

Riassunto divulgativo dei contenuti online della ormai sciolta Comunità Enkita Italiana
L’articolo che segue è un riassunto del contenuto informativo base del sito della Comunità Enkita Italiana, un gruppo di studio rimasto attivo per circa due anni tra il 2011 e il 2013, recentemente sciolto principalmente a causa della defezione di alcuni membri fondatori che nel tempo si sono dedicati ad altri lavori o trasferiti all’estero.
Al momento dello scioglimento del gruppo, i fondatori sono stati d’accordo nel divulgare sotto forma di libro o di articoli il materiale raccolto, pubblicato e in fase di stesura. Questo documento quindi è, almeno nelle intenzioni, il primo di una serie di tre; i rimanenti, che raccolgono il materiale ancora in fase di stesura e la documentazione di partecipanti iscritti ma non soci, vedranno probabilmente la luce risolti i problemi legati alle liberatorie e alla difficoltà di completamento. La CEI non è mai stata un ente religioso né un ente sociale, non ha mai promosso nessun culto, ciò nonostante nel tempo ha dovuto affrontare l’avvicinarsi di personaggi che volevano trasformare il carattere divulgativo del gruppo e renderlo più simile a un culto. Questo ha influito molto sulla decisione di portare avanti o meno il gruppo, anche se non è stata la causa primaria della defezione di membri fondatori. Con questo documento quindi si rinnova l’intento di diffondere la cultura riguardante il personaggio Enki, nelle sue varie forme testimoniate direttamente o indirettamente in questi 6000 anni di storia, e secondo le varie teorie che lo riguardano, da quella mitico-religiosa a quella extraterrestre.
Breve panoramica sul dio Enki
Riteniamo utile, ai fini di un miglior inquadramento del tema, dare una breve panoramica sul personaggio Enki sia dal punto di vista ‘accademico – ortodosso’ sia dal punto di vista alternativo, citando due brevi definizioni che lo riguardano.
• Enki da Wikipedia
Enki in lingua sumerica, Ea in accadico, era il dio acquatico della mitologia mesopotamica. Il mito lo riteneva signore delle acque dolci sotterranee, apsû, nonché divinità della sapienza, protettore dei riti e dei sacerdoti: alle acque dolci era infatti attribuito un particolare potere catartico. Sua paredra è Damkina, nonché madre di Marduk. Grande luogo di culto del dio era la città di Eridu, ma si conosce un altro importante centro culturale a lui dedicato a Dilmun, nel Bahrain.
• Enki da Esopedia
Ea, o Enki, era il primogenito di An (Anu). Il nome EA significa “colui la cui casa è l’ acqua” infatti gli scritti mesopotamici gli attribuiscono la conoscenza dell’ arte di estrarre minerali dall’acqua, di creare dighe e canali. E’ spesso raffigurato come un pesce, identificato con la costellazione dell’Acquario. Fratello di Enlil, prese il nome Enki (signore della terra) quando Anu decise di suddividere il regno afro-mediorientale tra i suoi due figli, assegnando la zona mesopotamica a Enlil e la zona del centro-sud africa a Enki. Enki secondo le tavolette sumere fu il fondatore di Eridu, il primo centro abitato mesopotamico, situato sulle rive del fiume Eufrate nei pressi dell’Edin.Gli scritti sumeri attribuiscono a Ea la creazione dell’Adapa, ossia l’uomo come noi lo conosciamo, grazie all’aiuto di sua sorellastra Ninmah (Ninhursag) e di suo figlio Ningishzidda. Sempre secondo questi scritti Ea creò l’Adapa grazie a procedimenti che ricalcano molto le tecniche odierne di inseminazione artificiale, utilizzando il suo seme e mescolandolo con gli ovuli di ominidi già esistenti nell’Abzu, la zona sudorientale dell’Africa. Gli esseri così creati, vennero poi portati da Enlil sulle rive del fiume Eufrate, nell’Edin. Il personaggio di Ea è identificato con il Ptah egizio, padre di Ra e Thot, a loro volta identificati nel Marduk babilonese e nel Ningishzidda sumero.
