Alessandro Demontis, Anunnaki, MITI

Stralci di alcuni miti

Creazione dell’uomo / Esagila (Casa del grande dio) / Marduk (Ra) e Ningishzidda (Toth)

In quest’ultimo capitolo esamineremo stralci provenienti da testi diversi, alcuni già menzionati, mettendoli in relazione a particolari della teoria di Sitchin e spiegandone l’attinenza, il valore a volte scientifico altre volte documentale. Il primo da analizzare, che abbiamo già menzionato più volte e di cui mi son riproposto di analizzare alcuni passaggi,è l’Atra Hasis, la ‘cronaca del mondo’ lasciataci dai babilonesi. Il testo inizia con una collocazione temporale per descriverci come iniziò tutta la vicenda degli Anunnaki. Per questa analisi userò la versione tramandataci da James W. Bell:

before men were created, the Anunnaki –
the gods living on the earth – had to till the land
and water it to grow their food.
They found the work tiresome and too much trouble.
So they gave Enlil lordship of the earth.
He summoned the Igigi, calling down from heaven
the lesser gods, lower divinities
without names, to do the work.

TRADUZIONE
Prima sono stati creati gli uomini, gli Anunnaki
gli dei che vivono sulla terra – dovevano coltivare la terra
e l’acqua di crescere il loro cibo.
Hanno trovato il lavoro faticoso e problemi troppo.
Così hanno dato Enlil signoria della terra
Chiamò il Igigi, chiamando dal cielo
gli dei minori, divinità minori<
senza nomi, per fare il lavoro.

Dunque erano gli Anunnaki e gli Igigi a svolgere i compiti e il lavoro necessario alla sussistenza. La parte che ci interessa ai fini di questa analisi è quella relativa alla ‘rivolta’ degli dei minori che porta alla creazione dell’uomo:

So Enlil summoned the others, including Anu from heaven,
and Enki, lord of the Abzu. Together,
they stood on the ramparts of the Ekur
and addressed the besiegers. “Why do you attack us?”
The Igigi answered as one,
“The work you have assigned us is killing;
we can no longer bear it. We have put a stop to digging
and declared war.

TRADUZIONE
Così Enlil chiamò gli altri, tra cui Anu dal cielo,
e Enki, signore del Abzu. Insieme,
si trovavano sui bastioni della Ear
e affrontato gli assedianti. “Perché attaccati?”
Il Igigi rispose come uno,
“Il lavoro che ci avete assegnato è uccidere;
non possiamo più sopportare. Abbiamo messo fine a scavare
e dichiarato guerra.

La soluzione a questo problema è trovata da Enki, che coinvolge sua sorellastra Ninmah, chiamata nel testo ‘Mami’:

“Look,” he continued, “the goddess Mami is with us.
Let her create mortals, creatures to be our
servants and to do our work.
Then we can put the yoke of Enlil on these beings
and let the Igigi return to heaven.

TRADUZIONE
“Guarda”, ha continuato, “la dea Mami è con noi.
Lasciala creare mortali, creature di essere il nostro
servitori e di fare il nostro lavoro.
Poi possiamo mettere il giogo di Enlil su questi esseri
e lasciare che il ritorno Igigi al cielo”.

Mami / Ninmah chiede però l’ aiuto di Enki, chiedendo che sia lui a preparare la ‘argilla adeguata per il lavoro’. Ricordiamo questo particolare dell’argilla, la montmorillonite, di cui abbiamo parlato nella sezione dedicata alla genetica. Enki risponde che per ottenere qualcosa che sia per metà umano e per metà ‘divino’, cioè un essere capace di interagire con gli Anunnaki, bisognava utilizzare il sangue e la carne di un dio. Il termine utilizzato nella versione accadica è Nepisthum che indica sia il sangue che il ‘seme della vita’.

Enki responded, “If we use pure clay to make
these new creatures, they will be like the animals,
without intelligence. To make them capable
of bearing the yoke of Enlil, we must slay
one of the gods so his flesh and blood
can be mixed with the clay to be made into a man.
Then what we create will be god and
man mixed together.”

