
Il mitico serpente dellâAntico Egitto detto âMehenâ, âIl Serpente Arrotolatoâ, frequentemente citato negli antichi testi della letteratura egizi viene definito dal âDictionaryâ di Wallis Budgeâ, come il Dio serpente che protegge allâinterno del âDuatâ.

In realtĂ troviamo nellâiconografia egizia tre possibili rappresentazioni del Mehen.
A) Gioco da tavolo

Il gioco del Mehen, ritrovato in numerose tombe, consisteva in un disco, dello spessore di alcuni centimetri, scolpito in alabastro, marmo o arenaria, su questo disco erano poste in bassorilievo le spire del serpente che partendo dalla coda, posta allâesterno del disco, si snodavano a spirale verso il centro ove era posta la testa del serpente.
Molto spesso in corrispondenza del punto del bordo del disco dove si trovava la coda era posta la testa di unâoca, spesso appellata in geroglifico âAPDâ correlata al mitico âGrande Starnazzatoreâ che aveva deposto lâUovo primigenio e che dette vita allâalba dei tempi, alla prima Creazione, separando i Cieli dalla Terra.
I giocatori o il giocatore andavano incontro simbolicamente, ad una distruzione ed a una rinascita uscendo dal profondo delle tenebre per rivedere la luce, come veniva suggerito dal âLibro dei Mortiâ che in geroglifico, significava: âLibro dellâUscita alla Luceâ.

I giocatori si servivano di pedine fatte a forma di leone o di leonessa accovacciati che richiamavano le figure mitologiche dei 2 leoni âAker-uâ dai dorsi sovrapposti che custodivano lâentrata del âDuatâ, il Mondo delle Anime.
Tramite i dadi, che indicavano il numero delle caselle su cui far avanzare i segnaposto; il giocatore che sfidava la sorte doveva partire dalla coda del serpente, in prossimitĂ della testa dellâOca Apd (spesso correlata in altri testi con una precisa costellazione celeste abbinata a miti cosmologici e cosmogonici) e cercare di raggiungere prima il centro, cioè la testa del serpente, e ritornare, poi, indietro verso la coda.
Questo viaggio sembra venisse inteso come un viaggio virtuale o una simbolica cerimonia di iniziazione che rievocano antiche credenze di un viaggio verso la dimora degli Dei con cui il giocatore ambiva congiungersi e rivedere la luce, e che partiva da una zona segreta, nascosta, posta in un preciso punto, in corrispondenza della testa dellâOca e della coda del serpente.
Infatti, la testa e la coda del serpente spesso erano dipinte di nero mentre il corpo del serpente erano di colore giallo, quasi a voler indicare un sentiero luminoso con Luce allâinterno, mentre lâentrata e lâuscita di colore nero, sembrerebbero lâespressione del â Keku Smauâ, cioè dellâOscuritĂ che si sarebbe trovata allâingresso e allâuscita.

CONDOTTI, CORRIDOI, STRADE di FUOCO âŚ
Osservando lâiconografia e traducendo i Testi della letteratura Egizia emerge la definizione di â QERRTâ in geroglifico, cioè condotti, corridoi, strade celesti di fuoco, connesse con âIl respiro ardente di Mehenâ e chi voleva entrare doveva sorpassare la SOGLIA e i suoi Guardiani, dimostrando, simbolicamente, di averne assimilato i segreti.
Viene cosĂŹ suggerita lâidea che nel transito allâInterno dei âMehenâ il giocatore incontrasse difficoltĂ e ostacoli temporanei.
La Formula 332 dei âTesti delle Piramidiâ recita:
âsono colui che è emerso da âMehenâ
Nella Formula 541° dei Testi delle Piramidi nella versione di Teti, viene detto, in chiave astronomica-simbolica:
âQuesto è Teti è colui che sale (in cielo) tramite il Serpente Mehenâ.
Sempre in questi antichi testi leggiamo:
Crea per me una strada! Apri la soglia per me, tu che sei dentro âMehenâ! Io conosco i suoi nemici che sono nelle soglie. Io conosco le strade del â Mehenâ.
Il serpente Mehen in relazione a tutto ciò detto sinora, assumerebbe il ruolo di un âWormholeâ che secondo la moderna astro-fisica porrebbe in comunicazione tra loro luoghi distanti del cosmo.

