EGITTO, MITI, Redazione AG

La white powder gold la bianca polvere

Per chi non ne avesse mai sentito parlare di white powder gold, si tratta, come appunto risulta chiaro dalla semplice traduzione dall’inglese, di una bianca polvere d’oro.

Essa è stata associata ad un elemento imprescindibile per la vita degli annunaki (abitanti del pianeta Nibiru, da cui deriverebbe la Terra), al pane bianco (o di luce) o manna mfkzt per gli egizi, gli alessandrini le veneravano come un dono dal Paradiso, gli antichi popoli mesopotamici le chiamavano shem-an-na, alla manna biblica, alla Sacra Arca dell’Alleanza, alla pietra filosofale degli alchimisti, alla panacea di tutti i mali, all’oro monoatomico, ad un superconduttore capace di ripristinare il DNA umano, alla materia capace di rendere invisibili, onniscienti, immortali, e capace di piegare lo spazio-tempo,per i suoi straordinari poteri di levitazione, trasmutazione e teletrasporto.

Si diceva che producesse una luce intensa e raggi mortali, e che allo stesso tempo, fosse la chiave miracolosa per ottenere un fisico longevo e attivo. Secondo un’opinione abbastanza diffusa tra gli alchimisti, la polvere bianca d’oro avrebbe origini antichissime. Si ritiene che le antiche popolazioni della Mesopotamia, in particolare i sumeri, fossero giunti a produrre ed utilizzare il platino o metalli pregiati affini.

Negli antichi reperti sumeri stando a certe interpretazioni e traduzioni della loro scrittura cuneiforme, vi sarebbe menzione di una “highward fire stone of white gold”, da cui si fa desumere che i sumeri avessero nelle loro disponibilità una particolare “pietra di fuoco, d’oro bianco” e avessero sviluppato una avanzata conoscenza della metallurgia. Gudea, sovrano della città di Lagash, con ampi poteri di fatto in tutta la Mesopotamia centro-meridionale dal 2144 al 2124 a.C., fece costruire il tempio del dio Ningirsu, nel quale ci sono molte iscrizioni, alcune delle quali confermerebbero questa ipotesi:

“Il pastore costruisce il tempio con metallo prezioso… Egli costruisce l’Eninnu con pietre preziose…”

Altre fonti (Reverend James Baikie) riferiscono però, più precisamente, di polvere d’oro procurata presso la montagna di Khakku, e altre ancora (John M. Lundquist) di argento e oro in polvere estratti dalla montagna di Kimash, o di una pietra rossa (“fire stone”) che si trovava a Melluha. Questa enigmatica polvere bianca sembra fosse in uso anche presso i babilonesi, che la chiamavano “an-na”, cioè “pietra di fuoco”. Quando questa pietra veniva lavorata in pani conici (“shem”) assumeva una forma conica, e quindi il nome di “shem-an-na”.Anche gli antichi egizi erano a conoscenza di questa polvere mistica. Loro la chiamavano MFKZT.

Lo sappiamo grazie alla spedizione dell’egittologo e archeologo inglese Sir William Matthew Flinders Petrie (1853–1942). Questi, nel 1904, era in esplorazione presso l’altipiano del Sinai, sul monte Horeb, cioè il monte in cui – secondo la Bibbia – Dio diede i dieci comandamenti a Mosè. Oggi il monte è conosciuto col nome di Serabit El Khadim. Fu qui che egli ritrovò i resti di un antico tempio egizio dedicato alla dea Hator, risalente probabilmente al 2.600 a.C. circa.In alcune zone del tempio (correlate soprattutto alla dodicesima dinastia dei faraoni), e di fronte alla Grotta-Santuario di Hathor appunto, Flinders Petrie trovò una grande quantità (diverse tonnellate) di polvere/cenere bianca purissima, priva di residui di carbone o di brace, che non si riuscì a identificare con certezza.