Il lato storico e mitologico
Come si fa a parlare di ‘storia’ quando si trattano figure adorate come divinità? La storia per sua stessa definizione dovrebbe essere una successione di eventi certi, ricordati o tramandati, corrispondenti a realtà oggettive. Tutto il resto dovrebbe ricadere nella definizione di ‘mitologia’ o di ‘leggenda’. Il lato storico che qui vogliamo affrontare ha un approccio diverso: si propone di far conoscere la figura di Enki per le cronache che lo riguardano. Si, perché bisogna ricordarsi che i sumeri annottavano tutto in maniere diverse, a volte complesse a volte molto semplici, e distinguevano quando un testo era definito come inno, come racconto formativo, o come cronaca. Spesso questi elementi erano mischiati in composizioni definite (generalmente dai nostri studiosi, ma a volte anche volutamente dagli scribi dell’epoca) ‘miti’, come il famoso “Lugal-E” riguardante Ninurta, che ci racconta le sue gesta in guerra contro Azag, ne effettua una cronaca quindi assegnandogli intento storico, ma contiene anche elementi formativi quando racconta di come il dio condanna le pietre usate da Azag per difendersi e contrattaccare. Questa sezione del mito ha carattere formativo perché spiega come sono nate le pietre preziose e semipreziose tanto care ai sumeri, esattamente come le altre parti del mito, le lodi a Ninurta, hanno scopo pseudoreligioso o devozionale. C’è ovviamente da considerare, volendo accettare la interpretazione alternativa extraterrestre, che alcuni passaggi che noi considereremmo formativi potrebbero essere invece cronache, ma questa considerazione non può essere vincolante in quanto basata sulle convinzioni personali di chi scrive e di chi legge.In una sola lunga narrazione quindi ecco che i sumeri uniscono tre importanti aspetti: storiografico, religioso e formativo. Molti dei testi più lunghi pervenutici sono composti in questa maniera.In questa sezione dunque analizzeremo le parti storiografiche dei miti riguardanti Enki. Ma non solo. Siccome storia e mito negli scritti sumeri si accompagnano pur rimanendo spesso distinti, crediamo sia doveroso affrontare anche alcuni aspetti mitologici che aiutano a far luce su questo personaggio, e su ciò che rappresentava, dal punto di vista culturale e religioso, per le popolazioni mesopotamiche. Le parti mitologiche son spesso descrizioni fantastiche, che nella sezione ‘il lato ufologico’ presenteremo sotto una chiave insolita e stravagante ma che non mancherà di affascinare, soprattutto perché emeriti studiosi l’hanno affrontata in dettaglio producendo documentazione analitica a supporto.Ci sembra doveroso iniziare con il mito che fa riferimento ai tempi più antichi, prossimi alla creazione, e quindi tratteremo l’”Enuma Elish”. In questo mito Enki ha un ruolo marginale come consigliere di suo figlio Marduk, ma essenziale per la storia dell’uomo. Gli eventi sono narrati sotto forma di dialogo, e quindi leggiamo ora in questo dialogo cosa succede quando Marduk decide di creare l’uomo:
Marduk:
“Unirò sangue al sangue, sangue ed osso,
per formare qualcosa di nuovo:
il suo nome sarà UOMO – Uomo aborigeno.
Sarà ricordato come mia creazione.
Il suo compito sarà servirci fedelmente,
così gli dei stanchi avranno riposo,
io pianificherò e muterò le loro operazioni,
suddividendole in modo migliore.”Enki:
“Uno della nostra stirpe lascia che sia,
solo uno dovrà morire per la nuova creazione.
Porta gli dei in assemblea, e li uno morirà
perché gli altri possano vivere.”
In sostanza Enki consiglia a Marduk di non usare il proprio sangue per creare l’uomo, ma di usare quello di un altro dio. Di chi si tratta? Viene esplicitato nel seguito del poema. Infatti i ribelli seguaci di Tiamat (l’avversario di Marduk nella Battaglia Celeste che precede nel racconto) vengono portati in assemblea davanti agli Igigi (gli dei minori, alcuni confinati nello spazio, altri intenti a lavorare la Terra per la sussistenza degli dei maggiori) e agli Anunnaki (gli dei maggiori, prevalentemente dislocati sulla Terra) e viene loro chiesto di indicare chi istigò la ribellione. Gli dei risposero che:
“Fu Kingu a istigare la ribellione… egli
fomentò la malignità e guidò battaglia per lei (Tiamat)!”
