Vediamo una curiosità paleoufologica di stampo ellenico che non è mai entrata nell’ambito preso in esame dagli studiosi ufficiali della cosiddetta “questione omerica”, ben nota a coloro che hanno fatto studi classici.
Ma noi – che non siamo degli accademici – ce ne occupiamo.
Nel tempo (sec. XIV-XII a.C. circa) in cui gli Ebrei, guidati da Mosè prima, da Giosuè e dai Giudici poi stavano procedendo alla conquista della terra che gli Elohim avevano loro assegnato, Omero ci narra che Ulisse stava cercando di tornare alla sua agognata Itaca e in una tappa del suo lungo peregrinare si è fermato presso i Feaci.
Questo popolo si trovava probabilmente sull’isola di Corfù (in cui già Tucidide riconosceva l’isola Scheria che Omero indica come la patria dei Feaci) ed era governato da un certo Alcinoo, discendente diretto di Poseidone, uno degli Dei dell’Olimpo greco, corrispondenti alle divinità mediorientali che sappiamo derivare tutte dagli Anunnaki/Elohim/Neteru…
Dunque Alcinoo apparteneva alla stirpe dei semidei, gli “uomini forti” della Bibbia, coloro che avevano genoma umano e divino/alieno ed erano perciò preposti a governare sui vari popoli del tempo. Alcinoo aveva un immenso giardino, pieno di frutti che maturavano in ogni stagione: cioè una serra in cui si era in grado di produrre frutti tutto l’anno.
La cosa interessante è che Alcinoo offre ad Ulisse una nave per proseguire nel suo viaggio e queste navi(??) hanno però una stranezza (Odissea, VIII, 555-563):Perché i Feaci non hanno nocchieri,n on ci sono timoni, come ne hanno l’altre navi, ma sanno da sole il pensiero e l’intendimento degli uomini, e conoscono le città e i pingui campi di tutti, e l’abisso del mare velocissime passano, di nebbia e nube fasciate; mai hanno paura di subire danno o di andare perduteSono dunque navi(??) che procedono “da sole” lungo le rotte che devono seguire; “sanno” dove andare; sono velocissime; sono “circondate” da un qualche “alone” che ne accompagna il movimento; non possono essere danneggiate e non possono perdersi.
Ci chiediamo se questa non è la descrizione di un mezzo di trasporto in cui la rotta viene programmata e seguita costantemente con sistemi che ne identificano la posizione in ogni momento. Semplice controllo computerizzato o addirittura cibernetica applicata? Non lo sappiamo.
Il Dio(??) Poseidone era inoltre molto geloso di questi mezzi di trasporto che lui aveva concesso al suo discendente Alcinoo: non voleva che fossero usati da altri e neppure dati in prestito.
Non è necessario esercitare molto la fantasia per riconoscere il tempo in cui gli Anunnaki/Elohim/Neteru si contendevano il controllo dei territori che si affacciavano sul mediterraneo (Greci, Troiani, Hittiti, Ebrei, Egizi, Accadi, Assiri, Babilonesi…): la Bibbia ci racconta delle battaglie di Jahweh contro altri Elohim ed Omero ci racconta delle lotte tra gli Dei che sostenevano i vari popoli, anche usando “navi” molto molto speciali.
Il richiamo tra il termine kubernétes (nocchiero) usato da Omero ed il vocabolo cibernetica: la scienza che studia la realizzazione ed il funzionamento di macchine automatiche capaci si simulare le attività di organismi viventi (sanno da sole dove andare, non hanno timonieri, non si perdono ecc…).
Ma un secondo aspetto strano è costituito dal “sonno” che coglie Ulisse durante il viaggio da Schèria ad Itaca: strano perché nei tragitti per mare Omero non racconta mai di uomini costretti a dormire; strano perché quel sonno non si interrompe nemmeno al momento dello sbarco e strano perché non ha una durata temporale ben definita: Alcìnoo inoltre dice che le sue navi possono accompagnare chiunque in ogni luogo ed essere in grado di tornare in giornata: e che bisogno c’è allora di dormire se il viaggio è così corto? Ulisse ha forse viaggiato nel mondo degli Dei (Elohim, Anunnaki; Neteru)?
Ha fatto un viaggio dove “non doveva” ed è per questo che Poseidone punisce i Feaci? Hanno contravvenuto ad un ordine preciso? Sono stati colpevoli di avere consentito ad un terrestre di andare dove non avrebbe potuto?
Questa loro possibilità concreta di concedere viaggi “speciali” era dovuto al fatto che Zeus stesso li definiva “ankìtzeoi” (Od. V, 35) “vicini, simili, parenti degli Dei” (semidei, prodotti delle unioni incrociate, come i LU-GAL sumeri o i Nefilim e i Gibborim biblici )? Mah!

Ricordo comunque – per inciso – che Nausicaa ed Arete, figlia e moglie di Alcinoo, sono definite “bianche, candide”, esattamente come era definita una particolare casta degli anunnaki sumeri, GAL-GA, cioè individui “bianchi come il latte”. Certo è che per timore dell’ira del Dio(??) da cui discendeva, Alcinoo dice: «Ma su, come io dico facciamo tutti d’accordo: smettete d’accompagnare mortali, quando pur venga qualcuno alla nostra città» (Odissea, XIII, 179-181).
Dunque sono i “mortali” quelli che non si dovranno più portare su quelle navi, che quindi erano riservate ad altra tipologia di utilizzatori. Mentre gli Ebrei ‘camminavano con gli Elohìm’, li servivano, partecipavano alle loro lotte per il potere in medio oriente, nella troade (Iliade, Libro V) la dea Atena (vs 734 e segg) “…lascia cadere il peplo e vestendo la tunica di Zeus…” si circonda di armi, prende l’egida i cui effetti sono Terrore, Lotta, Violenza e “Inseguimento che agghiaccia” (tutto molto strano per un semplice scudo!) grazie alla testa della Gorgone definita un prodigio prodotto da Zeus e gìoco’.
Sul capo si mette un elmo che ha numerose borchie e un cimiero che sarebbe sufficiente “per cento soldati”… balza sul carro armata di “un’asta che atterra schiere di eroi”… quando parte “cigolano le porte dei cieli…”
Immediatamente dopo, la dea Era “braccio bianco” (sul colore della pelle ci siamo già soffermati parlando di Nausica la settimana scorsa) decide di entrare in combattimento e (versi 765…) si avvia col suo “carro” che si lancia in “volo tra la terra e il cielo stellato” e divora in un attimo tanto spazio quanto ne può coprire lo “sguardo di un uomo che seduto su un monte osserva il mare”!!!Per fare questo, Omero dice che la dea “dà potenza” ai cavalli e quando vola è un carro che “rimbomba in alto”… quando arriva a Troia il “carrover sa intorno molta nebbia”.
I “carri” degli dèi greci e il kevòd (oggetto pesante e potente) di quell’Elohìm che si faceva chiamare Jahwèh, quando si muovono, producono gli stessi effetti: spostamenti rapidi, grande frastuono, nebbia… (Esodo capitoli 19,24,33 o Ezechiele capitoli 1,3,43; il Secondo Libro dei Re capitolo 2…).
Articolo di Mauro Biglino