In tutte le conferenze dell’Amico Mauro Biglino spunta fuori una domanda:” Qual’è la connessione tra Yhawhe ,il dio dell’Antico Testamento , ed il Cristo del Nuovo Testamento?” A questa domanda , a volte posta in maniera subdola poiché per i credenti é ormai fatto implicito che Gesù fosse il figlio di Dio, di quel antico dio raccontato dall’Antico Testamento, Mauro risponde più o meno così:”Non c’è… e non c’è perché manca il “mandante” ed il “movente” motivando ed argomentando con tesi più che valide. Bene, un’ulteriore conferma alla risposta di Mauro la troviamo ancora una volta nella Bibbia e nella fattispecie in un testo specifico: il libro della Sapienza.

Di questo testo, relegato , quasi nascosto nei meandri bibblici (inserito da dieci anni come ultimo testo dell’Antico Testamento), si sconosce l’autore ; dapprima fu attribuito a re Salomone, in seguito Sofronio Eusebio Girolamo ovvero San Girolamo padre della chiesa nel 400 lo attribuì a Filone di Alessandria e lo stesso concetto fu portato avanti nel 1270 dal cardinale teologo Bonaventura da Bagnoregio ovvero San Bonaventura. Nel corso del tempo questa tesi venne ritenuta infondata soprattutto per tre motivi :

1) Filone si recava spesso a Gerusalemme
2) Filone ha conosciuto Pietro
3) Filone nel corso della sua esperienza si allontanò dai cristiani e dal loro pensiero (come ci spiega in maniera esaustiva il dott. David T. Runia, classicista e filosofo nel suo “Filone nella prima letteratura cristiana”) ; per questo appariva impensabile che il presunto redattore del testo (Filone appunto), essendo stato contemporaneo di Gesù non ne facesse nessun tipo di menzione.
La paternità del testo ,quindi, è da associare ad un giudeo profondamente nutrito della tradizione di Israele e, in particolare, saldamente ancorato alla Scrittura. La temporalità della redazione , come dicevamo , è da collocarsi nella stessa epoca in cui è nato e vissuto Cristo (Introduzione La Bibbia – Ed. San Paolo, 2009), ma l’ignoto autore non sa nulla di quest’ultimo. E qui veniamo al dunque…

Il GabriEl aveva già annunciato il concepimento “verginale” () di Maria, la madre di Dio aveva già partorito il figlio di Dio, erano giunti persino i re magi, ma l’agiografo – sotto l’ispirazione divina – ignorava l’evento messianico già iniziato, nonostante la solenne dichiarazione: “Egli [dio] mi ha concesso la conoscenza infallibile delle cose” [Sapienza 7,17]. Nel corso degli anni molti cambiamenti di date sono stati apportati per allineare questo testo alla figura cristica ma nel 2009 , a seguito di una revisione delle note e dell’introduzione apportate da eminenti personalità (B. Maggioni, G. Ravasi, M. Tàbet,…), si è segnato il punto definitivo: questo libro è stato redatto in un arco temporale che va dal 30 a.C. al 40 d.C. , infatti gli eminenti a tal proposito scrivono:”tra la fine del I secolo a.C. e l’inizio del I d.C. A confermarlo ci sarebbero le allusioni alla situazione storica del tempo, gli influssi filosofici e letterari greci”.

In conclusione “La Bibbia” (Ed. San Paolo 2009) ha contribuito con la sua ufficialità a demolire la commedia dell’allestimento cristologico. Nell’incrocio simultaneo tra l’ultima “Parola di Dio” (Sapienza) e la venuta del “figlio di Dio” c’è la prova concreta che l’uno non conosce l’altro, né riconosce l’altro. A pochi chilometri di distanza la divina Sapienza non sa che il Messia era disceso in terra e salito in cielo, mentre il Messia non sa che la Parola di Dio è all’oscuro della sua venuta. In un solo colpo crolla l’intero castello esegetico costruito tra Cristo e Yahwhe.
Ciò dimostra come purtroppo ci accontentiamo di servirci ad una tavola già imbandita senza avere piena coscienza di con che cosa sono state preparate le pietanze… seppur Mauro ce lo consiglia sempre:” La Bibbia (come tutti i testi ritenuti sacri ,aggiungeremmo) va letta…TUTTA!!!
Articolo di Ch Achean