Un’ipotesi era che si trattasse della suddetta “shem-an-na. Ciò trovava riscontro in alcune incisioni e geroglifici rinvenuti nel tempio stesso: un personaggio alle spalle di Thutmosi IV e la Dea Hator che espone degli oggetti conici descritti come “pane bianco”; il tesoriere Sobekhotep che porge la Shem-an-na di forma conica al faraone Amenhotep III; In quest’occasione Sobekhotep viene descritto come “colui che portò la nobile e preziosa pietra a sua maestà – e viene chiamato – il Supremo Custode dei segreti della Casa dell’Oro”.

Altre iscrizioni indicavano tale polvere raggruppata in coni indicati come “pane bianco” o “pane di luce”,e viene indicata come una “pietra”, è sempre associata anche al fuoco. È interessante notare che tutti questi aspetti si trovano riuniti nel Libro di Giobbe, dell’Antico Testamento, che recita: “Come la terra, da essa viene il pane; e quando viene accesa si tramuta in fuoco. Le sue pietre sono il luogo degli zaffiri, e contiene la polvere dell’oro”. Un altro testo biblico, dal libro dell’Esodo, descrive questa misteriosa combinazione, ma in una forma che si avvicina molto alla connotazione di “pane”, descrivendo la polvere come una sorta di cibo.

Essa appare nella storia di MosĂŠ e degli Israeliti sul Monte Horeb nella regione del Sinai, quando MosĂŠ viene scandalizzato dalla scoperta che suo fratello Aronne ha raccolto gli anelli d’oro degli Israeliti e da essi ha forgiato un vitello d’oro come idolo da adorare (il vitello d’oro è una delle rappresentazioni della Dea HatHor). Il racconto riporta che MosĂŠ prese il vitello d’oro, lo bruciò con il fuoco, trasformandolo in polvere, e lo diede da mangiare agli Israeliti.Questo racconto ha lasciato i teologi alquanto perplessi, poichĂŠ scaldando o bruciando l’oro col fuoco, naturalmente, non produce polvere; piuttosto produce oro fuso. PiĂš avanti nella storia, tuttavia, viene spiegato che la fine polvere poteva essere asciugata con l’incenso e lavorata in pani bianchi, che l’antica bibbia dei Settanta chiama “pane della presenza”. 

Tutto ciò è combinato con racconti di incendi sulle montagne, e la grande importanza dell’Arca dell’Alleanza, lo scrigno d’oro che scoccava mortali dardi di luce dalle ali del cherubino che ne sormontava il coperchio. La Sacra Manna diventa il pane della presenza di dio e viene identificata con le saette di luce o scintille miracolose provenienti dall’Arca.Lo scrigno d’oro della Manna veniva anche definito electrikus. Alcuni studiosi hanno suggerito, in modo forse fantasioso, che questa parola (mkfzt) dovrebbe pronunciarsi “mufkuzt” ed è possibile che il suono di questa parola riprodurrebbe il rumore generato dal metallo nobile quando viene trasformato in polvere.

Queste scritte comunque suggerivano che sul monte Serabit, probabilmente, si produceva questa polvere bianca.Non è neppure un caso che questo ritrovamento si ebbe sul monte Serabit, dove Dio diede i dieci comandamenti a Mosè. Infatti questa polvere viene nominata proprio nell’Esodo, come cibo del popolo d’Israele, dopo la fuga dall’Egitto: è la “manna” (vocabolo molto simile a “shem-an-na”).“ […] evaporato lo strato di rugiada, apparì sulla superficie del deserto qualcosa di minuto, di granuloso, fine come brina gelata in terra. A tal vista i figli d’Israele si chiesero l’un l’altro: «Che cos’è questo?» perché non sapevano che cosa fosse Mosè disse loro:

Questo è il pane che il Signore ha dato per cibo. Ecco ciò che ha prescritto in proposito il Signore: ne raccolga ognuno secondo proprie necessità, un omer a testa, altrettanto ciascuno secondo il numero delle persone coabita nella tenda stessa cosÏ ne prenderete.