Allora Kingu viene portato davanti ad Enki, ancora una volta protagonista, il quale uccide Kingu e usa il suo sangue per creare l’uomo a cui assegnare i compiti che prima erano degli dei:
Lo dichiararono colpevole, lo legarono e
portarono davanti ad Ea. Aprirono le sue vene
e dal suo sangue Ea creò l’ uomo – e gli
impose il lavoro degli dei. […] Fu un atto
di grande sapienza che nessuno comprendeva,
ordinato da Marduk ed eseguito da Ea.
Non potendo identificare cronologicamente tutte le storie tramandate nei miti sumeri, affrontiamo alcune di esse al di fuori di un contesto di ricostruzione cronologica. Importante in questa fase è trattare quello che viene ricordato come “Enki e l’ordine del mondo”. In questo racconto vengono inserite alcune importanti azioni compiute da Enki, dai suoi lavori di preparazione della terra per accogliere la civiltà, ai suoi lavori nelle terre di Melluha, Magan e Dilmun, alla creazione dei corsi del Tigri e dell’Eufrate, al rilascio delle abilità utili all’uomo per sopravvivere: la pastorizia, l’edilizia, l’agricoltura etc. Questi atti sono descritti nel testo come ricordi da parte di Enki stesso, ma suonano più come auto esaltazioni per il suo operato. Esaminiamo un lungo passaggio a circa metà testo:
“Le terre di Magan e Dilmun rivolgano il loro sguardo a me – Enki,
Le navi di Dilmun siano riempite di legno,
le navi di Magan siano riempite in alto nei cieli,
le navi magilum di Melluha trasportino oro e argento,
e le portino a Nippur da Enlil, signore della terra!
A chi non ha città, a chi non ha una casa,
il popolo di Martu, io fornirò grano in regalo…”
Enki inoltre fondò città e santuari, primo tra tutti il proprio ad Eridu, la città ove custodiva i ME (delle sorte di manabili o documenti capaci di trasmettere le conoscenze degli dei). Nel testo questo viene ricordato dagli altri dei nel passaggio che recita:
“Signore che cavalca(?) i grandi e puri ME,
che veglia sui tanti ME, sui grandi ME,
signore che è il primo nei cieli e sulla terra
in Eridu, il luogo puro, il luogo più prezioso,
il luogo dove i preziosi ME sono stati portati,
Enki, signore in cielo e terra, sia lodato!”
Enki inoltre si adopera per costruire moli e pontili per le barche, per i trasporti e le spedizioni, in varie città e sulle rive di vari fiumi. Sia a Eridu che nell’ Abzu:
“[…] i nobili corsi d’acqua del padre Enki,
costruì con saggezza la scalinata e i pontili di Eridu,
legò le capre ai moli dell’Abzu, innalzò il tempio.
Il tempio USHGA eresse, e diede voce alle preghiere”
Poi Enki si dirige verso la terra di suo fratello Enlil, e anche li presta i suoi servigi come portatore di civiltà, in forma di culti, agricoltura, allevamento, ed edilizia:
“Poi il padre Enki arriva verso le terre a nord (che stanno su)
e siccome egli arrivò in quelle terre, He.Gal prevalse:
[…] Casa di Sumer, le tue tante stalle siano costruite,
le tue mucche si moltiplichino,
le tue pecore si moltiplichino,
il tuo Giguna raggiunga il cielo,
il tuo grande e durevole tempio tocchi il cielo”
Lo stesso procedimento segue poi a Ur, dove dona le sue arti, per poi dirigersi a Melluha:
“Nera Montagna, i tuoi saranno grandi alberi,
saranno le ‘piantagioni di ME’ della Montagna,
i loro troni saranno in palazzi reali.
I tuoi animali saranno grandi,
saranno animali della Montagna,
gli eroi li useranno sul campo di battaglia.
I tuoi tori saranno grandi,
saranno i grandi tori della Montagna e
il loro suono sarà il suono dei tori della Montagna.I grandi ME degli dei saranno approntati per te.
