AMERICA, MITI, Redazione AG

La festa Maya del fuoco

Le antiche rappresentazioni di culto,soprattutto relative a tradizioni che  si  perdono  nella cosiddetta “notte dei tempi” e che potremmo definire meglio teistico tecnologiche”, costituiscono spesso un vero e proprio mistero, soprattutto laddove esse siano state raffigurate in Codici illustrati giunti integri fino a noi.

Detti Codici, spesso salvati solo grazie alla buona volontĂ  di lungimiranti appassionati, raccolgono immagini tramandate da generazioni e generazioni e, sebbene non abbiano un valore probatorio assoluto, diventano una interessante consultazione.

Ove neghino l’assunto o la teoria che si intende sostenere, hanno un effettoestremamente negativo, mentre, ove l’assunto o la teoria vengano confermate, non ci sarà alcun valore probatorio ma certamente un elemento a favore. Almeno questo. Dato che nel nostro caso, stiamo cercando di dimostrare che le grandi piramidi fungevano da centrali per la produzione di energia elettrica mediante l’utilizzo di minerali allo stato naturale e non arricchito, e ovviamente mediante l’utilizzo di vapore ad altissima pressione, ogni immagine o descrizione in tal senso può diventare fondamentale.

Giusto a titolo di pro-memoria, ricordiamo che non solo le piramidi di Teotihuacan in Messico, di Giza in Egitto e  di Sian Fu in Cina sono poste su una medesima circonferenza planetaria (quasi si trattasse di un “cerchio” attorno al nostro pianeta, ma addirittura che tali siti sono sempre circondati da grandi quantitĂ  di acqua (ingiustificabili se si raffronta il tessuto urbano di riferimento attorno a tali colossi) e che all’interno di alcune piramidi sono stati reperiti materiali isolanti derivati dalla lavorazione di minerali resistenti a temperature di oltre 700, 800 gradi centigradi, peraltro utilizzati anche oggi. Il problema consiste nel modo in cui tali minerali sono stati lavorati: senza specifiche attrezzature industriali non è possibile reperire detto materiale nel modo in cui è stato rinvenuto.

E questa è certamente una prova di un’antichissima tecnologia. Ma torniamo alle rappresentazioni e ai Codici illustrati (ovviamente mediante disegni realizzati a mano), tenendo presente che chi ha disegnato tali codici non aveva ovviamente la minima idea di cosa fosse, o sia, una centrale termo nucleare. Presso i Maya, e poi anche gli Aztechi, si celebrava una festa molto importante, detta del “FUOCO NUOVO”, ogni 52 anni.

Già l’intervallo tra le ricorrenze della festività è davvero considerevole,se si tiene presente che molte persone, data l’età media del tempo, questa festa non avrebbero, e non avranno potuto, assolutamente vederla. Comunque la cerimonia si svolgeva nel seguente modo:fin da cinque giorni prima della fatidica data del “Fuoco Nuovo”tutto si fermava; il lavoro di qualunque genere veniva interrotto, i fuochi venivano spenti, si osservava un silenzio assoluto, venivano rotte le suppellettili e, in definitiva, ci si comportava come se la vita si stesse completamente fermando per mancanza di energia, o meglio di “fuoco”.

Poi, all’alba del sesto giorno, se un particolare cerimoniale andava a buon fine, ossia se una particolare torcia accesa dal capo dei Sacerdoti Maya sprigionava ed emanava scintille, il “nuovo fuoco” veniva acceso tra il tripudio generale, la vita riprendeva e tutti i fuochi precedentemente spenti venivano riaccesi nell’intero impero. Soprattutto, e qui la cosa si fa più incredibile ancora, venivano inseriti particolari oggetti all’interno delle piramidi di Teotihuacan, proprio a voler confermare che un nuovo ciclo di fuoco era finalmente cominciato, e che quindi, per altri 52 anni.

Articolo di Redazione AG

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