
La stele di Nora è un blocco in pietra arenaria recante unâiscrizione ritenuta per la maggior parte degli studiosi in alfabeto fenicio. Fu rinvenuta nel 1773 in un muretto a secco vicino alla chiesa di santâEfisio a Pula, un centro urbano situato nella Sardegna meridionale che trae origine dallâantica cittĂ di Nora, una delle prime cittĂ sardo-fenicie. Visibile al Museo archeologico nazionale di Cagliari, la stele svela il primo scritto fenicio mai rintracciato a ovest di Tiro. La sua datazione oscilla tra i secoli IX e VIII a.C.. Il documento epigrafico è stato pubblicato allâinterno del Corpus Inscriptionum Semiticarum sotto il numero CIS I, 144, e gli studiosi ritengono che si tratti della parte minore (ed unica parte sopravvissuta) di unâiscrizione molto piĂš lunga, distribuita su piĂš pietre.
Gli studiosi moderni sono divisi sulla lettura epigrafica del testo e la sua traduzione. Ad ogni modo è possibile dividere le varie opinioni in due blocchi in base al significato dato al documento. Da un lato ci sarebbero coloro che ritengono si tratti di una commemorazione di una spedizione, dallâaltro coloro che invece pensano al culto celebrativo di una divinitĂ .
Teoria della Commemorazione di una spedizione
In uno studio del 1991, Shea propone la seguente trascrizione e traduzione:
Trascrizione || Traduzione
- BTRĹ Ĺ || a Tarshish,
- WGRĹ Hâ || e egli scacciò
- BĹ RDNĹ || in Sardegna.
- LMHâĹ L || Lui è al sicuro.
- MSBâM || Le sue truppe sono al sicuro.
- LKTNBN || Milkaton, figlio
- Ĺ BNNGD || di Shubon il precedente
- LPNY || comandante
Lo studioso ritiene che la stele testimoni le attivitĂ militari di âMilkatonâ a âTarshishâ e in Sardegna. Riguardo lâubicazione di Tarshish, egli ritiene che si possa trattare di una localitĂ in Spagna; si starebbe pertanto parlando di una fallita (o parzialmente fallita) penetrazione in Spagna e quindi del necessario ritorno in una base meno occidentale (appunto la Sardegna). Il comandante inoltre con il verbo ĹĄlm (tradotto per la prima volta da Zuckerman come âsalvo/al sicuroâ) intenderebbe che la spedizione in Spagna non avrebbe del tutto compromesso le possibilitĂ di unâulteriore azione.
Fortemente contrari ad ogni identificazione tra Tarshish e lâiberica Tartesso si sono schierati Täckholm e BlĂĄzquez, mentre piĂš possibilista si è mostrato Wagner. Infine Antonelli sul problema si esprime cosĂŹ:
ÂŤ [âŚ] Le testimonianze su Tarshish, al di lĂ di ogni moderno tentativo di identificazione puntuale, sembrano contenere unâallusione generica: quella con cui il mondo semita faceva riferimento alle estreme regioni occidentali, meta dei primi traffici commerciali fenici Âť
Lâarea culturale di Tartesso
F. M. Cross, dellâUniversitĂ di Harvard, ritiene che non si parli di Tartessos, in Andalusia, ma di Tarsis in Sardegna.Inoltre ritiene che Milkaton sarebbe un comandante di Pumayaton di Tiro (831-785 a.C.), conosciuto presso i greci come Pigmalione. La sua traduzione (con integrazioni) è la seguente:
- [a. Lui combattĂŠ (?)]
- [b. con le popolazioni sarde (?)]
- a Tarshish
- ed egli gli scacciò.
- Tra le popolazioni sarde
- lui è [adesso] in pace,
- (e) il suo esercito è in pace:
- Milkaton figlio di
- Shubna (Shebna), generale
- del (re) Pummay.
Secondo Cross questa iscrizione documenterebbe la colonizzazione fenicia della parte meridionale dellâisola. Secondo Gmirkin invece, lâiscrizione testimonierebbe il periodo in cui i Fenici venivano sconfitti e in parte costretti ad emigrare verso occidente dallâavanzata assira. In questo senso Tarshish non si riferirebbe ad una localitĂ spagnola o sarda ma a Tarso in Cilicia. Si tratterebbe pertanto della testimonianza della fuga di profughi approdati in Sardegna nella disperata ricerca di salvezza e pace. Concorda con questa interpretazione anche Delgado HervĂ s.
Ridgway ritiene che Tarsis non si riferisca nĂŠ a Tarso in Cilicia, nĂŠ a Tartessos in Spagna, ma indicherebbe una localitĂ mineraria in Sardegna. In questa prospettiva lâiscrizione testimonierebbe la vittoria di un generale fenicio contro delle popolazioni locali per il controllo delle miniere della zona. Anche Markoe, Dyson e Rowland ritengono che la scritta testimoni una vittoria dei Fenici contro i Sardi.