[…] Il tuo argento sarà oro,
il tuo rame sarà bronzo e stagno,
tutto ciò che hai crescerà,
la tua gente si moltiplicherà.”
Enki guarda poi alla terra di Dilmun dove bonifica le paludi, pianta alberi di palma da dattero, e pone Ninsikilla come reggente:
“Lui purifica e netta le montagne di Dilmun,
e pone Ninsikilla al comando.
Le lagune sono assegnate al suo principesco santuario,
Dilmun si nutre dei loro pesci.
Alberi di palma sono assegnati ai suoi campi,
Dilmun mangia i loro datteri.”
Le incredibili capacità pratiche di Enki poi son rivolte al ‘popolo di Martu’, al Tigri, all’Eufrate, e ancora a Nippur, poi Enki nomina alcuni personaggi e li mette a capo delle varie operazioni. La formulazione di questi compiti e degli assegnamenti è ripetuta del testo in una maniera quasi rituale, nominando l’attributo caratteristico del personaggio e a cosa sarà preposto:
Colui che detiene lo scettro nella mano destra,
colui che fa sì che Tigri ed Eufrate si nutrano assieme,'[…]
Enbilulu, l’ ispettore dei canali,
Enki lo ha messo al comando.
[…]
Colui dalla cui rete nessun pesce fugge,[…]
..figlio di…
…amato dai pesci,
Enki lo mise al comando.
[…]
Colui che salpa…[…]
la madre Nanshe,
il mare in tutta la sua ampiezza,
Enki lo ha messo al comando.
[…]
Colui che cavalca la tempesta,
che carica con fulmini,[…]
Iskur, l’ uomo dell’abbondanza,
il figlio di An,
Enki lo ha messo al comando.
[…]
Colui che ha fissato il diadema,[…]
Enkimdu, quello delle dighe e bacini,
Enki lo ha messo al comando.
[…]
Altri compiti vengono assegnati a Kulla, a Musdamma, a Sumugan, a Dumuzi, a Utu e a Uttu. Allora la dea Inanna si rivolge ad Enki reclamando anche per lei un compito di responsabilità e una carica, nominando le varie figure femminili alle quali Enki ha donato dei compiti e delle responsabilità. Il poema finisce con Enki che elenca le arti di cui Inanna è responsabile, tra cui leggiamo:
Cosa ti ho nascosto?
Innin, cosa ti ho negato?
Cosa altro possiamo darti?
[…]
Hai introdotto le parole del giovane,
la sua voce.
[…]
Sei stata messa alla guardia del passante,
la staffa, la verga del pastore.
[…]
tu interpreti gli oracoli delle guerre e battaglie.
[…]
Li tu ti vesti di lino,
hai tessuto e imbastito il telaio.
[…]
hai messo fine alle lamentazioni.
Giovane Inanna, hai riportato il tigi e l’adab
alle loro case.
[…]
Alla fine del poema, dopo alcuni versi rovinati, abbiamo la classica frase di omaggio al dio:
“Oh padre Enki, lode a te!”
Questo bellissimo poema contribuisce moltissimo a farci capire l’ amore che il personaggio Enki provava per la civiltà e per i mestieri e le arti che contraddistinguono la fase di sviluppo di un popolo; allo stesso tempo ci insegnano come Enki fosse, pur se subordinato ad altre figure divine ben più importanti, il VERO portatore di civiltà e sostentamento non solo per l’ uomo ma anche per gli altri dei.

