halloran, lâultimo editor di un Sumerian Lexicon riconosciuto, nel suo âSumerian Question & Answersâ propone:
a-nun-na(-k): noble stock; fear, dread (âoffspringâ + âmasterâ + genitive)
d-a-nun-na(-ke4-ne): the gods as a whole; the gods of the netherworld, as compared to the dnun-gal-e-ne, the great gods of heaven
Come vediamo anche qui la sillaba KI viene completamente ignorata. Nel primo caso la âK finale viene tradotta come genitivo, nel secondo caso si ipotizza che KI fosse in realtĂ KE4-NE, un altro genitivo secondo il Sumerian Lexicon:
ke4: often occurs at the end of a genitival compound which functions as the actor or agent of the sentence (ak, genitival suffix âofâ, + e, ergative agent marker).
Unâaltra ipotesi è che il termine vada tagliato in A.nun.ak.e, in cui AK è un genitivo (basato sulle analisi linguistiche di Thorkild Jacobsen).
Ma possiamo fidarci di traduzioni che hanno senso solo se si esclude una particella dal termine?
Queste traduzioni andrebbero bene se non esistesse il termine Anunnaki ma solo Anunna, che è effettivamente il piÚ usato. In epoca sumera infatti gli dei erano chiamati Anunna, fu solo in epoca accadica che, nello scritto cuneiforme accadico (che ricordiamo è molto diverso dal sumero) il termine Anunnaki compare come soggetto non declinato. Dire quindi che AK sia un genitivo e che il termine Anunnaki indica un genitivo riferito agli Anunna è come dire che gli accadi commettessero un gravissimo errore di interpretazione della lingua sumera.
Un concetto inammissibile visto che il sumero ha molti meno casi ed è grammaticalmente molto piĂš elementare dellâaccadico. Un errore simile sarebbe stato possibile nel passaggio da una lingua piĂš complessa a una meno complessa, non viceversa.
Ciò che è certo è che la particella AN significa âcieloâ, e la particella âKIâ significa âterraâ, quindi il significato del nome Anunnaki è legato sia al cielo che alla terra. A mio parere nellâaccezione sumera il termine Anunna descrive gli dei discendenti di Anu come âdei del cieloâ, e il termine Anunnaki utilizzato dagli accadi invece descrive gli stessi dei come âdei del cielo (venuti) sulla terraâ.
Ă infatti in epoca accadica che compare il termine IGI.GI, anche questo derivante da radici sumere. Il Sumerian Lexicon riporta:
igi: n., eye(s); glance; face; aspect, looks; front (reduplicated ig, âdoorâ) [IGI archaic frequency: 21]. v., to see.
gi(4): to surround, besiege; to lock up (circle + to descend into).
gi(17): n., young man (small and thin like a reed).
Usando questa divisione, per estensione il âyoung manâ potrebbe indicare gli dei giovani, o il âto sorround / besiegeâ (accerchiare, circondare) può essere un riferimento al fatto che gli Igigi son descritti come gli dei che rimanevano nel cielo (e quindi âorbitavanoâ intorno alla terra). AltresĂŹ il termine Igigi potrebbe invece essere semplicemente tradotto come un duplice uso di âIGIâ concatenato (questo uso è attestato in tanti esempi nella lingua sumera, per esempio il MA.GUR.GUR dellâimbarcazione di Ziusudra o il NA4.GUL.GUL tra le âarmiâ di Asag nella sua guerra contro Ninurta) il che sarebbe un rafforzativo del âvedere / guardareâ. Questo genere di uso, anche in accadico, di termini sumeri, fa dedurre che gli accadi fossero molto attenti nellâuso dei nomi di origine sumera. Ă difficile quindi ipotizzare che potessero aver âsbagliatoâ e incorporare KE4 o AK (due declinazioni) in un nome usato come soggetto.
Dingir e An nel nome Anunnaki