Nora
LipiĹski non è convinto dallâipotesi nĂŠ che la stele sia un decreto pubblico, come ipotizzano alcuni studiosi, nĂŠ che essa sia unâiscrizione commemorativa per un generale fenicio; al contrario, ritiene si tratti di una dedica al dio Pummay da parte di un alto ufficiale fenicio.
Semerano avanza unâaltra interpretazione del testo:
ÂŤ ET RĹ Ĺ NGR Ĺ EA B Ĺ RDN Ĺ LM ET Ĺ M SBT MLK T NB NĹ BN NGR LPN J
âAccanto è il sacello, quello che lâambasciatore di Ea in Sardegna ha edificato: questa memoria esprime il voto che il re per iscritto espone: elevi la costruzione lâambasciatore davanti allâisola.â Âť
MarĂa Eugenia Aubet e JosĂŠ Luis Maya GonzĂ lez ritengono sia unâiscrizione commemorativa per la costruzione di un tempio dedicato al dio PMY. Dedola invece propone la seguente traduzione:
ÂŤ BT RĹ Ĺ NGR Ĺ Hâ BĹ RDN Ĺ LM Hâ Ĺ LM SBâ (*) MLKTNBN Ĺ BN NGR LPNY
â[Questo è] il tempio principale di Nora che lui [il dedicante] in Sardegna ha visitato in segno di pace [o: per compiere un voto sacrificale, un olocausto]. Chi augura pace (o: visita in segno di pace) è S,bâ figlio di Milkaton, che edificò Nora davanti allâisola [di Capo Pula].â Âť
Moneta del Sardus Pater con corona piumata e giavellotto
Anche secondo Albright la stele si riferirebbe invece proprio e unicamente a Nora. Invece, secondo lo studioso Gigi Sanna, il contenuto della stele non riguarderebbe però Tartesso in Andalusia bensĂŹ la cittĂ di Tharros,nella quale, cosĂŹ come a GRĹ (nome geografico contenuto nella seconda riga: Corras/Cornus), era venerato un dio con lâappellativo di âAB Ĺ RDN> (padre signore-giudice). Il documento quindi, per quanto scritto in fenicio, riguarderebbe il Sardus Pater dei nuragici. In ottobre del 2009 nel saggio La Stele di Nora, Il Dio, il Dono, il Santo, lo studioso sardo, sulla base di alcune simmetrie e delle piĂš recenti acquisizioni circa la documentazione scritta nuragica, ha formulato lâipotesi dellâesistenza nel documento di tre legature (accorpamenti di due diverse consonanti) e di tre letture e non solo di una, ossia quella normale retrograda; ricostruendo inoltre sulla base di dette simmetrie, della nuova documentazione e delle altre due letture, la prima linea della stele che si ritiene, anche da parte degli autori del CIS, sia andata perduta con la rottura della pietra nella parte superiore. Di seguito lâintegrazione, la traslitterazione e la traduzione:
ÂŤ [NR YH]/ âBTRĹ Ĺ / W GRĹ H âA/ B Ĺ RDN Ĺ / LM H âA Ĺ L/ M SBâA M/ LKT NRN L/ BN NGR/ LPHSY
âLuce di YH/ in Tharros/ e in Cornus/ Lui A/BA SHARDAN/ Shalom Lui Toro/ Shalom SABA/ Dono di Nora/ per il figlio di NOGAR/ LEPHISYâ. Âť
Rovine dellâantica cittĂ di Tharros
Recentemente è stata avanzata unaâinterpretazione che ha cercato di mediare tra le precedenti da Richard Miles (Carthago Delenda Est, Mondadori 2012, p. 49): âun voto di ringraziamento al dio Pumay dedicato da un alto funzionario fenicio di nome Milkaton, dopo che la sua nave e tutto il suo equipaggio erano riusciti a sopravvivere a una grande tempesta nel viaggio verso la terra di ÂŤTarshishÂť. Si è molto discusso sulla reale collocazione geografica di ÂŤTarshishÂť; comunque, lâipotesi piĂš probabile è che si tratti di Tartesso, lâantico nome di quella zona meridionale della Spagna corrispondente allâincirca allâattuale Andalusiaâ.Fonti (Web) e Bibliografiche:
- P. Bernardini, La Sardegna e i Fenici. Appunti sulla colonizzazione, vol. 21, in RStFen, 1993,
- Anna Maria Bisi, Le stele puniche, Roma, Istituto di Studi del Vicino Oriente, 1967
- Sabatino Moscati, Nuova luce sulle stele di Nora, vol. 42, in Rendiconti. Atti della Pontificia accademia romana di archeologia, 1969-1970, pp. 53-62, ISBN non esistente.
- Sabatino Moscati, Le stele puniche di Nora nel Museo Nazionale di Cagliari, Roma, Consiglio Nazionale delle Ricerche, 1970.
- Sabatino Moscati, Una stele di Nora, vol. 10, in Oriente Antico, 1971, pp. 145-146.
- G. Sanna, La stele di Nora. Il Dio il Dono il Santo. The God the Gift the Saint (traduzione di Aba Losi), Oristano, Mogoro, 2009