Il lato ufologico
Un lato ufologico riguardante Enki? Ebbene si…
Fu nel 1976 che lo scrittore azero Zecharia Sitchin (scomparso nel 2010) causò un tumultuoso clamore proponendo al mondo la sua teoria secondo la quale gli Elohim biblici, e gli Anunnaki sumero-accadici, altri non erano se non degli extraterrestri giunti sulla terra circa 500.000 anni fa. Per decenni questa teoria è passata quasi inosservata, ma con la nascita di Internet ha avuto una diffusione che ha quasi dello sconcertante, purtroppo anche a causa di ulteriori ricercatori che la modificarono per creare movimenti catastrofisti dei quali, suo malgrado, Sitchin è rimasto vittima.Ma tralasciando questi pseudo-culti catastrofisti che parlano di profezie di distruzione e risurrezione, cosa c’è alla base del discorso di Sitchin? Intanto è bene ricordare che Sitchin non è riconosciuto dalla comunità accademica come un valido traduttore di lingua sumera, per quanto nei suoi libri egli non abbia mai preteso di effettuare traduzioni proprie, ma di basarsi su traduzioni consolidate che lui interpreta in maniera diversa da quella accademica. Se questo può essere visto come una pecca o un errore, si tenga presente che se si prendono 5 studiosi di sumerologia e li si mette a tradurre un testo essi produrranno 5 traduzioni differenti specialmente nei dettagli, e magari con 5 interpretazioni diverse. Sitchin fu comunque un ebreo vissuto gran parte della sua giovinezza in Palestina (dove imparò l’ebraico moderno e antico) con la sua famiglia, fu un uomo di cultura, laureato in Storia Economica, lavorò per anni come giornalista prima di trasferirsi in America, e dedicò tutta la sua vita allo studio delle civiltà del passato e a viaggiare per il mondo a visitare i luoghi e verificare i reperti di cui scriveva nei libri. Ed è così che, per Sitchin, Enki e gli altri Anunnaki diventano degli extraterrestri provenienti dal pianeta Nibiru, giunti sulla Terra in cerca d’oro, creatori della razza Homo Sapiens tramite una serie di manipolazioni genetiche effettuate sull’Homo Erectus e delle quali rimarrebbe traccia in almeno quattro scritti mesopotamici (“Enki e Ninmah” – “Enuma Elish” – “Atra Hasis” – “Epopea di Gilgamesh”) e nella Bibbia ebraica. Enki sarebbe l’Oannes di cui ci parlano vecchie culture, l’“Uomo pesce” venuto fuori dal Golfo Persico e che ha donato al civiltà alle popolazioni africane e mesopotamiche. Enki sarebbe lo Ptah “Sviluppatore” che risollevò l’ Egitto dalle acque, un epiteto stranamente simile al Nudimmud sumero “Creatore / formatore delle cose”. Enki fu secondo questa teoria l’extraterrestre che comandava le operazioni di scavo in Sudafrica (che Sitchin identifica nell’Abzu di cui si parla nei miti mesopotamici), che gestiva i trasferimenti di materiale di scavo in Mesopotamia, da dove, tramite l’ausilio dei razzi gestiti da suo cugino Shamash e sotto il comando di suo fratello Enlil, veniva spedito su Marte in attesa del successivo avvicinarsi di Nibiru, che ogni 3600 anni terrestri passava dove si trova la Fascia degli Asteroidi. Ma Enki era anche l’extraterrestre che istituì il sacerdozio, che insegnò all’uomo a irrigare, ad allevare, a usare gli aratri, a conoscere il tempo e le attività che trasformano un gruppo di uomini da ‘cultura’ a ‘civiltà’. Lo faceva attraverso i ME, termine che secondo gli accademici descrive dei decreti divini, ma che secondo Sitchin indica qualcosa di fisico e concreto perché in tanti miti leggiamo che questo o quel personaggio potevano prendere in mano questi ME, caricarli su navi, indossarli, rubarli. Inanna, nipote di Enki, gliene ruba quasi 100, portandoli via dall’Abzu sulla sua ‘MA.AN.NA’, la sua ‘barca celeste’. La sua navicella spaziale. Questo dunque il sunto del lato ufologico del personaggio Enki, per l’approfondimento del quale vi rimandiamo alla lettura dei libri dell’autore azero, e al materiale in italiano degli studiosi Alessandro Demontis, Mauro Biglino, Alessio e Alessandro De Angelis, Biagio Russo e Daniele Bonfanti. Indipendentemente dai vostri credo e dalle vostre convinzioni personali, che preferiate l’approccio accademico o alternativo, quello mitologico o ufologico, speriamo con questo documento essere riusciti a presentarvi degnamente il personaggio Enki, e di avervi incuriositi a conoscerlo ancora meglio.
Documento prodotto il 10-11-2014 dai membri fondatori di CEI:
M. Rizzato, A. Corsi Pettinato, A. Demontis, D. Dioguardi, I. Bologna