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Inno alle Case degli Dei – il tempio dedicato a Ningishzidda-Thoth

Il lunghissimo e preziosissimo “Inno alle case degli Dei“ fu compilato da Enheduanna, figlia di re Sargon, vissuta ad Agade dal 2285 a.C. al 2250 a.C. (secondo la Nuova Cronologia Storica), e si compone di 42 inni a templi degli dei, composti con uno stile in 2a e 3a persona singolare, come se l’autrice si stesse rivolgendo direttamente alle costruzioni. Questo inno è stato tradotto nel 1969 da Sjoberg e Bergmann, ed è il più antico documento scritto da una donna giunto fino a noi; si tratta di un documento ‘vivo’, poiché dopo la morte della autrice molti scribi hanno ampliato la versione originale aggiungendo inni a templi che all’epoca di Enheduanna non esistevano, mantenendo lo stesso stile e la stessa forma cuneiforme.Il documento inizia, coerentemente con la storia di Sumer, con l’inno al tempio di Eridu, l’E.unir, dedicato al dio Enki.

La storia in realtà ci racconta che fu proprio Enki a costruire il primo tempio ad Eridu, chiamandolo E.en.gur.ra, perciò possiamo supporre che si tratti della stessa costruzione (la costruzione dell’Eengurra è dettagliata nel mito ‘La genesi di Eridu’). Al di là del valore letterario, questo scritto è molto importante perché testimonianza di un personaggio, Enheduanna, molto particolare. Era infatti, per quanto risulta, una sacerdotessa di Nanna, il dio lunare sumero accadico (Sin in epoca accadica e babilonese).

Non una sacerdotessa qualunque, ma una EN, titolo che in genere descriveva gli dei e gli altissimi sacerdoti maschi, che incorporavano questa radice linguistica divina proprio per evidenziare il loro presunto ‘Mandato Divino’. In questo articolo ho scelto di riportare solo uno dei 42 inni, quello riguardante il tempio dedicato a Ningishzidda, la cui descrizione lascia a bocca aperta per i contenuti. Ningishzidda infatti sembra essere imparentato, se non addirittura corrispondente, con il dio egiziano Thot, con il quale oltre alla iconografia condivideva anche gli attributi e le opere.

Alla luce di questo, c’è chi ha visto, nella descrizione del tempio di Ningishzidda, particolari che rimandano alla grande piramide di Giza. Se al principio questo accostamento può far sorridere sia egittologi che assiriologi, si tenga presente che dal testo si possono rilevare alcune caratteristiche comuni alle due costruzioni: una o più camere interne (e presumibilmente nascoste / proibite, il lemma ITIMA utilizzato nel testo si traduce come ‘camera silente’), il fatto che entrambe siano costruite su una pedana rialzata e in una radura (Giza non era desertica 5000 anni fa), e addirittura un possibile riferimento ai ‘pozzi di aerazione’ della piramide (i passaggi del testo: da cui fuoriesce e ritorna nel tuo cuore la luce del giorno’ e ‘innalzi le tue meravigliose vie che nessuno può scorgere’).

Si consideri inoltre che Gishbanda è un luogo mai identificato dagli archeologi. Si suppone che fosse ad ovest del Tigri e dell’Eufrate, ma non si sa precisamente dove.

Come vedremo il testo contiene alcuni particolari enigmatici, che hanno quasi del fantascientifico: il ‘rossastro’ emesso dalla camera silente (dei raggi rossastri dovuti a qualche cristallo?), la ‘maglia che controlla o connette’, il tempio è costruito in ‘antichi tempi’ (quanto antichi considerando che l’inno risale al 2200 a.C. circa?).

Ciò però non ci deve meravigliare, poiché Ningishzidda era un ‘mago’ degli dei, un dio di grande sapienza, padrone di numerose arti che ora chiameremmo ‘magiche’ o ‘paranormali’

187. ki ul kur sig galam.e gar.ra

188. itima ki hush shag4.tum2.ma ri.a

189. su zig3 a.ra2 mah lu2 nu.pad3.de3

190. gish.ban3.da.ki si.gar igi.te.en gana2 ki gal giri3 nu.ed3

191. bar gi4.a nim.ma gishes2.ad.gin7 rib.ba

192. shag4.zu ki ud e3 nam.he2 dagal shum2.mu

193. nun.zu nun shu sikil gid2 kug an.na.ke4

194. siki ul he.nun bar.ra gal2.la en d.nin.gish.zid.da

195. d.nin.gish.zid.da.ke4 gish.ban3.da.ki

196. mush3.za e2 bi2.in.gub barag.za dur2 bi2.in.gar

197. 10 e2 d.nin.gish.zid.da gish.ban3.da.ki.a

Luogo innalzato in antichi tempi, dalla camera silente, da una radura proietti (dirigi) il rossastro, innalzi le tue meravigliose vie che nessuno può scorgere (capire).

Gishbanda, da dove ti erigi in una maglia che connette (controlla), dalla quale fuoriesce e ritorna magnificente nel tuo cuore la luce del giorno (del sole); il tuo principe ha le mani pure e splendide come (verso) il cielo, i capelli fluenti sopra la schiena, il signore Ningishzidda. Gishbanda di Ningishzidda, casa che giace in cima a una piatta pedana. La casa di Ningishzidda a Gishbanda.

Articolo di Redazione AG

(Fonte : http://gizidda.altervista.org/site.html )

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