
Nin.gish.zi.da (“Signore principe dell’Albero della vita”; anche Nin.gish.zidda, “Signore del manufatto della vita”): dio della scienza, figlio di Enki, che assistette suo padre nel corso della seconda manipolazione genetica, argomento che la Bibbia affronta nella storia del Giardino dell’Eden. Fu lui a fornire le istruzioni architettoniche per l’E.Ninnu, il tempio che Gudea costruì a Lagash, dove venne riportato alla luce uno splendido vaso, sul quale era inciso l’emblema di Ningishzida: un bastone con i serpenti intrecciati. ZS lo ha identificato come Thoth, il dio egizio della scienza, nonché come Quetzalcoatl, il dio mesoamericano.
Particolare del vaso di Gudea, dedicato a Ningishzida (XXI secolo a.C. cronologia breve). Il caduceo viene interpretato come rappresentazione del dio stesso
Ningishzidda è uno degli Anunnaki responsabili dell’Abzu, il ‘mondo di sotto’, erroneamente identificato dagli studiosi nell’inferno.
Era una divinità lunare, di grande sapienza, in particolar modo nel campo genetico e in quello astronomico.
Era considerato un grande scienziato e un grande mago.
Figlio di Enki ed Ereshkigal, ci sono giunti pochi testi classici che lo riguardano, ma è molto presente anche nel Necronomicon.
Il suo sigillo era composto da due serpenti intrecciati a un’ asta, figura da cui successivamente nasce il caduceo; quando era raffigurato in forma umana aveva due serpenti cornuti (chiamati Bash.mu o Mush.mah) sulle spalle.
Il nome e gli epiteti

Il nome Ningishzidda viene tradotto da Sitchin come “Signore dell’albero della vita” e “Signore del manufatto della vita“. Dai sumerologi classici viene tradotto come “Signore del buon albero” (Halloran & Jacobsen) e “Signore che fa crescere gli alberi in maniera corretta” (Bell). Daviel Foxvog invece traduce GISH.ZID.DA come “Muro dal lato destro” o “braccio destro” nel senso di aiutante, quindi Ningishzidda significherebbe “Signore aiutante“.
Il nome però è scritto con i segni cuneiformi che corrispondono a NIN + NGISH / IZ + ZI + DA dunque l’interpretazione è libera poiché in lingua sumera esistono sia ZID (giusto / fedele) che ZI (respiro della vita / principio di vita). Effettivamente il glifo cuneiforme si legge ZI, non ZID, nonostante ciò John Halloran (autore di un famoso Sumerian Lexicon) sostiene che davanti alla particella DA si abbia un raddoppio della consonante ottenendo ZID.DA.
Halloran però nel tradurre il nome non tiene conto del significato di DA (mantenre – tenere).
Il glifo per NGISH in effetti si legge anche IZ con il significato di “Fuoco”, dunque il nome potrebbe essere anche tradotto con “Signore che tiene il fuoco della vita“.
Altri nomi di Ningishzidda sono GIZIDDA (che compare nel mito di Adapa), Lugalkibura (da LUGAL+KI+BUR2+RA = Signore della terra del diluvio impetuoso) e Lugalkisuna (da LUGAL + KI + SUN5 +NA = Signore della terra dove entrano gli uomini)
Era chiamato ‘Puro Mago’, ‘Falco degli dei’, ‘Grande serpente’, ‘Dragone’, ‘Signore delle tavole’.
I ruoli di Ningishzidda
Dai libri di Sitchin apprendiamo che Ningishzidda fu aiutante di Enki nella opera di clonazione del Lulu creato nell’Abzu, e responsabile dell’aver donato agli uomini la capacità di procreare tramite manipolazione genetica. Fu anche progettista, assieme a Ninurta e Nisaba, del tempio per Ninurta, il Girsu / Eninnu, costruito da re Gudea intorno al 2200 a.C.
Sitchin suggerisce che fu costruttore della prima fase di Stonehenge, di Teotihuacan e del sito di Giza.
Identificazione in altre culture

Ningishzidda fu adorato in Egitto come Thot. Fu progettista e costruttore delle Piramidi di Giza, e a lui fu dedicata la Sfige, che in origine portava il suo volto come commemorazione della sua grandiosa opera. La Sfinge avrebbe corpo leonino per celebrare l’Era del Leone.
Un testo egizio chiamato “L’attribuzione di Ra dei suoi poteri a Geb e Thot” racconta come Ra/Marduk, dovendo abbandonare la terra egiziana ove regnava, lasciò a Ningishzidda / Thot il dominio. Tornato in Egitto millenni dopo, Ra espulse suo fratello perché questo aveva rivoluzionato il calendario, facendolo passare da solare a lunare. Ningishzidda allora si esiliò in cerca di una nuova terra, assieme a un gruppo di lavoratori sumeri, e giunse nel 3113 a.C. circa, nel Mexico. Li diede inizio alla civiltà Olmeca, una civiltà multietnica formata da africani, mediorientali, e popolazione autoctona. Assunse il nome di Quetzalcoatl (Il Serpente Piumato, nome che richiama i suoi animali distintivi: il serpente di Ningishzidda e l’Ibis di Thot), fondò Teotihuacan per ricreare in Mexico la sua opera più importante, le Piramidi di Giza.
Effettivamente i due siti sono praticamente identici come collocazione, ed entrambi hanno un sistema di caverne e cunicoli sotterranei che si dirigono verso un corso d’acqua. Come Kukulkan e Quetzalcoatl mantenne i suoi simboli dei serpenti intrecciati a un bastone.
Dal personaggio Ningishzidda i greci crearono Hermes, e probabilmente in Bretagna, ove fondò Stonehenge, fu il Kernunno.
La controversia della genealogia
Secondo i sumerologi classici Ningishzidda aveva questi parenti:
- moglie: Azimua (dal mito ‘Enki e Ninhursag’)
- sorella: Amashilama (dal mito ‘Il viaggio di Ningishzidda nel mondo di sotto’)
- madre e padre: Ningiridda e Ninazu (dal mito ‘Un balbale per Ningishzidda’)
Ciò sembrerebbe in contrasto con la discendenza da Enki ed Ereshkigal presentata da Sitchin. In realtà, una analisi dei nomi e delle caratteristiche di Ninazu e Ningiridda, porta a identificarli proprio con Enki ed Ereshkigal.