
Si sono fatti tantissimi studi e si sono scritti centinaia di libri sulle piramidi egiziane, quelle azteche, e sulle ziggurat mesopotamiche, come in generale anche sugli altri monumenti megalitici sparsi per il globo. Pochi libri però hanno esaminato le corrispondenze dell’orientamento di questi monumenti l’uno rispetto all’altro.
Quasi tutti gli autori si fermano ad esaminare l’allineamento che questi monumenti presentano con la levata eliaca, con una particolare stella o costellazione, ‘coincidenze’ comunque da non sottovalutare ma tutto sommato finora accettate (e nemmeno sempre né da tutti) sostenendo che popoli di diversi luoghi e tempi possono comunque aver avuto la stessa idea nel prendere le stelle come punto di riferimento immutabile per il calcolo del tempo, o per la progettazione di opere civili.
Sull’allineamento di questi monumenti tra di loro, e su analogie ‘non elementari’ presentate dai singoli monumenti pochissimi hanno indagato. Mi pregio per esempio di essere il primo in Italia ad aver menzionato e portato al pubblico un particolare allineamento che lega Egitto e Mexico, riportato poco più avanti.
È poco noto che le rovine dell’Esagila, il complesso sacro dedicato a Marduk e a sua moglie Sarpanit, presenta una caratteristica curiosa: la ziggurat che sorreggeva il Santa Sanctorum con le statue degli dei (chiamato Ekua) ha lo stesso numero di gradoni e lo stesso scarto dal ‘nord vero’ della Piramide del Sole azteca. Coincidenza non da poco visto che Marduk era una divinità solare. L’Eninnu di Lagash, sempre in mesopotamia, dedicato a Enlil, e l’Egishshirgal di Ur dedicato a Nannar (il dio della luna sumero) e a sua moglie Ningal, progettati da Ningishzidda, divinità lunare fratello di Marduk, hanno lo stesso numero di gradoni e lo stesso scarto dal ‘nord vero’ della Piramide della Luna azteca. Il Girsu dedicato a Ninurta, sempre a Lagash, ha nel suo cortile una serie di sette megaliti verticali disposti a cerchio con uno di essi leggermente spostato in avanti rispetto al cerchio ipotetico, esattamente come la prima fase di Stonehenge. Se congiungiamo con una retta l’Esagila, il centro del complesso di Giza, e il complesso delle Piramidi del Sole e della Luna azteche, questi 3 punti deviano dalla retta immaginaria di meno di 1°. Anche Lagash sta su questa retta essendo a meno di 1° da Babilonia.

punto 2: Piramidi di Giza – Egitto (ortodossi: 2500 a.C. – Sitchin: 10500 a.C.)
punto 3: Teotihuacan – Mexico (ortodossi: 2000-1400 a.C. – Sitchin 3000 a.C. circa)
punto 4: Stonehenge – Gran Bretagna (prima fase 2900 a.C.)
Sempre in linea retta giacciono Bad Tibira, il centro metallurgico mesopotamico in epoca sumera, il complesso di Giza, e il Machu Pichu, l’antica Tampu Toco, centro metallurgico peruviano. Mesopotamia ed Egitto sono abbastanza vicini geograficamente e culturalmente, quindi non ci dovremmo stupire di trovare similitudini artistiche. Ma trovare similitudini così accentuate tra questi due popoli e un popolo, quello Maya, che si suppone vissuto migliaia di anni dopo, e a migliaia di km di distanza, senza che secondo la storia ufficiale questi potessero venire in contatto, è davvero shockante. Eppure le sfingi egiziane e le sfingi maya/azteche, entrambe con volto umano, presentano lo stesso tipo di copricapo che arriva fino al collo, inciso con ‘scanalature’ orizzontali.

