MESOPOTAMIA, MITI, Redazione AG

La vendetta di Kumarbi

Kumarbi scende sulla Terra e va a incontrare Enki nell’Abzu. Lì si presenta Reshub, figlio di Enlil, che lo provoca enumerando i privilegi della sovranità che a lui non saranno mai concessi. Kumarbi si reca allora a Nippur, dove Enlil ha stabilito il suo quartier generale, chiedendogli di tenere a bada il proprio figlio. Non ricevendo ascolto, Kumarbi ritorna da Enki e si fa accompagnare da lui alla dimora celeste di Lama (non è chiaro dove si trovi).

Questa rifiuta di riceverli e anzi li attacca, costringendoli a ritirarsi. Appoggiato dagli Igigi, Kumarbi si autonomina “dio supremo” scatenando l’ira della famiglia di Enlil. Enki non se la sente di appoggiare un tale atto di superbia e si dichiara neutrale. Viene quindi combattuta una feroce battaglia tra gli Anunnaki capeggiati da Reshub e gli Igigi di Kumarbi, battaglia che si conclude a favore di Reshub e con la scomparsa di Kumarbi.

Quest’ultimo è tuttavia diventato padre di Ullikummi, avuto da una non chiara “déa della montagna”, il quale rimane nascosto finché non è in grado di disporre una grande un flotta sopra la città di Reshub: Kummiya. Contro di lui si alzano le squadre di Ninurta (fratello maggiore di Reshub) e di Shamash (figlio di un terzo fratello, Sin). Gli attacchi colpiscono la dimora di Reshub che sembra perduto mentre sua moglie Hebat fugge in compagnia di un’ancella e si reca nell’Abzu per consultare le “tavole del destino” in casa di Enki.

Il responso delle tavole convince Enki che la situazione è ormai sfuggita di mano e lo spinge a correre da Enlil, a Nippur, per metterlo in guardia e per convincerlo ad usare lo Shamir (l’arma che taglia senza contatto). A questo punto ricompare Reshub e la misteriosa e pericolosa arma (deve essere custodita in una cassa di piombo per evitare di uccidere chi le sta vicino) viene montata sulla nave del dio, il quale abbatte definitamente Ullikummi. Il figlio di Ullikummi, Zu, rimasto orfano del padre, viene adottato dagli Igigi. Quest’ultimi sono in discordia con Enlil in quanto il dio impedisce loro di scendere sulla Terra. Solo dopo ripetuti appelli, Enlil accetta di ricevere a Nippur un loro rappresentante, e a tale scopo viene scelto proprio Zu. Zu viene ammesso al quartier generale (il Duranki) e ne approfitta per tenere d’occhio le azioni di Enlil e la sua Tavola dei Destini.

Il suo obiettivo è sottrarre ad Enlil la “sovranità” o “brillantezza”, una qualche arma che dà al suo possessore il diritto a regnare (una sorta di Excalibur). Enki, sensibile alle richieste degli Igigi e invidioso dell’eredità del fratello, si spinge in un rischioso doppiogioco ai danni di quest’ultimo: suggerisce infatti a Enlil di trattenere Zu al quartier generale in modo da rimandare la sua decisione sulla richiesta degli Igigi.

Si presenta così l’occasione propizia: Enlil si allontana per fare un bagno e Zu ne approfitta per rubare la Tavola dei Destini e la “brillantezza” e fuggire sul monte Hazzi. Si racconta che per un po’ il dio Enlil non riesca a comunicare con nessuno. Ninurta, rendendosi conto che il furto di Zu ha privato lui stesso del diritto a regnare (in quanto erede designato), manda il fratello minore, Reshub, a domandare consiglio al padre. Reshub torna con l’ordine di dare battaglia a Zu e porta con sé una nuova arma chiamata Tillu con cui rafforzare la nave di Ninurta.

La battaglia tra Ninurta e Zu si consuma nel cielo sopra il monte Hazzi. Zu viene sconfitto e giudicato da una corte di sette “Grandi Anunnaki” che lo condanna a morte. È lo stesso Ninurta a tagliargli la gola.

Fonti:

  • Il Ciclo di Kumarbi, racconti ittiti/hurriti sistemati da H. Guterbock (Kumarbi Mythen von Churritischen Kronos)
  • H. Otten (Mythen vom Gotte Kumarbi – Neue Fragmente);
  • Il mito di Zu;
  • una tavoletta della collezione babilonese dell’UniversitĂ  di Yale pubblicata nel 1979 da W.W. Hallo e W.L. Moran.

Articolo di Redazione AG

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