CosĂŹ fecero i figli d’Israele e ne raccolsero chi piĂš chi meno. Misurarono poi il recipiente del contenuto di un’omer; ora colui che ne aveva molto non ne ebbe in superfluo e colui che ne aveva raccolto in quantitĂ  minima non ne ebbe in penuria; ciascuno insomma aveva raccolto in proporzione delle proprie necessità” Nel Nuovo Testamento è anche scritto: “A colui che prevarrĂ , Io darò in cibo la manna segreta. E gli darò una pietra bianca”. La Bibbia ci dice anche che la manna è contenuta anche nell’Arca dell’Alleanza, che Dio commissionò a Mosè. L’Arca è descritta nell’Esodo (25, 10-21; 37, 1-9) come una cassa di legno di acacia rivestita d’oro, al cui interno erano conservati un vaso d’oro contenente, un omer [unitĂ  di misura] di manna, la verga fiorita di Aronne e le Tavole della Legge. 

Leggenda vuole che l’Arca fosse in grado di adornarsi di un alone di luce, e che da essa potessero scaturire lampi e fulmini.

Queste testimonianze sono tutte accomunate dal fatto che tale polvere sembra essere commestibile, ed avere proprietà misteriose, forse medicamentose. Forse si trattava di una sorta di elisir di lunga vita. La manna era il cibo del Signore, la shem-an-na e l’mfkzt erano pane bianco, ingerito da antichi popoli mesopotamici e da faraoni.Accanto a un corpo fisico, gli Egizi credevano che gli uomini possedessero un “corpo di luce” (chiamato ka), che si credeva rimanesse in vita nell aldilà, ma che doveva anch’esso essere nutrito per svilupparsi e prosperare. Il cibo del ka era la luce, e la sostanza che generava la luce era la “mfkzt”, o polvere bianca ricavata dall’oro.

A Karnak, all’incirca nel 1450 a.c., il faraone Tuthmosis III fondò la sua confraternita metallurgica dei Mastri Artigiani, con 39 membri dell’ Alto Consiglio. Venivano chiamati la Grande Fratellanza Bianca – un nome che si diceva derivasse dal loro uso di una misteriosa polvere bianca di proiezione.

La vera pietra filosofale?

Essa viene menzionata in maniera estremamente specifica nei Testi delle Piramidi egizi – scritture sacre che adornano la piramide-tomba di re Unas, a Saqqara, risalente alla V dinastia. In questi testi è descritto il luogo in cui si dice che il re sarebbe vissuto per sempre insieme agli dèi, un luogo che viene chiamato “campo di mfkzt” – un luogo etereo associato a una dimensione ultraterrena definita “campo dei beati”. I misteriosi processi miracolosi che coinvolgono l’oro sembra che siano avvolti da un’aura mistico alchemica dal momento che la “polvere bianca di proiezione” monoatomica , costituita da metalli nobili, veniva classificata come “pietra”.

Manna o “Pietra del paradiso”

La polvere figura ritorna anche in un documento alessandrino chiamato Iter Alexandri Magni ad Paradisium. Si tratta di un’antica parabola sul viaggio di Alessandro Magno in Paradiso il regno di Ahura Mazda, il dio persiano della luce. Nel racconto viene menzionata l’incantata pietra del Paradiso, che aveva diverse proprietà magiche e si diceva potesse diventare molto più pesante del suo volume in oro anche se, in caso venisse polverizzata, persino una piuma peserebbe di più! Nell’antica Babilonia, l’enigmatica polvere bianca veniva chiamata an-na, con il significato di “pietra di fuoco” e, quando veniva lavorata in pani conici, si chiamava shem-an-na ponendo in rilievo la forma conica o allungata della “pietra di fuoco”. Secondo la bibbia, gli israeliti chiamavano la polvere “manna”. Giuseppe Flavio ha spiegato nelle sue Antichità giudaiche che la parola manna nacque, in realtà, da una domanda, che significava “Che cos’è?” e il libro dell’Esodo sembra confermare tale ipotesi, affermando: “La chiamavano manna perché non sapevano cosa fosse”.