Il serpente âMehenâ interviene, allora, con unâaltra funzione:
B) Protezione scudo della barca di Ra
Lâiconografica del serpente Mehen in questa manifestazione appare con il corpo drappeggiato di spire, o talvolta allungato come a formare una sorta di cabina vivente, utilizzata per dare rifugio al dio Ra sulla sua barca.
In entrambi i casi era evidente la funzione del serpente Mehen di protettore di scudo, come si trattasse di una specie di deflettore che respinge qualcosa di potenzialmente nocivo.
Molto interessante era anche la funzione del dio Shu, dio egizio dellâAria, dellâatmosfera, connesso al serpente Mehen.
Shu infatti veniva correlato nel âlibro dellâAmduatâ o nel âLibro delle 12 Porte del Duatâ al dio Ra, al quale egli assicurava lâapporto di aria.



C) Forma circolare ad âOuroborosâ

La terza modalitĂ del serpente â Mehenâ è quella piĂš enigmatica, considerando la modalitĂ piuttosto criptica con cui veniva scritto spesso il suo nome.
Si tratta della rappresentazione ad anello con il serpente che mangia la sua coda, aspetto ripreso dallo gnosticismo di stampo ellenico.
Con questa raffigurazione il serpente â Mehen â è legato allâeterno ritorno. Anche se il serpente sembra statico in realtĂ esso appare in eterno movimento, riferendosi al tempo ed estrinseca simbologie astronomiche e connesse al cielo.
Ă sicuramente un simbolo molto antico, legato a concetti di eternitĂ o tempo senza fine.
Per alcuni autori recenti lâOuroboros con il suo andamento a cerchi richiama la raffigurazione stessa della nostra Galassia.
Il poeta latino Claudiano del IV° secolo d.C. in âOmaggio a Stilconeâ scrisse con evidenti rimandi astronomici :
âEsiste sconosciuta, lontana e inaccessibile alla nostra razza, quasi vietata agli stessi dei la caverna dellâimmensa eternitĂ , mare tenebrosa degli anni che produce le epoche e le chiama nel suo vasto seno.
Un serpente occupa il perimetro di questa grotta. Esso inghiotte tutte le cose con volontĂ tranquilla e perpetuamente le sue scaglie restano giovanili. Volgendo indietro le fauci, divora la sua stessa coda e scivolando silenziosamente ritorna dove è cominciatoâ

Troviamo due serpenti di questo tipo nel tabernacolo di Tutankhamon, dove possiamo osservare una strana figura mummiforme eretta e cinta in alto e in basso da 2 serpenti che formano un cerchio, come si trattassero di due cieli diversi, due galassie diverse.
Inoltre nel tabernacolo il serpente Mehen è scritto piĂš volte in forma criptata, come per mantenere il segreto e la riservatezza sullâargomento.
(Articolo tratto da La porta degli Dei di Massimo Barbetta)
Foto tratte dallâarticolo di Massimo Barbetta su Archeomisteri n.38-2017
Con questi post ci siamo posti lâobiettivo di portare lâattenzione sulle scoperte di Massimo Barbetta, che da anni studia con passione, sempre preciso e accurato, la cultura Egizia, al fine di abbattere il paradosso principale che i popoli antichi in generale, gli Egizi nello specifico, fossero delle culture primitive e che non possedessero conoscenze scientifiche, concetti astronomici astrofisici, matematici.
PiĂš facciamo progressi nel campo della scienza, piĂš ci rendiamo conto che molti concetti da poco introdotti nella nostra cultura erano in realtĂ giĂ a loro noti.
Ovviamente il loro modo di esprimere questi concetti era diverso dal nostro, ma le informazioni che ci pervengono sono veramente sbalorditive una volta individuata la chiave di decodifica.