TRADUZIONE
Enki ha risposto: “Se usiamo argilla pura per fare
queste nuove creature, saranno come gli animali,
senza intelligenza. Per renderli capaci
di sopportare il giogo di Enlil, dobbiamo uccidere
uno degli dei così la sua carne e il sangue
può essere mescolato con l’argilla di essere trasformato in un uomo.
Poi quello che creiamo sarà Dio e
uomo mescolati tra loro. “

Il procedimento utilizzato, che sommariamente abbiamo già visto, è qui riportato dallo
stralcio del testo di Bell:

Mami took the mixture and pinched off fourteen pieces,
to create seven males and seven females.
She presented them to the Anunnaki, saying,
“I have done all you asked. You have slain
a god of intelligence and mixed his flesh
and blood with clay so I could engender men.
I relieve you of wearisome work by imposing
your yoke upon them. I have also bestowed upon them
the ability to use the spoken word,
so they may call to one
another to help fulfill their tasks”

TRADUZIONE
Mami ha preso il composto e pizzicato fuori quattordici pezzi,
per creare sette maschi e sette femmine.
Li ha presentato al Anunnaki, dicendo:
“Ho fatto tutto quello che ha chiesto. Hai ucciso
un dio di intelligenza e la sua carne mista
e il sangue con l’argilla così ho potuto generare uomini.
Vi alleviare il lavoro faticoso imponendo
il tuo giogo sopra di loro. Ho anche dato loro
la possibilità di utilizzare la parola parlata,
in modo che possano chiamare a uno
un altro per contribuire a realizzare i loro compiti “

La creazione, dunque, una volta trovata la ‘ricetta ideale’, aviene tramite l’utilizzo di 14 ‘pezzi’ con cui creare 7 maschi e 7 femmine. Una ‘clonazione’?

Abbandoniamo questo testo perché, per esaminare ancora meglio la creazione dell’uomo, dobbiamo andare all’originale testo sumero. Il testo ‘chiave’ in questo senso è il mito sumero classico chiamato ‘Enki e Ninmah’ nel quale vengono descritti i tentativi (andati male) di creare questo ‘nuovo essere’. Vedremo, analizzando il testo, che le cose sono molto più ‘tecnologiche’ di come si pensa generalmente. Il mito è composto di quattro parti distinte, delle quali ci interessano la seconda e la terza. Nella seconda parte, Ninmah crea 6 esseri, tutti malati, per i quali Enki ‘decide i destini’, cioè dispone per loro un compito che possano svolgere nonostante le loro menomazioniNella terza parte, poiché Ninmah e desolata di non essere riuscita a creare un ‘uomo perfetto’, Enki decide di provare un nuovo procedimento, utilizzando il seme di un maschio e impiantarlo nell’utero di una femmina (Ninmah stessa?) mischiando questo seme con una forma d’ argilla da lui prodotta. Anche questo esperimento pero produce un essere imperfetto, chiamato Umul (che in sumero significa appunto ‘creatura malata’), con molte menomazioni. Ninmah, constatando che questo essere non e in grado di badare a se stesso, si lamenta con Enki. Questi pero ricorda a Ninmah di come lui abbia comunque badato ai 6 esseri prodotti da Ninmah. Ciò che ci interessa maggiormente è la risposta che Enki dà a sua madre Namma, la quale diede l’ originale idea di creare l’uomo. In sumero la risposta è: 

30. ama.gu10 mud mu.gar.ra.zu i3.gal2.la.am3 zub.sig3 dingir.re.e.ne keshe2.i3
31. shag4 im ugu abzu.ka u3.mu.e.ni.in.shar2
32. sig7.en sig7.hi im mu.e.kir3.kir3.re.ne za.e me.dim2 u3.mu.e.ni.gal2
33. d.nin.mah.e an.ta.zu he2.ak.e
34. d.nin.imma3 d.shu.zi.an.na d.nin.ma.da d.nin.barag
35. d.nin.mug d.shar.shar.gaba d.nin.gun3.na
36. tud.tud.a.zu ha.ra.gub.bu.ne

TRADUCIBILE IN:
“Madre, la creazione di cui parli avrà luogo, imponiamo ad essa il lavoro degli dei,
mischia l’ argilla della terra a nord dell’Abzu
le dee della nascita ti aiuteranno a lavorare l’ argilla, e la forma sarà realizzata
Ninmah sia tua aiutante,
Ninimma, Shuzianna, Ninmada, Ninbarag,
Ninmug, Sharshargaba, Ningunna,
ti aiutino nella nascita”

La frase che ho sottolineato è la chiave per comprendere il ‘mistero’ che ruota intorno a questa ‘creatura’. La traduzione infatti è controversa perché in sumero non e possibile stabilire con certezza il ‘tempo’ di una situazione o azione. Dunque alla luce del significato dei singoli termini si puo tradurre anche come ‘La creazione di cui parli esiste’ intendendo con ‘la creazione’ in effetti ‘il creato’ (mud) dunque un essere vivente. Si noti che ‘gar’ (ngar) ha anche il significato di ‘immagine / aspetto / forma’. Dunque ad essere ‘legato’ può essere sia il ‘lavoro’ ma anche l’immagine degli dei. Ma abbiamo parlato del procedimento seguito da Enki, diverso da quello seguito da Ninmah. Esaminiamo il testo sumero:

a gish3 ak shag4 munus.a.ka ri.a

tradotto in:
“versa il seme maschile nell’utero di una donna”