La gnosi bianca

Ciò è perfettamente in linea con le rivelazioni che fa il Libro dei morti egizio (noto anche come Papiro di Ani). Questo rotolo del XVIII sec. rinvenuto a Tebe, e acquistato dal British Museum nel 1888, è riccamente illustrato e lungo più di 23 m. In questo antico papiro rituale, il pane della presenza è associato al faraone che vuole raggiungere l’illuminazione finale e, al completamento di ogni stadio del suo viaggio, egli pone la ripetitiva domanda: “Che cos’è?”.

Altri testi simili risalgono al III millennio a.e.v., ed è chiaro dai rilievi del Monte Seràbit che i sovrani egizi ingerivano la bianca manna d’oro sin dal 2180 a.e.v. circa. Tuttavia, solamente gli adepti metallurghi della scuola misterica (i Mastri Artigiani) conoscevano i segreti della sua manifattura, e il sommo sacerdote di Memfi possedeva il titolo di Grande Artificiere.Manna come metodo filosofico per raggiungere la “illuminazione finale”, gnosis, un ideale di ricerca perpetua.

Accanto a un corpo fisico, gli Egizi credevano che gli esseri umani possedessero anche un “corpo di luce”, che, similmente a quello di carne, doveva essere nutrito per crescere e prosperare.Il corpo di luce era chiamato ka e, anche se si trattava essenzialmente di una parte intangibile dell’ esistenza umana, si credeva rimanesse in vita nell’ Aldilà. Il cibo del ka era la luce, che generava illuminazione, e la sostanza che generava la luce era la polvere bianca mfkzt ricavata dall’oro.

Non solo il mfkzt è riemerso dal lontano passato per trovare un nuovo significato nella ricerca della Fisica Quantistica, ma anche l’Arca dell’ Alleanza, con i suoi racconti di lampi, levitazione e altri attributi divini desunti dagli antichi testi, è diventata quasi all’improvviso una realtà scientifica moderna.

Infine è opportuno un accenno alla teoria di Zecharia Sitchin che ci riporta all’inizio del nostro articolo, cioè ai Sumeri,secondo la quale la creazione dell’antica cultura sumera è dovuta alla razza aliena dei Nephilim (in ebraico) o Annunaki (in sumero), proveniente dal pianeta Nibiru. Secondo Sitchin la Terra si sarebbe originata da un catastrofico impatto tra Nibiru ed un altro pianeta che si trovava tra Marte e Giove: Tiamat.

Nibiru sarebbe stata popolata da una razza tecnologicamente avanzata e simile a quella umana, gli Anunnaki (che compaiono nella Bibbia col nome di Nephilim ed Elohim). Secondo Sitchin gli Annunaki sarebbero arrivati sulla terra circa 450mila anni fa, alla ricerca di minerali e in particolare d’oro, il quale era necessario per riparare la loro atmosfera rarefatta. Sitchin ha congetturato infatti che su Niburu fossero presenti finissime polveri d’oro, capaci di stabilizzarne l’atmosfera. In conclusione questa polvere bianca, pane bianco o di luce, manna, mfktz, dalle proprietĂ  “magiche” era davvero una sostanza tanto ambita dagli dei? Non è possibile dare una spiegazione razionale secondo la nostra mentalitĂ  a questa ricetta, ma in fondo non è neanche necessario volerla ridurre ai nostri schemi mentali, piuttosto è piĂš interessante valutare quali conoscenze e quale terreno culturale avevano portato a rendere plausibile una credenza del genere in tempi antichi.

Articolo di Redazione AG

Fonte paganreading.altervista.org/cropfiles.it

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