Entrambi i tipi di copricapo hanno sulla fronte un serpente. Ciò è perfettamente coerente con l’identificazione (introdotta da Zecharia Sitchin) dei personaggi Ningishzidda/Quetzalcoatl. I copricapi egiziani mostrerebbero un serpente in nome di Thot, identificato da me nella divinità sumera Ningishzidda, di stirpe enkita e quindi rappresentato dal serpente (come Enki e Marduk), e quelli maya in nome di Quetzalcoatl, il ‘serpente piumato’ venerato da aztechi, maya e incas (in alcuni luoghi con il nome Kukulkan).
Si è detto in tantissimi libri che le 3 piramidi di Giza rispecchiano la disposizione della cintura di Orione, come a voler duplicare in terra una struttura stellare in cui gli antichi egizi identificavano la casa di Osiride, il Duat, secondo il principio: come è nel cielo così in terra. Questo allineamento però non è il solo meritevole di nota. C’ è un altro allineamento che lega indissolubilmente il complesso di piramidi di Giza con quello di Teotihuacan. In entrambi i casi abbiamo 2 costruzioni maggiori che giacciono allineate in linea retta, e una costruzione minore che giace leggermente a sinistra di questa retta immaginaria. Nel caso di Teotihuacan abbiamo una angolazione di 18°, mentre nel caso di Giza 13°.

Entrambi i siti hanno riferimenti astronomici e son dediti al culto dei morti:
- da Giza (Rosteau) il ka del faraone inizia il suo viaggio verso il Duat
- Teotihuacan rappresenta il ‘sentiero dei morti’, il corridoio che scorre affianco alle costruzioni viene ancora chiamato ‘corridoio dei morti’.
Il sito di Teotihuacan è legato al culto di Quetzalcoatl, quello di Giza a Thot, entrambi legati alle figure del serpente e dell’uccello:
- Quetzalcoatl: il serpente alato
- Thot: testa di ibis con sopra un serpente – inoltre Thot corrisponde al greco Hermes, il cui simbolo, il caduceo, contiene i due serpenti intrecciati e il cui elmo ha ali di uccello.
Le analogie comunque non si fermano qui. Ne possiamo trovare molte altre studiando i reperti nelle 3 regioni. Prendiamo ad esempio la tecnica con cui venivano tenute assieme le pietre megalitiche dei monumenti. A parte la forma in se, quello che meraviglia è la comparsa della stessa tecnica nello stesso periodo (secondo gli ‘esperti’) in due zone così distanti. E ricordiamo anche che, secondo la storia ufficiale, mentre gli egiziani nel 2500 a.C. erano già esperti costruttori, gli antenati dei maya erano solo un popolo poco meno che primitivo.
Qui due esempi di ‘cardini’ utilizzati dai due popoli per tenere unite le grosse pietre nelle loro costruzioni:

Sia in mesopotamia che in Egitto che nel centroamerica son stati trovati dei bassorilievi e delle sculture che presentano lo stesso enigmatico errore: raffigurano divinità o personaggi con 2 mani sinistre.



In un primo momento da alcuni scrittori la cosa fu interpretata come un ‘errore di prospettiva’ dovuto al non riuscire a rappresentare correttamente nella stessa figura le due mani disposte una col palmo verso chi guarda, e l’altra con il dorso. Si tratta però di una spiegazione che non sta in piedi, in quanto chi ha prodotto queste sculture e questi rilievi, ha anche realizzato colossali opere architettoniche con parallelepipedi di pietra pesanti dalle 2 alle 200 tonnellate, riuscendo a orientarli, inciderli ed allinearli perfettamente. Prova di un concetto di prospettiva davvero fenomenale e preciso.
Sarebbe inoltre troppo azzardato supporre che 2 civiltà distanti oltre 3000 anni e 6000 km tra loro, abbiano avuto lo stesso ‘problema di prospettiva’. E che dire dell’incredibile particolare dei tratti negroidi delle statue olmeche del centroamerica?

Possibile che tutte queste similitudini siano solo coincidenze? O forse, come dimostra il vaso di Fuente Magna, le popolazioni mesopotamica ed egizia erano strettamente collegate tra loro e alle popolazioni del continente centrosudamericano?
Articolo di Alessandro Demontis