Ma come è possibile versare il ‘seme maschile’ nell’utero di ‘una donna’ se l’uomo non è ancora stato creato? Ed ecco ciò che sostiene Sitchin: una delle due parti coinvolte è la ‘creatura che esiste’, l’Homo Erectus, del quale viene utilizzato il corredo genetico. L’idea che si delinea è che si sia utilizzato lo sperma di un Anunnaki, unendolo all’ovulo di una ominide (mescolandoli nella montmorillonite), e successivamente impiantandolo nell’utero di una o più femmine Anunnaki. Infatti ricordiamo che le ‘dee della nascita’ dovevano aiutare nel lavoro. Esse erano appositamente SETTE, per creare 7 maschi e 7 femmine!.

Abbandoniamo l’argomento della creazione dell’uomo per andare a parlare della Torre di Babele. Tutti conosciamo il testo biblico, che narra di come gli uomini volessero costruire una ‘torre’ e Dio, discorrendo con non meglio identificati individui, disse:

‘Venite, scendiamo e confondiamo le loro lingue,
così che non possano più comprendersi’

ancora prima Dio aveva pronunciato:

‘Guardate! Ora la gente è unita, con una sola lingua,
ed ecco ciò che cominciano a fare.
Compiendo questo niente sarà più loro
impossibile di ciò che immagineranno’

Ebbene il frammento di testo sumero catalogato K.3657 tradotto e analizzato da George Smith ci narra una storia simile. Il protagonista sembra essere Marduk, osteggiato da Enlil, il quale assume lo stesso ruolo assunto nella bibbia da Yahweh. Il progetto di Marduk prevedeva una città con una grande ‘torre a gradini’ (uno Ziggurat) chiamata Esagila (Casa del grande dio). Fu allora che Enlil, considerandolo un affronto al suo ruolo, decise di intervenire per scacciare Marduk. Convocato suo figlio Ninurta, Enlil dispose che:

‘Non più egli dovrà offendere il nostro potere,
se ora il suo popolo lo eleggerà sovrano
niente più potrà essergli impedito’.

Enlil lancia dunque un appello a suo padre Anu, e non ottenendo il favore, si rivolge
misteriosamente a Damkina, madre di Marduk, la quale però collerica risponde che:

‘Il suo numero […] il suo nome io sceglierò,
al suo fianco starò’.

L’enigmatica frase ‘Il suo numero’ è un riferimento al fatto che gli dei Anunnaki, come ci dicono i sumeri, avevano un grado di importanza definito da un numero. Anu che era il capo aveva rango 60, Enlil 50 e Marduk solo 10. A Ninurta era stato dato lo stesso rango di suo padre. Ciò fa capire che l’ astio di Marduk era appunto dovuto, come abbiamo scritto pocanzi, al fatto che come precedentemente a suo padre Enki, anche a lui fu negato il comando. Il testo racconta che:

‘grande astio provava lui
per il Padre dei Cieli’.

L’epiteto Padre dei Cieli identifica chiaramente Enlil, Signore del Vento/Aria. Poche righe più avanti nel testo si legge quindi che:

‘Durante la notte il Signore del Cielo
scese sulla terra ma gli uomini contro lui
si scagliarono […] Egli rase allora al suolo la città,
e il suo comando fu che fossero dispersi
e le loro menti confuse’

Al di là quindi degli epiteti e dei nomi, abbiamo gli stessi elementi. La costruzione di una città con la torre, l’appello di un (singolare) dio ad altri dei (Ninurta, Anu, Damkina), distruzione della torre, la dispersione del popolo in varie terre, e la confusione (qui delle menti, nella bibbia delle lingue). Cambiamo ancora mito e occupiamoci della vicenda, accennata quando ho parlato di Ningishzidda identificato con Thot, della assegnazione di Ra / Marduk dei propri compiti a suo fratello. Questa nozione, erroneamente ricercata da alcuni nel corpus mesopotamico, ci giunge da un testo egizio chiamato “della distruzione del mondo e della attribuzione di compiti a Geb e Thot” analizzato e divulgato da Sir Flanders Petrie e dal prof. Stephen Hagin della Kennesaw University. Leggiamone l’estratto (lunghissimo) corrispondente alle attribuzioni a Thot:

Once again, Ra commanded the presence of another god: “Call to me the god Thoth.” After he had arrived, Ra said unto Thoth, “Let us depart to a distance from heaven, from my place, because I would make light and the god of light (khu) in the Duat and in the Land of Caves. You shall write down the things which are in it, and shall punish those who are in it, that is to say, the workers who have worked iniquity or rebellion. Because of you I will keep away from the servants whom this heart of mine loathes.” Over this region he appointed Thoth to rule, and he ordered him to keep a register of those who were there, and to mete out just punishments to them. In fact, Thoth was to be ever after the representative of Ra in the Other World. Then Ra asked Thoth to prepare a series of spells and words of power, which would enable those who knew them to overcome snakes and serpents and deadly reptiles of all kinds. Thoth
did so, and the spells which he wrote under the direction of Ra served as a protection of the servants of Ra ever after, and secured for them the help of Geb, who became sole lord of all the beings that lived and moved on and in his body, the earth.
Ra then ordained Thoth to assume the powers of the habi bird and the Moon (aah). Said Ra: “I moreover give you the power to lift up your hand before the two Companies of the gods who are greater than you, and what you do shall be fairer than the work of the other gods; therefore, shall the divine bird tekni of Thoth come into being. Moreover, I give you the power to embrace the two heavens with your beauties, and with your rays of light; therefore, you shall come into being as the the Moon-god (Aah) of Thoth. Additionally, I give you power to drive back the Ha-nebu; therefore, you shall come into being the dogheaded Ape (anan) of Thoth, and he shall act as governor for me. In all, you are now in my place, in the sight of all those who see you and who
present offerings to you. Every being shall ascribe praise unto thee, O you who are God.”

TRADUZIONE
Ancora una volta, Ra comandato la presenza diun altro dio: “Call me dio Thoth”. Dopo averera arrivato, Ra disse Thoth, “Partiamo per unla distanza dal cielo, dal mio posto, perché iorenderebbe la luce e il dio della luce (Khu) nellaDuat e nella Terra di Grotte. Si deve scriverele cose che sono in esso, e deve punirecoloro che sono in esso, vale a dire, i lavoratoriche hanno lavorato iniquità o ribellione. Perchédi voi terrò lontano dai servi chequesto mio cuore detesta. “Sopra questa regione ha nominato Thoth a governare,ed egli gli ordinò di tenere un registro di quelliche erano lì, e infliggono solo punizionia loro. Infatti, Thoth doveva essere mai dopo larappresentante di Ra nell’Altro Mondo.Allora Ra chiesto Thoth di preparare una serie diincantesimi e parole di potere, che consentirebberochi li conosceva a superare i serpenti eserpenti e rettili letali di ogni genere. Thothlo ha fatto, e gli incantesimi che ha scritto sotto ildirezione Ra servito come protezione dellaservi di Ra per sempre, e fissato per loro laaiuto di Geb, che divenne unico Signore di tutta laesseri che vivevano e si muovevano su e nel suo corpo,la terra.Ra poi ordinato Thoth ad assumere i poteridell’uccello Habi e la Luna (aah). Ha detto Ra: “IInoltre vi darà il potere di sollevare la manoprima che le due Società degli dei che sonopiù grande di te, e ciò che si fa deve essere più giustoche il lavoro degli altri dèi; di conseguenza, devele TEKNI uccello divino di Thoth posto in essere.Inoltre, vi do il potere di abbracciare ildue cieli con le bellezze, e con il vostroraggi di luce; Pertanto, si deve venire in esserecome il dio-luna (Aah) di Thoth. Inoltre,Vi do il potere di respingere l’Ha-nebu;Pertanto, si deve venire in essere del dogheadedApe (Anan) di Thoth, e ha la qualificagovernatore per me. In tutto, si è ora al mio posto,sotto gli occhi di tutti coloro che voi e che vedonoofferte presenti a voi. Ogni essere deve ascriverelode a te, o tu che sei Dio. “

Questo testo è interpretato da Sitchin come il momento in cui Marduk / Ra, dovendosi
esiliare, lascia il comando dell’ Egitto a Ningishzidda / Thot il quale regnò, come ci dice la storia dell’ Egitto tramandataci da Manetho, per oltre 1000 anni. Il regno di Thot però non deve essere piaciuto a suo fratello Ra, il quale, una volta tornato in Egitto, lo manda in esilio scacciandolo dal suo trono. È a questo punto che, secondo Sitchin, Thot / Ningishzidda prende armi e bagagli e, con una scorta di fidati seguaci, si trasferisce in un nuovo continente: le Americhe. Come abbiamo visto, lì nel Mexico le nuove scoperte genetiche e archeologiche stanno delineando uno scenario secondo il quale gli Olmechi erano africani che, sotto la guida di Ningishzidda, attraversarono l’oceano. Era circa il 3150 a.C. come abbiamo visto, periodo in cui in Egitto nasce la prima dinastia faraonica, e dall’ altra parte del mondo inizia il Calendario del Lungo Conto. E nasce il mito del ‘serpente alato’: Quetzalcoatl alias Thot alias Ningishzidda.

Articolo di Alessandro Demontis

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