Nel mio articolo Anunnaki ed Igigi ho fatto una analisi linguistica dei due termini. Si tratta però, devo ammettere, di una analisi incompleta. Sono stato tentato di cancellare quellâarticolo a seguito di alcune scoperte che ho fatto su tavole cuneiformi dopo averlo scritto, ma alla fine ha prevalso in me il desiderio di mantenere sul sito quellâarticolo, pur rimandando a questa pagina che aggiunge e modifica alcune cose che avevo scritto. In quellâarticolo analizzai il modo in cui il termine ANUNNAKI veniva traslitterato e tradotto da alcuni eminenti sumerologi, concludendo però che essi erano in errore. Riporto qui le esatte frasi che scrissi. Lo studioso John Halloran, lâultimo editor di un Sumerian Lexicon riconosciuto, nel suo âSumerian Question & Answersâ propone:
a-nun-na(-k): noble stock; fear, dread (âoffspringâ + âmasterâ + genitive)
d-a-nun-na(-ke4-ne): the gods as a whole; the gods of the netherworld, as compared to the dnun-gal-e-ne, the great gods of heaven
Unâaltra ipotesi è che il termine vada tagliato in A.nun.ak.e, in cui AK è un genitivo (basato sulle analisi linguistiche di Thorkild Jacobsen).
Ma possiamo fidarci di traduzioni che hanno senso solo se si esclude una particella dal termine?
Queste traduzioni andrebbero bene se non esistesse il termine Anunnaki ma solo Anunna, che è effettivamente il piÚ usato. In epoca sumera infatti gli dei erano chiamati Anunna, fu solo in epoca accadica che, nello scritto cuneiforme accadico (che ricordiamo è molto diverso dal sumero) il termine Anunnaki compare come soggetto non declinato.
Dire quindi che AK sia un genitivo e che il termine Anunnaki indica un genitivo riferito agli Anunna è come dire che gli accadi commettessero un gravissimo errore di interpretazione della lingua sumera. Un concetto inammissibile visto che il sumero ha molti meno casi ed è grammaticalmente molto piĂš elementare dellâaccadico. Un errore simile sarebbe stato possibile nel passaggio da una lingua piĂš complessa a una meno complessa, non viceversa.
Bene dopo alcune ulteriori ricerche mi vedo costretto a fare una ammissione a favore dei sumerologi menzionati:
il termine ANUNNAKI è quasi sempre riportato, in cuneiforme, in forma traslitterabile come D.A.NUN.NA con il classico glifo AN/DINGIR in posizione iniziale. Mi sono trovato giorni fa ad analizzare alcuni testi esaminati da Stephan Langdon nel suo âSumerian Liturgical Textsâ e nella raccolta di tavole cuneiformi conservate allâAshmolean Museum, alla ricerca di alcuni glifi cuneiformi che non riuscivo ad identificare. Uno dei glifi in questione era il NUN tradotto da John Halloran come âprincipe â maestroâ e ricorrente nei testi sumeri nonchè componente del nome ANUNNAKI. Mi son voluto soffermare ad analizzarne la forma in cui questo termine viene riportata in questi plates in cuneiforme sumero; ciò che ho notato mi ha permesso di formulare questa mia ipotesi riguardo al termine. Utilizzando la lista di simboli sumeri presente nel catalogo ENENURU e nel font Sumerian 3D_TFT ufficializzato ANSI, e prendendo per buona la traslitterazione e suddivisione dei sumerologi come Jacobsen e Halloran, il termine D.A.NUN.NA viene composto in questa maniera:
* a â n
d. a. nun. na
Il problema è che il glifo AN/DINGIR messo davanti al nome ANUNNA riferito agli ANUNNAKI è arbitrario. Se gli Anunnaki sono giĂ gli âdeiâ perchĂŠ mettere prima il simbolo âdingirâ che invece si usava davanti ai nomi per identificarli come divinitĂ ? Per spiegare meglio questo mio dubbio riporto un estratto del testo catalogato da Langdon: âA nearly complete lamentation to Aruruâ.

