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Le fabbriche del pensiero garaniscono il futuro

A che punto siamo oggi?

Un giorno l’uomo dominerà lo spazio?

Ci sono stati nella più remota antichità esseri extraterrestri che dalle profondità del cosmo hanno visitato la Terra?

Vi sono in qualche parte dell’Universo esseri intelligenti che cercano di porsi in contatto con noi?

La nostra era, con le sue invenzioni che aprono vertiginose prospettive per il futuro, è dunque così terribile?

Si dovrebbero tener segreti i più audaci risultati delle ricerche?

Troveranno la medicina e la biologia il sistema per riportare in vita l’uomo congelato?

I terrestri colonizzeranno nuovi pianeti?

Si accoppieranno coi primitivi abitanti dei pianeti stranieri?

E creeranno gli uomini una seconda, una terza, una quarta… Terra?

Un giorno dei robot speciali sostituiranno i chirurghi?

Nel 2100 gli ospedali diventeranno depositi di pezzi di ricambio per uomini guasti?

Nel lontano futuro la vita dell’uomo potrà essere prolungata a tempo indeterminato mediante l’uso di cuori, polmoni, reni ecc. artificiali?

Vedremo un giorno il “mirabile mondo nuovo” di Huxley, con le sue inconcepibili fredde visioni fantastiche, divenire realtà?

L’elenco di tali domande potrebbe raggiungere l’estensione della guida telefonica di una grande metropoli. Non passa giorno che in qualche parte del mondo non si faccia una nuova insospettata invenzione: e ogni giorno dall’elenco delle impossibilità si può cancellare un problema, che è stato risolto. L’Università di Edimburgo ricevette dal Fondo Nuffield una prima assegnazione di 270.000 sterline per l’elaborazione di un computer intelligente. Il prototipo di questo computer fu posto a colloquio con un soggetto estraneo, il quale dopo il colloquio non voleva credere di aver parlato con una macchina. Il professor Michie, che ha costruito il computer, afferma che la sua macchina sta cominciando a sviluppare una sua vita personale… La nuova scienza si chiama futurologia. Suo scopo è la pianificazione e la radicale esplorazione e comprensione del futuro con tutti i mezzi tecnici e concettuali che stanno a nostra disposizione. Ovunque nel mondo sorgono fabbriche del pensiero: e non sono altro che i conventi degli scienziati di oggi che pensano per il domani. Nella sola America lavorano 164 di queste fabbriche, che assolvono incarichi conferiti loro dai governi e dalle grandi industrie. La più famosa di queste fabbriche del pensiero è la RAND Corporation, a Santa Monica in California, di cui l’aeronautica USA ha promosso la fondazione nell’anno 1945, con la motivazione che le alte sfere dell’esercito ritenevano necessario un programma di ricerche per operazioni di guerra intercontinentali. Nell’imponente edificio a due piani che ospita il centro di ricerche lavorano al presente 843 eminenti scienziati, e qui nascono i primi abbozzi e progetti delle più inverosimili avventure dell’umanità. Già nel 1946 gli scienziati della RAND calcolarono l’utilità militare di una nave spaziale, e quando nel 1951 la RAND sviluppò il programma di diversi satelliti, la cosa fu in molti ambienti giudicata un’utopia. Da quando la RAND è al lavoro, il mondo deve a questo centro di ricerca 3.000 relazioni scientifiche su fenomeni che finora erano passati inosservati, e i suoi scienziati hanno pubblicato oltre 110 libri che hanno segnato un progresso decisivo nella nostra cultura e nella nostra civiltà.La fine di questo lavoro di ricerca non e prevedibile, e forse non esiste. Compiti avveniristici simili a questi svolgono anche altri istituti, fra cui l’Hudson Institute, a Harmon-on-Hudson, N. Y.; il Tempo Center for Advanced Studies, della General Electric a Santa Barbara, California; l’Arthur Little Institute, a Cambridge, Mass.; il Battelle Institute, a Columbus, Ohio. Tanto i governi che le grandi imprese industriali non possono più fare a meno di questi pensatori del futuro. I governi devono preordinare i loro piani militari a lunga scadenza; le grandi imprese industriali devono calcolare preventivamente i loro investimenti per i prossimi decenni. La futurologia deve programmare in anticipo lo sviluppo delle grandi città per cento e più anni. Non è cosa difficile, sulla scorta delle cognizioni attuali, calcolare per esempio lo sviluppo del Messico nei prossimi 50 anni. In un tale calcolo preventivo è necessario tener presenti tutti i dati a nostra disposizione, la tecnica moderna, i mezzi di trasporto e comunicazione, le correnti politiche e gli eventuali avversari potenziali del Messico. Se oggi c’è questa possibilità di pianificazione, un’intelligenza extraterrestre avrebbe potuto fare già 10 mila anni fa una tale programmazione anche per la Terra. È per l’uomo una necessità ineluttabile impegnarsi con tutte le sue forze a prevedere ed esplorare il futuro. Senza questo studio del futuro non avremmo forse alcuna possibilità di risolvere gli enigmi del nostro passato. Chi sa se nei campi di scavi archeologici non giacciono ai nostri piedi le chiavi per decifrare il nostro passato? e forse noi le calpestiamo senza accorgercene perché non sappiamo riconoscerle… Per questo appunto abbiamo proposto l’istituzione di un “anno utopistico-archeologico”. Come non possiamo credere a occhi chiusi ai dogmi dei vecchi schemi mentali, così non pretendiamo che il mondo “creda” alle nostre ipotesi. Tuttavia aspettiamo e speriamo che presto sia maturo il tempo in cui si possano affrontare senza preconcetti gli enigmi del passato, col sussidio della più raffinata tecnologia.

Non è colpa nostra, se nell’Universo esistono milioni di altri pianeti…

Non è colpa nostra, se l’antica statua giapponese di Tokomai, che risale a parecchie migliaia di anni fa, presenta nell’elmo cerniere e feritoie moderne…

Non è colpa nostra, se il rilievo in pietra di Palenque esiste…

Non è colpa nostra, se l’ammiraglio Piri Reis non ha bruciato le sue antiche carte…

Non è colpa nostra, se gli antichi testi e le antiche tradizioni della storia umana contengono tante assurdità…

Ma è colpa nostra se, pur sapendo tutto ciò, non ci facciamo caso e non lo prendiamo troppo sul serio. L’uomo ha davanti a sé un grandioso futuro, che supererà ancora il suo grandioso passato. Noi abbiamo bisogno della ricerca spaziale e della ricerca del futuro, e del coraggio di affrontare progetti che sembrano impossibili. Ad esempio il progetto di un’esplorazione concertata del nostro passato, che può offrirci preziosi ricordi del nostro futuro. Ricordi che allora saranno dimostrati e, senza la necessità d’un appello a un atto di fede, illumineranno la storia dell’umanità. Per il bene delle future generazio

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