Il cuneiforme di queste righe è il seguente (con in rosso le traslitterazioni):

In questo passaggio, davanti al termine âanunnaâ della riga 25 compare il classico D di âdingirâ. Ma nella riga successiva il termine âanâ viene tradotto come ANU il nome del dio sumero, senza la D di âdingirâ davanti. Questo non è ammissibile poichĂŠ tutti i nomi di divinitĂ avevano la caratteristica D davanti, come vediamo in questi esempi:

Ă evidente allora che nei confronti del glifo AN/DINGIR e alla sua traslitterazione/traduzione i sumerologi hanno un atteggiamento ambiguo. Ed è ipotizzabile anche che la D davanti ad âanunnaâ non sia da identificare come lâAN/DINGIR distintivo degli dei ma come una parte del termine stesso.Questa conclusione è rafforzata dal fatto che in altre tavole ho trovato un altro modo di scrivere Anunnaki, il seguente:

che ricomposto con il font Sumerian 3D_TFT è:
* a n K
d. a. na. ki
dove se la D di DINGIR viene letta per il suo valore fonetico
AN otteniamo AN.A.NA.KI.A
questo punto, analizzando i significati dei singoli lemmi, otteniamo:
AN = cielo
A = preposizione locativa che indica movimento verso qualcosa o qualcuno
NA = persona, essere umano
KI = terra
Come possiamo essere sicuri di quando il glifo AN/DINGIR è usato dai sumeri come nome proprio, come componente di un termine, o come distintivo di un dio?
I sumerologi non rispondono a questa domanda, effettuando le loro traslitterazione e traduzioni in maniera altamente criticabile. Questa serie di considerazioni inoltre mi permette, analizzando numerose tavolette, di rafforzare la mia conclusione secondo la quale la finale -KI del termine non può essere il genitivo ipotizzato, dai sumerologi precedentemente nominati, nelle forme: -K, -KE4.NE, -AK.
PerchĂŠ?
PerchĂŠ il termine viene tradotto Anunnaki anche quando il traslitterato non presenta le desinenze del genitivo, e allo stesso tempo quando nel cuneiforme non è presente il glifo relativo a -ke4 o -ak. Nelle righe 25 e 26 viste poco sopra, per esempio, da-nu-na mu-un-na-lag-lag-gi-eshâ viene tradotto con âThe Anunnaki hastenedâ, dove Anunnaki è un soggetto al nominativo e non al genitivo. Riporto qui di seguito altri due casi, tra i tanti, dai quali si può trarre la stessa conclusione.

A questo punto, riassumendo, abbiamo stabilito che:
lâutilizzo del glifo AN/DINGIR è ambiguamente interpretato dai sumerologi
lâinterpretazione di tale glifo davanti al nome ANUNNA non è coerente con lâinterpretazione davanti al nome ANU
la teoria secondo cui il termine ANUNNAKI sia composto da un finale derivato da -KE4.NE o da -AK descriventi un genitivo è smentita da varie tavole cuneiformi
ANUNNAKI può essere traslitterato come an/dingir. A.NUN.NA o come an.A.NA.KI
Ancora sul nome Anunnaki
Questo è il terzo articolo in cui tratto il termine ANUNNAKI. Mi ritrovo a doverne ancora scrivere alla luce di alcune scoperte personali recenti su testi parecchio datati. Prima di esporre però voglio riassumere quanto scritto nei 2 articoli precedenti. In sostanza notavo come lâaccademismo sia in genere propenso a ritenere ANUNNAKI un termine al genitivo traducibile come âI principi di Anuâ o âLa nobile stirpeâ , utilizzando una traslitterazione del tipo:
A-NUN-NA +(-AK) / +(-KE4-NE) nelle quali appunto AK o KE4-NE sarebbero i genitivi.
Questo tipo di scrittura potrebbe essere definita âglificaâ nel caso si traduca con âLa nobile stirpeâ (da A = seme + NUN = principe) o âfonemicaâ nel caso si traduca âPrincipi di Anâ (da AN+NUN[NA]) poichĂŠ per comporre il fonema AN si utilizza il primo glifo A + la prima lettera del glifo NUN.
Facevo notare che a mio avviso è azzardato ipotizzare questi genitivi poichĂŠ in epoca sumera queste divinitĂ erano chiamate ANUNNA e questo nome si scriveva con i glifi di A+NUN+NA senza nessun glifo successivo che contenesse una lettura tale da giustificare AK o KE (esistevano infatti precisi glifi che rendevano queste particelle), e facevo anche notare che nei testi accadici il nome era reso sempre e costantemente come ANUNNAKI, cioè la âKI era sempre presente. Ebbene la scoperta in cui mi sono imbattuto pochi giorni orsono è che esistono ancora altri tipi diversi di scrittura di questo nome

In questo verso, tratto da una copia cuneiforme dellâEnuma Elish cosĂŹ come compilato da Deimel (âEpos babylonicum de creatione mundiâ del 1912), docente di assirologia per lâIstituto Pontificio, abbiamo ben distinti i glifi (gli ultimi 5 prima della chiusura della parentesi quadra) per DINGIR+A+NUN+NA+KI.

Questo modo di scrivere è riportato da Langdon nel suo âThe babylonian epic of Creationâ del 1923, e compare in svariati punti (per esempio rigo 115 della tavola I, righi 88 e 93 della tavola II, rigo 46 della tavola III). I glifi utilizzati sono DINGIR+A+NU+UK+KI.Ancora Langdon nel suo âSumerian liturgy and Psalmsâ (del 1919) tratta il testo catalogato 6060 (periodo Cassita â 2a colonna del retro della tavoletta â rigo 26) e ci fornisce questa scrittura:

Dunque abbiamo svariati esempi di ricorrenze in cui il KI è presente, e quindi ne giustifica la resa molto piÚ della ipotesi di genitivo addotta dagli studiosi accademici. Questo anche perchÊ, se è vero che il glifo in questione KI ha anche la lettura KE (e anche GE5), il genitivo viene generalmente espresso da KE4 e non da KE.
Articolo di Alessandro Demontis